Violentata in caserma denuncia 4 carabinieri
La denuncia di una ventenne, arrestata per furto a Roma
ROMA – Stuprata in caserma da chi difende la legge, in una cella di sicurezza. E’ una storia di abusi dietro le sbarre, subiti da alcuni carabinieri, quella denunciata da una donna italiana a Roma. La vittima ha detto di essere stata stuprata all’interno della stazione dell’Arma al Quadraro, nella Capitale, la scorsa settimana, tra mercoledì e giovedì scorso. Sulla vicenda carabinieri e procura hanno avviato accertamenti.
La donna, che ha tra i 19 e i 21 anni, era stata fermata in zona Tuscolano per un furto e poi portata alla stazione del Quadraro, dove si trovava in attesa dell’udienza di convalida. Qui – ha riferito – è avvenuta la violenza, nella quale secondo il suo racconto sarebbero coinvolti quattro militari. Il giorno seguente, dopo aver subito i presunti abusi, si è presentata al processo per il furto che le era stato contestato. Ma durante l’udienza di convalida del suo arresto la donna non aveva esposto, né al pubblico ministero né al Giudice monocratico, quanto avrebbe poi raccontato.
Una volta uscita dal tribunale la ragazza è andata in un’altra stazione dei carabinieri e ha denunciato l’episodio. I militari l’hanno accompagnata al Policlinico Casilino, dove sono stati effettuati gli accertamenti a circa 24 ore dal presunto stupro: non sono stati rilevati segni evidenti di violenza, ma – secondo quanto si è appreso – l’abuso non può essere escluso. Una dettagliata informativa è stata tempestivamente inviata alla Procura della Repubblica di Roma che sta coordinando le indagini, tuttora in corso, i cui atti sono stati secretati dall’autorità giudiziaria mentre a condurre le indagini sul caso sono i militari del Nucleo Investigativo di via In Selci. “Ho appreso con sconcerto di questo gravissimo episodio su cui bisogna fare immediatamente chiarezza – ha commentato il sindaco di Roma Gianni Alemanno – Sono sicuro che l’Arma prenderà immediati provvedimenti per contribuire all’accertamento delle responsabilità e per isolare eventuali mele marce che, in ogni caso, non possono incrinare la fiducia che i romani hanno nei confronti dei Carabinieri”.
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2011/03/03/visualizza_new.html_1560733693.html
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Violenza sessuale in cella di sicurezza
indagine su quattro carabinieri
La procura ha aperto un’inchiesta sulla denuncia di una donna che era trattenuta nella caserma del Quadraro. I militari sono stati trasferiti
La caserma in cui, secondo la denuncia, sarebbe avvenuta la violenza
La procura di Roma sta indagando su una presunta violenza sessuale che sarebbe avvenuta in una caserma di Roma, in zona Quadraro. Una storia controversa: la vittima, arrestata quella stessa notte, ha denunciato di essere stata violentata da due carabinieri mentre era detenuta in una cella di sicurezza. Altri due avrebbero invece fatto da pali, controllando che non ci arrivasse nessuno. I magistrati e i carabinieri del nucleo investigativo di via in Selci stanno ora cercando di accertare se effettivamente la violenza si è consumata: il quadro è ancora da chiarire.
La vicenda risale alla settimana scorsa. La giovane si è presentata in stato confusionale al pronto soccorso del Casilino. Qui ha raccontato ai medici che era stata violentata in una caserma da alcuni carabinieri dopo che era stata arrestata. Alla donna che era accompagnata da un ragazzo, i sanitari hanno consigliato di fare subito denuncia. Cosa che è avvenuta. Da qui l’indagine della procura che adesso è alle prime battute. I militari, chiamati in causa per l’accaduto, intanto sono stati assegnati in via provvisoria al gruppo di Ostia.
http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/03/03/news/violenza_sessuale_in_cella_di_sicurezza_indagine_su_tre_carabinieri_e_un_vigile-13157062/?ref=HREC1-2
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«Violenza sessuale in caserma»
Una donna denuncia i carabinieri
Il fatto sarebbe avvenuto dopo essere stata arrestata dagli stessi militari con l’accusa di furto
ROMA – Una donna ha denunciato di essere stata violentata a Roma da uno o più carabinieri all’interno di una stazione dell’Arma dopo essere stata arrestata dagli stessi militari con l’accusa di furto. Secondo quanto si è appreso, la donna avrebbe denunciato l’abuso a un’altra stazione dell’Arma. Carabinieri e procura hanno avviato accertamenti.
IN OSPEDALE – In una nota diffusa d’intesa tra il Procuratore della Repubblica e il Comandante provinciale dei carabinieri di Roma, a condurre le indagini sul caso sono i militari del Nucleo Investigativo di via In Selci. La donna, un’italiana, «ha denunciato di aver intrattenuto rapporti sessuali mentre si trovava all’interno di una Stazione Carabinieri della Capitale, in stato di arresto, in attesa dell’udienza di convalida», perchè ritenuta responsabile di furto. «Nel corso dell’udienza di convalida del suo arresto – sottolinea la nota – la donna non aveva esposto, nè al pubblico ministero nè al Giudice monocratico, quanto poi denunciato, nello stesso pomeriggio, ai carabinieri della Stazione che l’avevano arrestata il giorno prima». «Subito dopo la denuncia, la donna è stata accompagnata in ospedale per essere sottoposta ad accertamenti sanitari. Una dettagliata informativa è stata tempestivamente inviata alla Procura della Repubblica di Roma che sta coordinando le indagini, tuttora in corso, i cui atti sono stati secretati dall’Autorità giudiziaria».
«ACCERTAMENTO RESPONSABILITA’» – «Ho appreso con sconcerto di questo gravissimo episodio su cui bisogna fare immediatamente chiarezza. Sono sicuro che l’Arma prenderà immediati provvedimenti per contribuire all’accertamento delle responsabilità e per isolare eventuali mele marce che, in ogni caso, non possono incrinare la fiducia che i romani hanno nei confronti dei Carabinieri». È quanto dichiara il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, riguardo alla violenza sessuale che una donna ha denunciato di aver subito in una caserma dei carabinieri di Roma.
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/11_marzo_3/violenza-sessuale-caserma-190148184104.shtml
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Repubblica:
IL RACCONTO
“Prima il whisky poi l’aggressione
così la notte è diventata un incubo”
La testimonianza della giovane
che ha denunciato lo stupro in caserma. “Ricordo il tatuaggio di uno di
loro”. “Avevo fame e mi hanno trasferito dalla cella alla mensa. Lì sono
iniziati gli abusi”. “Ho avuto tanta paura. Ma solo il giorno dopo ho
trovato il coraggio di raccontare tutto”
di EMILIO ORLANDO
ROMA – “Ho ancora in mente un tatuaggio,
quello dell’uomo che mi ha violentata. Sono sconvolta. Non riesco a
pensarci. Come è accaduta una cosa del genere? Io stessa non ci volevo
credere. E forse ho rimosso per un po’. Ora però sento tutto il dolore.
In quella mensa ho avuto tanta paura…”. Parla, parla senza fermarsi
con i carabinieri di via In Selci ma sembra non riuscire a mettere a
fuoco quello che le è capitato: racconta degli “abusi che ha subito” S.
D. T, 32 anni, dice di essere stata la “vittima” di tre carabinieri e di
un vigile urbano la notte tra mercoledì e giovedì nella camera di
sicurezza della stazione dei carabinieri di Roma Quadraro.
La
donna, una ragazza madre, originaria di Crema ma residente nella
Capitale, arrestata per aver rubato dei vestiti in un supermercato,
quella notte dormiva nella cella della piccola stazione sulla Tuscolana
in attesa del giudizio per direttissima. Dice di ricordare con chiarezza
“quello che è accaduto”. E racconta: “Durante la notte sono stata
svegliata da quattro uomini che sono venuti da me con bottiglie di
alcolici e mi hanno offerto da bere. Ho accettato, non immaginavo di non
potermi fidare. Abbiamo bevuto whisky, poi ho chiesto qualcosa da
mangiare, avevo fame, e loro mi hanno fatto uscire dalla cella e mi
hanno portato in sala mensa”. La donna interrompe il racconto e comincia
a piangere. Poi riprende: “E stato lì che è successo il peggio. Mi
hanno circondata e a turno hanno avuto con me rapporti sessuali. Anche
loro avevano bevuto e molto… “. Gli investigatori del Nucleo
investigativo di via In Selci hanno dato il via alle indagini, hanno
fatto i rilievi nella cella e nella mensa, che ora è sotto sequestro.
Le
indagini sono partite appena dopo la denuncia. Poche ore dopo che S. D.
T. si è presentata nell’aula di tribunale per essere processata per il
furto. “Dopo l’udienza ho avuto il coraggio di denunciare, di raccontare
della folle notte passata in caserma – afferma – quello che ho detto è
vero. Sono pronta a descrivere i tatuaggi che aveva uno degli agenti che
ha fatto sesso con me. Sono una ragazza madre, faccio lavori saltuari,
ma non sono una di facili costumi”. Ad aiutare la donna è stato un
amico, un agente immobiliare che l’ha accompagnata a sporgere denuncia e
l’ha poi portata al Policlinico Casilino, per gli test sanitari. “Era
spaventata e sotto choc – ha sottolineato l’amico – le ho detto che non
doveva avere paura, ma lei era intimorita perché doveva accusare dei
carabinieri. Le ho detto che doveva dire la verità. Come avrebbe dovuto
comportarsi altrimenti? Lasciar correre solo perché si tratta di uomini
appartenenti alle forze dell’ordine?”.
I carabinieri accusati
delle violenze, da quando la vicenda è stata resa pubblica, sono stati
trasferiti in un’altra stazione, sul litorale romano. I colleghi sono
sotto choc: “È un fulmine a ciel sereno – dicono i militari – non
avremmo mai creduto potesse succedere una cosa del genere. Vogliamo
chiarezza e soprattutto vogliamo sapere se quello che dice la donna è
vero”. E dei militari sui quali ora pende l’accusa di violenza sessuale
tutti parlano bene: “Sono tre bravi ragazzi, benvoluti da tutti nella
zona in cui operano, sia dai residenti che dai commercianti. Ma se sono
colpevoli è giusto che paghino per quello che hanno fatto. Noi dobbiamo
dare il buon esempio, sempre e comunque”.
http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/03/04/news/stuprata_dai_carabinieri_in_caserma_denuncia-shock_di_una_donna_a_roma-13162349/?ref=HREC1-1
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“Mi hanno violentata in gruppo
in cella non potevo difendermi”
I verbali della donna che accusa di stupro tre militari e un vigile nella caserma al Quadraro. “Come potevo essere consenziente se non ero libera? Mi hanno distesa sui tavoli della mensa e hanno cominciato ad abusare di me a turno”
di EMILIO ORLANDO
LA caserma dei carabinieri al Quadraro
“Tra poco è la festa della donna, ma non per me. Io sono stata umiliata. Quegli uomini mi hanno uccisa dentro. L’ultimo colpo l’ho avuto quando uno dei carabinieri ha detto che ero consenziente. Ma come potevo esserlo se non ero libera?”. Continua a parlare con gli inquirenti S. D. T., la ragazza madre di 32 anni, racconta dello stupro dei tre carabinieri e del vigile che l’avrebbero violentata. Ritorna a quella notte in caserma piena di alcol e sesso per forza: “Mi hanno costretta a bere, io non volevo, perché quegli uomini erano già ubriachi. E io avevo troppa paura”. Lei è venuta a vivere a Roma per salvarsi: “E pensare che ero già scappata dalla Lombardia, da un uomo che mi riempiva di botte. Invece chi doveva difendermi mi ha fatto del male”.
E la donna continua: “Avevo rubato due magliette all’Oviesse e mi hanno scoperta. Non so neppure perché l’ho fatto, la mia vita è un disastro, senza soldi né lavoro e con una bambina da mantenere”. Proprio per quel colpo di testa, due capi d’abbigliamento nascosti in borsa, la ragazza è finita in caserma, quella di Cinecittà. Ma lì non c’era posto, così i militari hanno chiesto ai colleghi del Quadraro di tenerla nella cella di sicurezza della loro stazione. “Stavo dormendo quando ho sentito aprire la porta della celle e ho visto entrare i carabinieri – continua la donna – che mi hanno strappato la coperta e mi hanno trascinata fuori. Lì per lì non capivo cosa volessero da me. L’ho scoperto subito dopo, quando con la forza mi hanno portata nella sala mensa. Lì mi hanno minacciata e costretta a bere whisky. Mi sembrava di stare di nuovo con il ex uomo violento”. S. D. T. ingurgita alcol, le comincia a girare la testa: “A un certo punto non ho capito più niente. Ero come un sacco vuoto. Mi hanno distesa sui tavoli della mensa e hanno cominciato a violentarmi a turno. Ricordo ancora il tatuaggio sul braccio destro di uno dei carabinieri, l’ho descritto nella denuncia”. Poi ripercorre la giornata passata tra la denuncia e l’ospedale: “E’ stato un calvario. Appena ho detto ai carabinieri che volevo denunciare i loro colleghi per violenza sessuale loro hanno cominciato a temporeggiare. Sono passate quattro ore senza che succedesse niente. Alla fine il mio fidanzato si è spazientito e mi ha portata via, al policlinico Casilino, dove mi hanno visitata. Poi lui ha chiamato la polizia e ha denunciato quello che era successo”.
http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/03/05/news/mi_hanno_violentata_in_gruppo_in_cella_non_potevo_difendermi-13209134/?ref=HRER1-1
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Stupro, tre carabinieri e un vigile indagati
inchiesta della procura sul sesso in caserma
Il sindaco commenta la denuncia-shock di una donna, che ha detto di essere stata abusata da tre carabinieri e un vigile urbano nella caserma al Quadraro. “Bisogna fare chiarezza”. I militari coinvolti sono stati trasferiti. Oltre all’indagine ufficiale, i militari hanno avviato accertamenti disciplinari
Sono tutti indagati per violenza sessuale, pur con ruoli diversi, i tre carabinieri e il vigile urbano denunciati da una donna che li accusa di averne abusato nella stazione dell’Arma al Quadraro nella notte mercoledì 23 e giovedì 24 febbraio dove era detenuta dopo un arresto in flagranza per furto.
Massimo riserbo a piazzale Clodio dove si è tenuta una lunga riunione tra il procuratore aggiunto Maria Monteleone, il sostituto Eleonora Fini e il colonnello Lorenzo Sabatino del nucleo operativo del comando provinciale di Roma dei carabinieri. Tutti indagati i quattro, ma gli inquirenti stanno cercando di fare chiarezza sui singoli ruoli.
L’avvocato di uno dei carabinieri coinvolti: non c’è stato stupro. Secondo la denuncia della donna però lo stupro sarebbe stato compiuto materialmente da un solo carabiniere. Ciò comunque non esclude eventuali condotte omissive da parte di chi non avrebbe impedito la violenza e di chi avrebbe posto la donna in una posizione di sottomissione psicologica. Tre degli indagati sono già stati sentiti dagli inquirenti, davanti ai quali si sono presentati spontaneamente dopo aver appreso della denuncia della donna. Anche il quarto, uno dei carabinieri, aveva fatto la stessa scelta, ma preso da una crisi di pianto e di stress, si è reso necessario rinviare l’atto istruttorio. Al vaglio degli inquirenti anche l’attendibilità della donna, che è già stata sentita dai pm nei giorni scorsi.
“Ho appreso con sconcerto di questo gravissimo episodio su cui bisogna fare immediatamente chiarezza. Sono sicuro che l’arma prenderà immediati provvedimenti per contribuire all’accertamento delle responsabilità e per isolare eventuali mele marce che, in ogni caso, non possono incrinare la fiducia che i romani hanno nei confronti dei carabinieri”. E’ il commento del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, sulla presunta violenza sessuale sulla quale la Procura di Roma sta indagando e che sarebbe avvenuta nella caserma del Quadraro.
Una storia delicata raccontata da una donna arrestata quella stessa notte, che poi ha denunciato di essere stata violentata da due carabinieri mentre era detenuta in una cella di sicurezza. Altre due persone avrebbero invece controllato che non arrivasse nessuno. La vicenda risale alla settimana scorsa quando la 32enne si è presentata in stato confusionale al pronto soccorso del Casilino, raccontando ai medici che era stata violentata in una caserma da alcuni militari dopo che era stata arrestata. I sanitari le hanno consigliato di fare denuncia e l’indagine è così partita.
I carabinieri coinvolti nella vicenda sono stati allontanati dai reparti territoriali di Roma e trasferiti in uffici non al contatto con il pubblico di Torino, Milano e Cagliari. Il vigile urbano coinvolto nella vicenda, quando è avvenuto l’episodio, non era in servizio e sarebbe ancora effettivo preso il gruppo di appartenenza della polizia municipale di Roma. Due delle quattro persone coinvolte nella denuncia avrebbero negato di aver avuto alcun rapporto sessuale con lei.
Intanto l’Arma, parallelamente alla vicenda giudiziaria ha avviato accertamenti disciplinari al termine dei quali non è esclusa una sospensione dei carabinieri coinvolti. Sulla vicenda il comandante provinciale di Roma, colonnello Maurizio Detalmo Mezzavilla, ha voluto sottolineare che “i fatti denunciati sono gravissimi e perciò oggetto di indagini accurate e rigorose da parte della magistratura e dell’Arma”.
Il colonnello Mezzavilla ha poi aggiunto che quanto denunciato dalla donna, in attesa degli esiti giudiziari “è un fatto che nulla sottrae all’efficienza e alla dedizione delle migliaia di carabinieri che operano a Roma. Il nostro giudizio di assoluta riprovazione prescinde dalle responsabilità penali che si stanno doverosamente accertando, perchè vicende del genere contrastano con i mille atti di solidarietà che i carabinieri compiono ogni giorno”.
http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/03/04/news/alemanno-13171804/?ref=HRER2-1
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“Ho detto io ai miei uomini di andare dal pm
Riprovevoli, ora dicano tutta la verità”
Il comandante provinciale, colonnello Maurizio Mezzavilla: nei casi di abusi nessuna inerzia e nessuna timidezza da parte dell’Arma. “Non ho intenzione di minimizzare. Ma i militari sono figli di questa società e di questo tempo”
di CARLO BONINI
Maurizio Mezzavilla
ROMA – Il colonnello Maurizio Mezzavilla comanda i 6mila carabinieri della piazza di Roma e della sua provincia. È arrivato in città il 9 ottobre scorso, da Messina. È un friulano con 33 anni di servizio nell’Arma e dai modi diretti. Anche in ore assai complicate come queste. “Guardi, lo dico in modo semplice e chiaro. A prescindere dalle valutazioni che la magistratura farà in sede penale e su cui, evidentemente, non entro, quanto è accaduto nella stazione del Quadraro è riprovevole. Il comportamento dei tre carabinieri è stato dissennato. Comunque. E proprio per questo, quel che è accaduto non può e non deve sporcare il lavoro che, ogni giorno, 24 ore su 24, fanno gli uomini dell’Arma con grande sacrificio e professionalità”.
Colonnello, non crede che la storia delle “mele marce” inizi a suonare un po’ consunta e, soprattutto, autogiustificatoria?
“Io non ho usato la parola mele marce. Né ho alcuna intenzione di minimizzare. Io dico che l’Arma è un’istituzione che da 200 anni custodisce valori cui non è mai venuta meno. Ma l’Arma è figlia di questa società. I suoi uomini sono cittadini di questo Paese e del suo tempo. E questo Paese, negli ultimi cinquant’anni, è cambiato molto. Lo dico perché io so quello che ho fatto e detto ai tre carabinieri della stazione del Quadraro quando ho avuto notizia di cosa era accaduto”.
Cosa ha fatto?
“Ho ricordato a tutti e tre quali sono i doveri di un carabiniere e li ho invitati a fare una sola cosa. Andare dal magistrato e dire la verità. Quale che fosse il costo. Perché l’Arma non ha paura della verità. Dopodiché, come noto, è stata immediatamente avviata un’indagine interna, i tre militari sono stati deferiti in sede disciplinare e, oggi pomeriggio (ieri, ndr), hanno raggiunto le nuove sedi cui sono stati trasferiti in attesa di ulteriori decisioni che verranno prese in sede disciplinare, a prescindere dal corso che avrà la vicenda penale”.
Torniamo al malessere dell’Arma.
“Malessere?”
Il Quadraro è l’ultimo fotogramma di una sequenza nera. Nell’autunno del 2009 il caso Marrazzo con la banda di carabinieri estorsori. Nella primavera del 2010 i 15 chili di hashish che spariscono dal deposito corpi di reato della stazione carabinieri di Cinecittà. E poi, la morte di Stefano Cucchi, arrestato dalla compagnia Casilino, la stessa che ha competenza sul Quadraro e su Cinecittà.
“Non ero io il comandante in quel periodo, ma con questo non voglio assolutamente sottrarmi alla domanda. Premesso che nella vicenda Cucchi le indagini della magistratura hanno liberato da ogni possibile sospetto il comportamento dei carabinieri, le altre vicende hanno visto l’Arma e il mio predecessore intervenire tempestivamente e direi anche molto energicamente. La vicenda Marrazzo è stata svelata dalle indagini dell’Arma. E grazie a quelle indagini si è scoperto anche che l’ex governatore non era stato il primo, né il solo ad essere vittima di estorsioni. Quanto alla vicenda di Cinecittà, prima ancora che le indagini, per altro ancora in corso, accertassero qualsivoglia responsabilità, l’intero personale della stazione è stato rimosso e sostituito. E, da maggio dello scorso anno, la compagnia Casilino ha un nuovo comandante”.
Non crede che a Roma, nel micro-universo delle stazioni di quartiere si siano radicati nel tempo, prassi che nascondono spesso piccoli e grandi abusi, piccole e grandi violenze?
“Io so che la nostra capillare presenza sul territorio è la migliore garanzia per la sicurezza di una comunità. Che un brigadiere, un maresciallo, un appuntato che, grazie ad anni di lavoro, conoscono a menadito il contesto in cui si muovono, siano una risorsa straordinaria. È ovvio che esiste un rovescio della medaglia. Che un possibile comportamento deviante può restare celato più a lungo. Ma per questo penso che esista uno strumento molto semplice. La qualità del comando e del controllo. E su questo, come ho detto, mi pare che all’Arma non possano essere rimproverate né inerzie, né timidezze”.
A proposito di controllo, che ci faceva un vigile urbano alle 4 di notte in una caserma dei carabinieri?
“Questa circostanza è oggetto di indagine e dunque non posso discuterne. Posso dire che il vigile era amico di uno dei militari”.
Il vigile ha sostenuto con i suoi superiori gerarchici di avere una relazione sentimentale con uno dei militari della stazione Quadraro.
“Questo me lo sta dicendo lei adesso. E mi pare un’altra di quelle questioni delicate su cui non è bene affrettare nessun tipo di considerazione”.
La vittima sostiene che, il pomeriggio del 24 febbraio, i militari della stazione di Cinecittà hanno provato a dissuaderla dal presentare denuncia.
“A me non risulta. A me risulta che la denuncia è stata regolarmente redatta, subito trasmessa all’autorità giudiziaria e che la donna è stata accompagnata in ospedale per essere visitata”.
http://www.repubblica.it/cronaca/2011/03/05/news/carabinieri_arrestati-13209345/?ref=HRER2-1
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L’EPISODIO IN UNA SALA DELLA STAZIONE DELL’ARMA AL QUADRARO
Violenza sessuale in caserma,
indagati i 3 carabinieri e il vigile urbano
La Procura di Roma apre un fascicolo: ipotesi di ruolo omissivo per tutti gli accusati, solo uno avrebbe compiuto lo stupro. I militari trasferiti lontano da Roma
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Ragazza denuncia stupro in caserma carabinieri (3 mar’11)
L’ingresso della caserma dei Carabinieri del Quadraro (Ansa)ROMA – Violenza sessuale. Per questa accusa sono indagati dalla procura di Roma tre carabinieri e un vigile urbano nell’ambito della inchiesta avviata sulla base di una denuncia presentata da una donna 32enne, per quanto avvenuto tra il 23 e il 24 febbraio in una sala della stazione dell’arma al Quadraro. L’istruttoria è coordinata dal procuratore aggiunto Maria Monteleone. Il fascicolo è stato istruito dal pm Eleonora Fini.
L’INCHIESTA – Secondo quanto si è appreso tre degli indagati si sarebbero presentati spontaneamente dagli inquirenti nei giorni scorsi, per fornire la propria versione dei fatti. Venerdì i magistrati hanno avuto una lunga riunione con gli investigatori del nucleo operativo di via In Selci e il colonnello Lorenzo Sabatino. Chi indaga mantiene il più stretto riserbo su quanto è stato sinora verificato rispetto al racconto della donna. Da piazzale Clodio si giudicano «fantasiose» alcune delle ricostruzioni pubblicate oggi dai quotidiani. L’accusa di violenza sessuale è sì contestata «in concorso», ma al tempo stesso si stanno cercando riscontri all’ipotesi che alcuni degli indagati abbiano avuto un ruolo «omissivo» e che solo uno di loro avrebbe avuto un rapporto sessuale con la donna. In sostanza la ricostruzione che si sta facendo servirà a stabilire chi abbia fatto la violenza e perché gli altri, pur consapevoli del reato al quale andavano incontro, non intervennero per impedirla, diventando in tal modo concorrenti nel reato.
Il comandante Maurizio Mezzavilla (Proto)ACCERTAMENTI DALL’ARMA – L’Arma dei carabinieri, secondo quanto si è appreso, ha avviato accertamenti disciplinari al termine dei quali non è esclusa una sospensione dall’Arma dei carabinieri. Sulla vicenda il comandante provinciale di Roma, colonnello Maurizio Detalmo Mezzavilla, ha voluto sottolineare che «i fatti denunciati sono gravissimi e perciò oggetto di indagini accurate e rigorose da parte della magistratura e dell’Arma. Finché non sarà chiarita la vicenda sul profilo penale i tre militari sono stati trasferiti in altre province e non svolgeranno servizi territoriali, ma servizi di ordine pubblico nell’ambito dei reparti mobili». Se saranno accertate le responsabilità penali, quindi se saranno condannati, i militari saranno sospesi. Il colonnello Mezzavilla ha poi aggiunto che quanto denunciato dalla donna, in attesa degli esiti giudiziari «è un fatto che nulla sottrae all’efficienza e alla dedizione delle migliaia di carabinieri che operano a Roma. Il nostro giudizio di assoluta riprovazione prescinde dalle responsabilità penali che si stanno doverosamente accertando, perchè vicende del genere contrastano con i mille atti di solidarietà che i carabinieri compiono ogni giorno».
TRASFERITI – I tre accusati sono stati trasferiti. Torino, Milano e Cagliari: queste le tre destinazioni dei carabinieri accusati. Intanto in caserma si respira un’aria tesa: sguardi assorti e volti preoccupati. «È una brutta storia – racconta un carabiniere – loro sono tre colleghi molto capaci e giovani». Il vigile urbano coinvolto nella vicenda, quando è avvenuto l’episodio, non era in servizio e sarebbe ancora effettivo preso il gruppo di appartenenza della polizia municipale di Roma. Secondo quanto si è appreso, due delle quattro persone coinvolte nella denuncia della donna, avrebbero negato di aver avuto alcun rapporto sessuale con lei.
BOCCHE CUCITE – «Quella donna li ha istigati». Questo l’unico commento alla vicenda dei tre Carabinieri che avrebbero violentato una ragazza. Per il resto bocche cucite in via In Selci, dove il nucleo operativo dei carabinieri sta conducendo le indagini insieme alla procura di Roma.
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/11_marzo_4/stupro-caserma-verifiche-carabinieri-trasferiti-190153523748.shtml
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“Stuprata dai carabinieri in caserma”
denuncia-shock di una donna a Roma
Indaga la Procura. I militari: c’è stato sesso ma lei era consenziente. La 32enne era stata fermata per un furto di vestiti. Agli abusi hanno partecipato tre uomini dell’Arma e un vigile urbano
di CARLO BONINI
“Stuprata dai carabinieri in caserma” denuncia-shock di una donna a Roma La caserma Cc del Quadraro
ROMA – Il buio e il silenzio di una caserma deserta. Una donna priva della libertà. Un uomo in divisa da carabiniere e un vigile urbano che godono del suo corpo di detenuta. Altri due militari che ascoltano, capiscono, e tacciono. È storia della notte tra mercoledì 23 e giovedì 24 febbraio. Stazione dei carabinieri del Quadraro, periferia a est della città. Una madre di 32 anni, detenuta in una camera di sicurezza della caserma dopo un arresto in flagranza per furto, ha rapporti sessuali completi e ripetuti con almeno uno dei tre carabinieri che l’hanno in custodia e con un agente della polizia municipale che è in quegli uffici. “Una violenza”, denuncia lei. “Un abuso” vigliacco consumato su chi è privato della libertà e dunque è di per sé in una condizione di “minorità fisica e psicologica”, ipotizza il procuratore aggiunto Maria Monteleone che procede nei confronti dei tre militari. E della loro stupefacente giustificazione: “È vero il rapporto sessuale c’è stato, ma quella donna era consenziente”.
I fatti, dunque. Almeno per come è possibile in questo momento ricostruirli incrociando il racconto della donna (che trovate in queste pagine) e quello consegnato dai militari alla loro catena gerarchica prima, alla procura della Repubblica, poi.
Mercoledì 23. S., 32 anni, nata a Crema e a Roma da qualche tempo, viene sorpresa in un magazzino dell’Oviesse del quartiere Casilino mentre ruba dei capi di abbigliamento. La donna è giovane, bella, e ha una vita complicata. Dice di essere ragazza madre, non ha una casa, non ha un lavoro, si appoggia nell’appartamento del suo compagno, un agente immobiliare. Il pomeriggio del 23, il suo verbale di arresto viene redatto nella caserma dei carabinieri del Casilino. “Andrai a giudizio per direttissima domani”, le spiegano. “Stanotte la passi dentro”. Nelle camere di sicurezza del Casilino non c’è posto. S. viene quindi trasferita alla stazione del Quadraro. Arriva che è notte. E di lei si “occupano” tre militari di turno (“un appuntato e due carabinieri – riferiscono fonti del Comando Generale – dal foglio disciplinare immacolato”). I tre arrivano in caserma quando S. è già nella sua cella. Hanno passato la serata fuori e si sono tirati dietro un amico, un vigile urbano. Hanno bevuto e fanno bere anche S. E qui – racconta lei – comincia il suo incubo. I quattro le aprono la porta della cella. Le dicono di seguirli in sala mensa. Il rapporto sessuale è ripetuto. E di almeno un carabiniere, S. memorizza i tatuaggi su una parte del corpo.
La mattina dopo, giovedì 24 febbraio, S. è in tribunale per la convalida del suo arresto per furto. È stordita, umiliata. Ricorda il sesso, non ha memoria di violenza fisica. Al giudice monocratico e al pm di udienza non racconta nulla. Viene scarcerata e, convinta dal compagno, nel pomeriggio si presenta alla stazione dei carabinieri del Casilino per sporgere denuncia. I militari la accompagnano al Policlinico Casilino, dove viene sottoposta al tampone vaginale e, visitata, si certifica “l’assenza di segni visibili di violenza sul corpo”.
La Procura comincia a indagare a ritmo indiavolato. Gli atti vengono secretati. Il racconto dettagliato della ragazza (a cominciare dal dettaglio del tatuaggio sul corpo di uno dei militari) trova riscontro. Gli indagati afferrano quanto scivoloso sia per loro il terreno e scelgono una strada antica. Se non c’è violenza fisica – argomentano – è la prova che non c’è stata violenza sessuale. S. ha fatto sesso perché è quello che voleva. E poi, S. è una “sbandata”. È un toppa peggiore del buco. Che, se possibile, rende ancora più determinato il procuratore, Maria Monteleone. Nella difesa dei carabinieri e del vigile urbano c’è infatti qualcosa che rende ancora più odioso quel che è accaduto. I quattro non capiscono – o fingono di non capire – che la violenza è nel presupposto della condizione in cui S. è precipitata la notte in cui i suoi carcerieri hanno goduto del suo corpo. Che diventa oltraggioso persino parlare di una “seratina” di alcool e sesso con una detenuta. Che non esiste consenso in un rapporto tra un uomo libero e una donna dietro le sbarre. Ma tant’è. La difesa, ad oggi, resta questa. Nell’imbarazzo profondo, nella vergogna, che ora diventano dell’Arma intera e del suo Comando generale.
http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/03/04/news/stuprata_dai_carabinieri_in_caserma_denuncia-shock_di_una_donna_a_roma-13162349/