Molestie, arresti per lo «zio»
L’amico di famiglia si offre per aiutarla in un momento di crisi del lavoro. Poi ci prova. Lei, con l’aiuto del fidanzato, si rivolge ai carabinieri.
L’ha molestata e ossessionata. Al punto che, dopo la pressione indebita per cedergli, la giovane donna ha chiesto aiuto al fidanzato.
L’intervento dei carabinieri ha messo fine alla storia, che si è conclusa a metà settembre.
Il rapporto alla Procura si è tradotto nella richiesta di custodia cautelare per il 62enne artigiano di Agnosine ora agli arresti domiciliari per disposizione del Gip del Tribunale cittadino.
Violenza sessuale e stalking le accuse contestate all’indagato. Questa brutta storia di amicizia familiare finita in frantumi e di fiducia tradita inizia ad agosto quando una 32enne di Vobarno si rivolge all’artigiano che conosce da sempre.
Per lei è come uno «zio». Non ha con lui vincoli di parentela, ma assiduità di frequentazione per amicizia di famiglia. Da sempre.
È una persona di cui ha fiducia ed a cui chiede una mano per lavorare in un momento di crisi. Lo ottiene, il piccolo lavoro.
Aiuta l’amico di famiglia ed il figlio, il quale prosegue l’attività del padre. Tutto procede bene fino a quando la trentenne si ritrova, d’improvviso, bersaglio delle attenzioni del 62enne.
Il quale le si accosta e compie atti in alcun modo provocati, tantomeno richiesti. La sequenza ha per sfondo l’aula di una scuola dove i due stanno lavorando. Sono soli, nessuno vede. Lui le offre denari per sottostare ai suoi desideri. Lei lo respinge.
Ma non finisce lì.
La giovane donna diviene ancor più obbiettivo del comportamento ossessivo dell’uomo. Che la bersaglia con telefonate mute.
E, secondo gli inquirenti, giunge a ricattarla minacciando di rivolgersi ai genitori di lei: «Se non fai quello dico, gli racconto che hai una relazione con me».
A questo punto è la stessa vittima del comportamento ossessivo a rompere gli indugi. Racconta tutto al fidanzato. Ora anche la famiglia sa. Insieme varcano la soglia della caserma di Vobarno.
Denunciano l’accaduto. I militari, al comando del maresciallo Vincenzo Reddavide, avviano gli accertamenti e raccolgono gli elementi che finiscono nel fascicolo aperto a seguito della denuncia.
La conclusione è quella descritta in abbrivio. Presunto comportamento ossessivo e molestie sessuali si traducono nella prima conseguenza del provvedimento restrittivo emesso dal Gip. Arresti a casa per lo «zio».
Fine dell’incubo per la trentenne. Amicizia in frantumi. Questa la conclusione.
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