Si getta dal balcone di casaper sfuggire allo stupro di un parenteSi è lanciata giù dal balcone. Non un gesto suicida ma una fuga disperata per evitare di essere violentata da un suo parente. E’ una storia terribile quella che emerge dal comando dei carabinieri di Parma. Una giovane kosovara, di 20 anni, si è gettata dal secondo piano di una palazzina nella zona del Palasport. Lui è stato arrestato
Si getta dal balcone di casa per sfuggire allo stupro di un parenteUna ragazza disperata, col naso sanguinante, il viso gonfio. Sdraiata per terra, nel cortile di un condominio, con entrambe le gambe rotte. Senza più forze, solo quella di gridare aiuto, con voce spezzata. I carabinieri della stazione Oltretorrente hanno trovato in queste condizioni una giovane kosovara di vent’anni, verso le cinque e mezza del mattino in un giorno di inizio maggio. L’allarme l’aveva lanciato un passante, che trovandosi a passare per caso a quell’ora nella zona del palazzetto dello Sport aveva sentito le richieste di aiuto provenire dal cortile di un’abitazione. Lei giaceva a terra, due piani più in alto c’era la finestra dalla quale si era gettata.
I militari si sono immediatamente preoccupati di portarla all’ospedale: alla ragazza sono stati riscontrati numerosi traumi, tra cui anche una grave frattura del femore che l’ha costretta a subire un intervento chirurgico e a rimanere mesi in carrozzella per la convalescenza. La giovane inizialmente non ha voluto fornire spiegazioni su cosa le fosse accaduto quella notte. Ma non ha neppure spiegato il suo gesto con un atto di autolesionismo. Per mesi, standole accanto in ospedale e facendole capire che si trovava al sicuro, i carabinieri hanno cercato di saperne di più su quella drammatica vicenda.Solo nei giorni scorsi lei è riuscita a vincere la paura, la vergogna e soprattutto le pressioni di una famiglia che le aveva imposto di tacere, per salvare l’onore. Ha raccontato la verità: quella notte un suo parente, con cui non ha diretti legami di sangue, l’ha aggredita nel sonno per costringerla a un rapporto sessuale. Con tutte le forze lei gli ha resistito. Per ore ha subito gli attacchi del 28enne suo connazionale, per ore nonostante le botte e le minacce è riuscita ad evitare lo stupro.
Finché, stremata, ha tentato l’unica via di fuga: la finestra. Si è buttata dal secondo piano in piena notte. Solo allora il parente è scappato, lasciandola sola nel cortile con le gambe spezzate. I carabinieri quella mattina in casa non hanno trovato nessuno. La ragazza era ospite in casa dei famigliari, li aveva raggiunti dal kosovo all’incirca 7 mesi fa. A Parma aveva trovato un lavoro regolare. Ma presto la sua permanenza in quella casa aveva suscitato le attenzioni morbose di quel giovane. Già prima di quella drammatica notte lui aveva tentato di metterle le mani addosso. Lei non aveva raccontato nulla, per non gettare discredito su un parente. Come accadeva fino a non molti decenni fa in alcune zone d’Italia, infatti, per alcune popolazioni la violenza sessuale consumata tra le mura domestiche deve rimanere un segreto di famiglia. La donna deve subire in silenzio, piuttosto che mettere sotto accusa uno degli uomini del “clan”. Per questo soltanto dopo una lunga meditazione, convinta di trovarsi tra persone che l’avrebbero aiutata, la giovane ha raccontato tutto ai carabinieri.
Con un ordine del gip Paolo Scippa richiesto dal pm Gigliotti i militari tre giorni fa hanno condotto in carcere il 28enne, operaio regolare, che continuava ad abitare in quella casa dove la sua vittima non ha più messo piede. Lei adesso è riuscita finalmente ad alzarsi dalla carrozzella e a tornare a camminare con l’aiuto di stampelle. Potrà proseguire la sua riabilitazione in una struttura protetta, lontano da quella famiglia che, per omertà, l’ha quasi portata alla morte. Le accuse per lui sono di tentata violenza sessuale e lesioni aggravate.
http://parma.repubblica.it/cronaca/2010/08/06/news/si_getta_dal_balcone_di_casa_per_sfuggire_allo_stupro_di_un_parente-6106237/