#10 e #11 (Bambin*) – Donna ferisce il marito, uccide i figli (due) e si suicida

Mamma e due bambini trovati morti in casa a Roma. Gravissima una terza figlia

Giallo nel quartiere San Giovanni. La donna era nella vasca con una taglio alla gola e una corda al collo nella sua abitazione in un palazzo occupato in via Carlo Felice. Ferite di arma da taglio sui corpi dei piccoli. Il marito da ieri in ospedale con un taglio all’addome, ha detto di essere stato aggredito durante un tentativo di rapina. L’ipotesi degli investigatori: durante una lite, la 42enne avrebbe accoltellato l’uomo, poi ucciso i bimbi, prima di suicidarsi

Giallo a San Giovanni, a Roma. Una donna di 42 anni, Khadia Fatkhani, e due figli sono stati trovati morti in casa. La madre era nella vasca con un taglio alla gola e una corda al collo, i cadaveri dei bambini, di 9 e 3 anni, in un’altra stanza. Una terza bimba di 5 anni, l’unica trovata viva ma in condizioni gravissime, è stata trasportata in ospedale e sottoposta a un disperato intervento chirurgico. La famiglia, che viveva in un palazzo occupato da nove anni da stranieri in via Carlo Felice 69, nel quartiere romano di San Giovanni, è di nazionalità marocchina.

Secondo la scientifica, i corpi dei piccoli hanno ferite di arma da taglio: è probabile che siano stati colpiti più volte con un coltello. In casa c’è sangue dappertutto. E gli agenti hanno sequestrato due mannaie. La loro morte risalirebbe alla scorsa notte.
Giallo a Roma, madre e due bimbi trovati morti in casa, grave una terza figlia

Tutte le ipotesi investigative sono aperte: dall’omicidio-suicidio al pluriomicidio. Gli investigatori hanno rintracciato il padre dei piccoli, 42 anni, che da ieri notte è ricoverato al San Giovanni con una ferita da arma da taglio all’addome, dove ora si trova anche la piccola sopravvissuta. Agli inquirenti ha raccontato di essere stato aggredito sotto casa “durante un tentativo di rapina”. Ora è piantonato dalla polizia all’ospedale.

Una delle ipotesi su cui stanno lavorando gli inquirenti è che nella serata di ieri, durante una lite, la donna, di 42 anni, abbia accoltellato il marito all’addome e che sia poi uscito di casa per presentarsi in ospedale riferendo di essere stato vittima di un tentativo di rapina. Probabilmente la 42enne ha proseguito la violenza uccidendo i due bambini e ferendo gravemente la terza per poi togliersi la vita. Il medico legale intervenuto sul posto ha accertato che la donna si è uccisa nella vasca da bagno impiccandosi con una corda dopo aver provato a togliersi la vita tagliandosi la gola.

Gli investigatori ora vogliono capire il ruolo del marito: ha appunto riferito di essere stato ferito nel tentativo di una rapina, ma alla luce di quanto scoperto nell’appartamento, la sua versione è stata messa in discussione. Potrebbe aver ucciso la famiglia oppure potrebbe aver cercato di proteggerla.

Gli agenti di polizia del commissariato Esquilino che indagano sul caso sono intervenuti sulla base di una segnalazione delle 13.50 in via Carlo Felice. A fare la macabra scoperta un vicino che ha trovato aperta la porta dell’appartamento al quarto piano. Sul posto anche il pm della Procura di Roma Francesco Minisci che ha aperto un fascicolo.

Sotto shock, i vicini di casa e l’intero quartiere. “Ho visto che portavano via la bambina ferita, era semicoperta da un lenzuolo, dicevano che era sfigurata. Non urlava, non diceva niente”, racconta un giovane che lavora al ristorante accanto al palazzo della famiglia marocchina. “Me la ricordo, una ragazza minuta, senza il velo – prosegue una donna italiana che abita nell’edificio vicino a quello della tragedia – Mi ricordo i bambini piccoli che erano sempre con lei”. Alcuni riferiscono che i figli della coppia andavano a scuola alla ‘Federico Di Donato’, poco distante dal palazzo occupato da anni e abitato prevalentemente da immigrati. “Qualche mese fa hanno fatto una festa per il decennale – racconta ancora Davide, del ristorante ‘da Mario’ – I rapporti con loro e con i ragazzi del Centro sociale occupato al piano terra del palazzo sono normali”.

L’elettrauto siriano che ha l’officina sull’altro lato del palazzo di via Carlo Felice conosceva la famiglia marocchina. “Brava gente, tranquilla, ancora non ci credo a quello che è successo”, li descrive incredulo. “Idris, il marito, veniva qui a far fare piccole riparazioni alla macchina, una Ford Mondeo. I bambini passavano con la madre e a volte si facevano gonfiare le gomme delle biciclette. Lui lo vedevo con una tuta da lavoro, credo consegnasse e montasse mobili per ‘Mondo Convenienza’. Usciva presto, tra le 6 e le 7 di mattina – prosegue – E’ da tanto tempo qui, forse ha pure la nazionalità italiana. Non so se avevano problemi. Non erano molto religiosi, sono moderni, come noi”.

http://roma.repubblica.it/cronaca/2014/10/27/news/donna_e_due_bimbi_trovati_morti_in_casa_a_roma-99123452/

Tre cadaveri in una casa occupata:
madre impiccata e bimbi accoltellati
Una terza bambina è ricoverata grave in ospedale. Sui piccoli segni di arma da taglio, probabilmente un coltello. Si lavora all’ipotesi che la donna abbia ucciso i figli e poi si sia tolta la vita. II padre è stato rintracciato e sottoposto a interrogatorio

ROMA – Una scena da film dell’orrore: una donna di 42 anni è stata trovata esangue nella vasca da bagno e in altre due stanze sono stati ritrovati i cadaveri di due bambini, i suoi figli. Una terza bambina di quattro anni è ferita gravemente, ora ricoverata in ospedale. Le vittime sono tutte di nazionalità marocchina. I cadaveri sono stati trovati in un appartamento al quarto piano di via Carlo Felice, 69 nel quartiere San Giovanni a Roma, in un palazzo occupato da anni: quello dei sans papier. Sono in corso le investigazioni ma si lavora sull’ipotesi che la donna abbia prima ucciso i figli per poi togliersi la vita. Sul posto la polizia scientifica e il pm della Procura di Roma Francesco Minisci. I bambini morti, di 9 e 3 anni, e sono un maschio e una femmina.

Uccisi con armi da taglio
I bambini sono stati uccisi probabilmente a coltellate e la terza figlia, pure ferita a coltellate è in gravi condizioni all’ospedale San Giovanni. Sul posto sono intervenuti i poliziotti, allertati dal 118 verso le 13.50. La donna si è tolta la vita con un filo di ferro attorno al collo con un appiglio sulla vasca da bagno, per questo è sata trovata in una pozza di sangue nella vasca e inizialmente si era pensato che anche lei fosse stata accoltellata.

Il ruolo del marito
Ma le indagini puntano soprattutto a capire il ruolo avuto dal marito, 43 anni, che dalle 4,40 di lunedì era ricoverato all’ospedale San Giovanni, distante solo poche centinaia di metri dal palazzo, per una profonda coltellata al fegato. L’uomo ha riferito in un primo momento alla Polizia di essere stato ferito nel tentativo di una rapina, ma alla luce della strage scoperta dieci ore più tardi, la sua versione è stata messa in discussione. Si pensa infatti che l’uomo sia stato ferito dalla moglie, proprio durante una lite. La Polizia ora lavora all’ipotesi che abbia mentito sul ferimento e che una volta uscito di casa per andare in ospedale, la moglia sia stata presa da un raptus e abbia ucciso i due figli e ferito la bambina, per poi suicidarsi.

«Era sempre con i suoi figli»
«Me la ricordo, una ragazza molto giovane e minuta, senza il velo – racconta una donna italiana che abita nel palazzo accanto a quello della tragedia – Mi ricordo i bambini piccoli che erano sempre con lei». Alcuni bambini filippini ricordano che i figli della coppia marocchina andavano a scuola alla «Federico Di Donato», poco distante dal palazzo della tragedia, un palazzo occupato da dieci anni e dove abitano prevalentemente immigrati. «Qualche mese fa hanno fatto una festa per il decennale – racconta ancora Davide, del ristorante “da Mario” – I rapporti con loro e con i ragazzi del Centro sociale occupato al piano terra del palazzo sono normali. A volte magari i ragazzi esagerano nell’esultanza per una partita o per altro, ma vengono anche a mangiare da noi»

http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/14_ottobre_27/tre-cadaveri-trovati-casa-donna-impiccata-due-bimbi-accoltellati-227c657e-5ddf-11e4-8541-750bc6d4f0d9.shtml

Strage familiare a Roma, madre uccide due figli, riduce in fin di vita il terzo e si toglie la vita. Aveva litigato con il marito

Omicidio-suicidio in un palazzo occupato in via Carlo Felice, a San Giovanni. La donna si è impiccata con una cinta al collo e trovata nella vasca da bagno. Colpiti a morte con una mannaia i piccoli. Rintracciato il marito: da ieri era in ospedale con un taglio all’addome, aveva detto di essere stato aggredito durante un tentativo di rapina per coprire la moglie, poi è crollato: “Non immaginavo finisse così”. Il quartiere: “Erano persone perbene”. Una vicina: “Lei ultimamente era cambiata”

Sangue ovunque, tre cadaveri, quello di una donna e di due bimbi, un corpicino in fin di vita. E un appartamento trasformato in un mattatoio. Strage in famiglia a Roma. Khadija El Fatkhani, casalinga di 42 anni, litiga con il marito e lo ferisce all’addome con un coltello, uccide a colpi di mannaia due figli, riduce in fin di vita la terza bimba e si toglie la vita. E’ stata trovata nella vasca da bagno con un taglio alla gola e una cinta al collo, i cadaveri dei bambini, di 9 e 3 anni, in due stanze diverse, riversi sul pavimento con numerose ferite. Una terza figlia di 5 anni, l’unica viva ma in condizioni gravissime, è stata trasportata in ospedale e sottoposta a un disperato intervento chirurgico: ora “è stabile e sedata”. La famiglia è di nazionalità marocchina e viveva da 10 anni in un palazzo occupato da stranieri in via Carlo Felice 69, nel quartiere romano di San Giovanni.

Omicidio-suicidio a Roma. Sequenze dell’orrore all’alba in un appartamento al quarto piano di un edificio di inizio ‘900 in via Carlo Felice, a San Giovanni. Nella casa al quarto piano c’era sangue dappertutto. E in cucina gli agenti hanno sequestrato una mannaia e nel bagno un coltello. Entrambi erano sporchi di sangue.

Gli investigatori hanno rintracciato il padre dei piccoli, Idris Jeddou 42 anni, che da ieri notte è ricoverato al San Giovanni con una ferita da arma da taglio all’addome. L’uomo agli inquirenti, in un primo momento, aveva raccontato di essere stato aggredito da uno sconosciuto sotto casa “durante un tentativo di rapina”. Poi in ospedale è crollato. “Non immaginavo finisse così”, ha ripetuto disperato in lacrime agli infermieri e agli agenti. Non immaginava che la moglie Khadija dopo avere colpito lui al culmine di una lite si sfogasse anche con i tre figli uccidendone due per poi impiccarsi. Idris ha cercato di coprire la moglie fino alla fine. Poi ha raccontato la verità: “Ma non potevo sapere finisse così? Litigavamo, lei mi ha colpito. Ho detto la storia della rapina per non metterla nei guai, la ferita sanguinava, il sangue non si fermava e allora sono venuto qui ma se avessi saputo…”, ha detto Idris distrutto in ospedale, dove si trova anche la piccola figlia sopravvissuta che è stata sottoposta a “un’operazione alla trachea andata bene e ora è stabile e sedata. Le sue condizioni sono serie e appena sarà possibile verrà trasferita al Bambino Gesù”, ha spiegato il dg dell’azienda ospedaliera San Giovanni di Roma, Ilde Coiro. “L’intervento coordinato dal primario di otorinolaringoiatria, Angelo Camaioni, lo stesso che operoò Giovanni Paolo II, è riuscito. Ora sta ora subendo un’altra operazione ortopedico a una mano, ma non può ancora dirsi fuori pericolo di vita”, ha aggiunto Salvatore Passafaro, direttore sanitario dell’ospedale.

La ‘tragedia familiare’ è stata una delle prime ipotesi su cui gli investigatori hanno iniziato a indagare. Nella serata di ieri, durante una lite, la donna, di 42 anni, ha accoltellato il marito all’addome. L’uomo non riusciva a fermare emorragia e si è presentato in ospedale riferendo di essere stato vittima di un tentativo di rapina vicino casa, coprendo così la moglie. Intanto in casa si consumava l’orrore. Il medico legale intervenuto sul posto ha accertato che la donna è morta impiccata e trovata nella vasca da bagno con una parte della cinta al collo e l’altra attaccata allo scaldabagno e una profonda ferita alla gola.
Giallo a Roma, madre e due bimbi trovati morti in casa, grave una terza figlia

Gli agenti di polizia del commissariato Esquilino che indagano sul caso sono arrivati nella casa in via Carlo Felice dopo una segnalazione arrivata al 113 alle 13.50. Il marito questa mattina ha provato a telefonare alla moglie e ha poi chiamato un suo amico dicendo di andare a vedere a casa perché non riusciva a mettersi in contatto con i familiari. Quando è arrivato ha trovato aperta la porta dell’appartamento al quarto piano e si è affacciato all’interno: la casa era un mattatoio, come lo hanno definito gli inquirenti, ha subito allertato la polizia e il 118 riuscendo così a salvare la figlia di 5 anni che ancora respirava. Il pm della Procura di Roma Francesco Minisci che ha aperto un fascicolo. Il consolato del Marocco, che sta ricostruendo il passato di Khadija El Fatkhani, nata il 4 settembre del 1972 in Italia, ha nominato l’avvocato Domenico Naccari per assistere gli stranieri coinvolti nella vicenda.

Sotto shock i vicini di casa e l’intero quartiere. “Ho visto che portavano via la bambina ferita, era semicoperta da un lenzuolo, dicevano che era sfigurata. Non urlava, non diceva niente”, ha raccontato un giovane che lavora al ristorante accanto al palazzo della famiglia marocchina. “Me la ricordo, la mamma, minuta, senza il velo – ha proseguito una donna italiana che abita nell’edificio vicino a quello della tragedia – Mi ricordo i bambini piccoli che erano sempre con lei”. Alcuni hanno riferito che i figli della coppia andavano a scuola alla ‘Federico Di Donato’, poco distante dal palazzo occupato da anni e abitato prevalentemente da immigrati. “Qualche mese fa hanno fatto una festa per il decennale – ha aggiunto ancora Davide, del ristorante ‘da Mario’ – I rapporti con loro e con i ragazzi del Centro sociale occupato al piano terra del palazzo sono di normale vicinato”.

L’elettrauto siriano che ha l’officina sull’altro lato del palazzo di via Carlo Felice conosceva la famiglia marocchina. “Brava gente, tranquilla, ancora non ci credo a quello che è successo”, ha detto. E li ha descritti così: “Idris, il marito, veniva qui a far fare piccole riparazioni alla macchina, una Ford Mondeo. I bambini passavano con la madre e a volte si facevano gonfiare le gomme delle biciclette. Lui lo vedevo con una tuta da lavoro, credo consegnasse e montasse mobili per ‘Mondo Convenienza’. Usciva presto, tra le 6 e le 7 di mattina – ha continuato – E’ da tanto tempo qui, forse ha pure la nazionalità italiana. Non so se avessero problemi. Non erano molto religiosi, sono moderni, come noi”. Mentre un’altra vicina dice: “Lei ultimamente era cambiata. Aveva anche ricominciato a portare il velo”.

“Si tratta di un episodio gravissimo che ci ha sconvolto. La famiglia viveva qui da 10 anni, possiamo dire solo che erano persone perbene, come tutte quelle di questo stabile – ha dichiarato Giovanna Cavallo, rappresentante di Action-Diritti in movimento, l’associazione promotrice dell’occupazione di vari stabili a Roma, tra cui quello dove si è consumata la strage – Bisogna tutelare le oltre trentacinque famiglie dello stabile e non pregiudicare il loro diritto alla casa per il quale si battono da oltre dieci anni. La nostra è una comunità che ha sempre vissuto in armonia condividendo un percorso comune. Il nostro pensiero va innanzitutto ai parenti delle vittime”.

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Tre cadaveri in una casa occupata:
madre impiccata e bimbi accoltellati
Una terza bambina è ricoverata grave in ospedale. Sui piccoli segni di arma da taglio, probabilmente un coltello. Si lavora all’ipotesi che la donna abbia ucciso i figli e poi si sia tolta la vita. II padre è stato rintracciato e sottoposto a interrogatorio

Idris Jaddou è piantonato in ospedale al San Giovanni. La polizia lo interroga per sapere cosa e’ successo domenica notte prima che se ne andasse di casa, al quarto piano del palazzo occupato da Action in via Carlo Felice, fra le basiliche di San Giovanni e Santa Croce in Gerusalemme. Alle 13.50 di lunedì pomeriggio nell’appartamento assegnato da anni alla sua famiglia un altro occupante ha scoperto i corpi della moglie Khedia Fatkima, 42 anni, del figlio Moussif (9), della sorellina Rhim (3). C’era anche la terza figlia della coppia marocchina, Iba, 5 anni, ferita e ricoverata anche lei al San Giovanni. La madre era sdraiata nella vasca da bagno, probabilmente dopo essere caduta: si era impiccata alla trave della tenda dopo aver ucciso i due figli a coltellate, ma il filo di ferro si era spezzato lasciandole una profonda ferita alla gola che aveva fatto pensare in un primo momento a una coltellata.

«Sono stato rapinato»
Una strage in famiglia sulla quale indaga ora la Squadra mobile. L’appartamento e’ stato sequestrato. Gli investigatori ritengono che la quarantenne abbia accoltellato i bambini dopo che il marito – di 43 anni – era uscito, ferito sempre da lei con un fendente all’addome al culmine di un litigio in cucina. «Sono stato rapinato», aveva raccontato Idris al pronto soccorso prima di essere ricoverato in prognosi riservata.

I soccorsi
A trovare i corpi, e a soccorrere la bimba ferita, è stato un conoscente del marocchino, che quest’ultimo ha chiamato lunedì mattina chiedendogli come stessero i suoi familiari. L’uomo ha aperto la porta dell’appartamento, che era socchiusa, trovandosi davanti una scena agghiacciante: la donna in bagno, due bimbi in una stanza, il terzo in un’altra.

Il marito sarà interrogato
Davanti al palazzo occupato dal 2003 – di proprietà della Banca d’Italia – si dice che la donna marocchina soffrisse di depressione, ma su questo punto sono in corso accertamenti da parte della polizia. Il marito sara’ interrogato anche nelle prossime ore. Intanto gli investigatori hanno sequestrato un coltello trovato in cucina e una mannaia in bagno, entrambi insanguinati.
«Episodio gravissimo»
«Si tratta di un episodio gravissimo che ci ha sconvolto, sul quale urge fare chiarezza. Bisogna tutelare le oltre trentacinque famiglie dello stabile e non pregiudicare il loro diritto alla casa per il quale si battono da oltre dieci anni». A parlare è Giovanna Cavallo, rappresentante di Action-Diritti in movimento, l’associazione promotrice dell’occupazione di vari stabili a Roma. «Sulla famiglia possiamo dire solo che era una famiglia perbene, come tutte quelle di questo stabile – ha aggiunto – La nostra è una comunità che ha sempre vissuto in armonia condividendo un percorso comune. Il nostro pensiero va innanzitutto ai parenti delle vittime.

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Uccide i figli nel sonno e s’impicca:
«Tornata dal Marocco era cambiata»

Il marito accoltellato: «Ho mentito per proteggere mia moglie». Le altre mamme a scuola: era diventata taciturna e indossava il velo che prima non portava

«Da qualche tempo la mamma di Moussef non era più la stessa. Era strana, veniva sempre a prendere i bambini a scuola, ma era diventata taciturna. Non sorrideva. E indossava il velo che prima non portava mai». È questo il particolare che colpisce di più i genitori dei compagni di scuola alla «Federico Di Donato» di via Bixio, all’Esquilino, dei tre bambini marocchini accoltellati all’alba di lunedì dalla madre, Khadia El Kaftani, 42 anni, in un appartamento del palazzo occupato da Action in viale Carlo Felice, a San Giovanni. Moussef, 9 anni, frequentava la scuola con le sorelline Rhim e Hiba, di 4 e 5, che andavano all’asilo. Solo l’ultima si è salvata dalla furia della mamma e, dopo essere stata operata al San Giovanni, è stata trasferita in serata al Bambino Gesù. È grave.

«I genitori sono sempre stati normalissimi – aggiunge una madre portando via il figlioletto con la cartella -, mai pensato che avessero problemi. Ma le cose erano cambiate un anno fa dopo che la mamma dei tre bimbi era tornata da un viaggio in Marocco».

La polizia sta verificando se ci sia un collegamento fra questo particolare e la strage compiuta dalla quarantenne mentre il marito Idris (43) era ricoverato al San Giovanni, ferito da una coltellata all’addome sferrata sempre dalla moglie durante un litigio in cucina avvenuto poco prima. «Come potevo immaginare che sarebbe finita in quel modo? Come potevo saperlo?», si dispera il marocchino, facchino da Mondo Convenienza. È ricoverato in chirurgia al San Giovanni. Nello stesso ospedale, per qualche ora, c’è stata anche la figlioletta sopravvissuta: «Domenica notte – racconta l’uomo – ho litigato con mia moglie, lei ha preso un coltello dalla cucina e mi ha colpito. Perdevo sangue, non si fermava, così sono uscito di corsa per andare al pronto soccorso. Non potevo denunciarla, così ho inventato la storia che ero stato rapinato sotto casa. Non era vero, l’ho fatto solo per coprirla. Poi – aggiunge – all’ora di pranzo ho provato a chiamarla sul telefonino, ma non rispondeva. Così ho chiesto a un amico se andava a controllare cosa fosse successo. Sono disperato, come potevo sapere…».

«Quanto accaduto ci ha profondamente scosso – sottolinea Giovanna Cavallo di Action – ma non c’entra niente con l’occupazione». Il palazzo vicino alla basilica di San Giovanni è di proprietà della Banca d’Italia ma è occupato dal 2003. Ci vivono 35 famiglie. Quella di Idris e Khadia abitava al quarto piano: tre camere, cucina e bagno. Gli occupanti non hanno voglia di raccontare cosa accade nell’edificio sul quale campeggiano gli striscioni dei Movimenti. «Non li abbiamo mai sentiti litigare», racconta uno di loro. Qualcuno ipotizza che la moglie del marocchino soffrisse di depressione. Ma non ci sono conferme. «Ricordo quei poveri bambini che spesso passavano da me per gonfiare le gomme delle bici», sospira Mataz, un elettrauto siriano che ha l’officina proprio su viale Carlo Felice. L’ultima volta li aveva visti la settimana scorsa. Loro sorridevano.

http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/14_ottobre_28/uccide-figli-sonno-s-impicca-tornata-marocco-era-cambiata-2bfa4a70-5e71-11e4-9933-2a5a253459da.shtml

Roma, omicidio-suicidio a San Giovanni: “La madre dei bimbi voleva sterminio”

Secondo gli inquirenti Khadija El Fatkhan, che poi si è tolta la vita, ha agito in modo premeditato per eliminare tutta la famiglia. Il marito: “Non avevamo litigato, mi ha accoltellato nel sonno”. La terza figlia resta in prognosi riservata

Un piano preordinato di sterminio della propria famiglia che l’ha portata ad accoltellare a morte due figli, a ferire gravemente il terzo, a mandare all’ospedale il marito e infine a togliersi la vita. Quanto messo in atto dalla 42enne marocchina Khadija El Fatkhan nell’appartamento del quartiere San Giovanni a Roma era premeditato, secondo gli inquirenti della Procura. Chi indaga non esclude che la donna potesse essere affetta da una forma di depressione. Intanto si chiariscono alcuni elementi della storia. Il primo: il marito della donna – che in un primo momento aveva detto di essere stato ferito da un passante – ha raccontato che Khadija lo ha accoltellato mentre dormiva. “Idris è ancora sotto choc, piange e non riesce a darsi una spiegazione. Mi ha detto che non avevano litigato e la moglie lo ha accoltellato mentre dormiva – ha detto il datore di lavoro di Idris Jeddou, dopo averlo visitato in ospedale – Mi ha raccontato che la donna non aveva mai dato nessun tipo di avvisaglia”.

La terza figlia, sopravvissuta alla furia della madre “resta in prognosi riservata”, come ha spiegato il direttore sanitario dell’ospedale San Giovanni di Roma, Salvatore Passafaro. “La piccola – spiega – è stata trasferita ieri sera, intorno alle 22:30, al Bambin Gesù, dopo l’intervento operatorio prima al collo e poi ad una mano. Successivamente è stata sottoposta anche ad una Tac per via di alcune ferite riportate al cuoio capelluto”. “Purtroppo non possiamo dire che sia fuori pericolo – sottolinea -. Le ferite che ha riportato erano molto importanti. Se fossero state fatte ad un adulto sarebbe deceduto. I bimbi hanno una notevole reattività e questo, probabilmente, l’ha aiutata a salvarsi”. Il padre della bimba, anche lui rimasto ferito all’addome, resta invece al San Giovanni. “E’ stato operato due notti fa all’addome – spiega Passafaro -. Resta ricoverato qui e dal punto di vista clinico non dovrebbe avere problemi”.

“Tutta la comunità è solidale e colpita dal dramma accaduto. Chiediamo riserbo e rispetto per le vittime e per la Comunità stessa”. è il testo di uno striscione affisso davanti al portone di ingresso del palazzo occupato nel quartiere San Giovanni di Roma. “Siamo sconvolti – dice un occupante dello stabile – non riusciamo a spiegarci una tragedia simile. La famiglia abitava qui da anni e ci sembrava molto unita”. Sul marciapiede è stato posizionato un tavolo con un cero votivo e due mazzi di fiori. Accanto un biglietto che recita: “la comunità di Carlo Felice vi saluta con una ferita nel cuore immensa… Non vi dimenticheremo mai”.

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