Carfagna: «Ergastolo per i pedofili» E parte la banca dati
I casi di pedofilia in Italia saranno inseriti in un elenco dettagliato: città, tipo di abuso, sentenza di condanna. La banca dati di chi abusa i bambini può partire, per la prima volta. Il via libera è arrivato ieri dal Garante della privacy, con un parere richiesto dal ministero delle Pari Opportunità.
Al dicastero presieduto da Mara Carfagna è stato costituito un osservatorio per il contrasto alla pedopornografia e la creazione di un libro nero dei delitti sui bambini è il primo risultato della lotta ai «mostri» dell’infanzia. «Così possiamo iniziare a fare prevenzione, le statistiche ci consentiranno di avere un quadro più preciso del fenomeno», ha commentato il ministro Carfagna al festival del cinema di Venezia, dove ha premiato il film contro le discriminazioni Venere nera. La lista dei casi di pedofilia sarà una lente di ingrandimento sui crimini rivolti ai bambini che potrebbe diventare ancora più minuziosa con gli elementi forniti dalla banca dati sul Dna dei criminali, approvata dal parlamento e in via di formazione. Nella mappa sarà tutelata nella maniera più assoluta l’identità delle piccole vittime, e per questo motivo anche i nomi dei pedofili non saranno direttamente forniti, per impedire di risalire ai nomi dei bambini che hanno subito violenza. «Non sarebbe comunque nella nostra cultura, e non sarebbe utile», ha chiarito Carfagna.
In questa grande black list della pedofilia, spiega ancora il documento del Garante per la privacy, «confluiranno tutte le informazioni (tipi di reato, numero di persone coinvolte, aree geografiche, etc), presenti negli archivi della pubblica amministrazione, necessari per monitorare il fenomeno dell’abuso e dello sfruttamento sessuale dei minori e della pornografia minorile». La lista potrà usufruire del contributo incrociato di una serie di elenchi sensibili: «Il nuovo database potrà acquisire, ad esempio, i dati conservati nei registri informatizzati del Ministero della giustizia (Re.Ge. e Sigma) e del Centro elaborazione dati interforze del Ministero dell’interno».
Per tutelare i bambini vittime di abusi, sono state previste «modalità di anonimizzazione dei dati mediante l’uso di appositi codici. Dovranno essere raccolti solamente dati pertinenti e indispensabili rispetto alle finalità che si intendono perseguire».
«La mia opinione personale – ha confidato Mara Carfagna parlando con i giornalisti al festival – è che i pedofili debbano essere puniti con il massimo della pena, con l’ergastolo». Un’opinione che naturalmente non si tradurrà in una modifica del codice penale, ma che esprime simbolicamente un’equiparazione tra violenza sui bambini e omicidio: «Chi commette abusi su un bambino commette un omicidio, perché equivale a stroncare una vita sul nascere, con traumi psicologici e fisici» che segnano l’esistenza dei bambini anche da adulti.
Molto fotografata a Venezia, Mara Carfagna è arrivata al Lido per consegnare il primo premio «Pari opportunità» della storia del festival. Un riconoscimento voluto proprio dal suo dicastero e che una giuria composta da personaggi della cultura, del cinema e delle istituzioni, dal regista Mimmo Calopresti, al filosofo Umberto Galimberti e presieduta dal capo dell’ufficio legislativo del ministero, Francesca Quadri, è stato assegnato alla pellicola del franco tunisino Abdellatif Bechiche,
Venere nera, la storia vera di una donna sudafricana sfruttata a Londra in spettacoli di circo. Il cinema è uno strumento «potente per veicolare il messaggio di tutela dei diritti e dell’uguaglianza indipendentemente dalla religione dalla razza e dall’orientamento sessuale». Determinatissima a continuare a lavorare con questo governo, Mara Carfagna è convinta che andare a elezioni ora «sarebbe irresponsabile» in questo momento «di ripresa economica»: il «senso di responsabilità» verso gli italiani deve ora prevalere «sulle beghe di partito».
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