Italiano, condannato in I° grado per aver tentato di uccidere l’ex fidanzata

Tentò di uccidere la sua fidanzata
Il giudice lo condanna a dieci anni
IL CASO. Un tecnico di Brendola la colpì a coltellate a Perarolo. Il pm aveva chiesto sei anni. Risarcirà la figlia della donna

Vicenza. Nove anni e otto mesi di reclusione. Aveva tentato di uccidere la sua ex fidanzata, pianificando il delitto con lucidità. È questa la pena inflitta ieri mattina al termine del processo con rito abbreviato dal giudice Agatella Giuffrida a Luca Vaccari, 38 anni, tecnico domiciliato a Brendola, anche se residente ad Altavilla. Il pubblico ministero Paolo Pecori aveva sollecitato una condanna a sei anni e due mesi di reclusione, ma il tribunale è stato più severo. Soddisfatta la parte civile, mentre la difesa proporrà ricorso in Appello.

Vaccari – che era difeso dagli avv. Francesco Pasquino ed Elena Bronca – era stato arrestato dai carabinieri del nucleo investigativo provinciale nella notte fra il 5 e il 6 gennaio di un anno fa. Nella sua abitazione di Brendola avevano trovato, oltre ai vestiti sporchi di sangue, anche tre taniche di benzina. L’ipotesi è che volesse dare fuoco alla vittima dopo averla uccisa. Fortunatamente, Maria Rufino Biraci, 40 anni, cittadina brasiliana residente ad Arzignano, riuscì a scappare alla furia del suo ex fidanzato e a salvarsi la vita. Subì lesioni gravi, e porta ancora i postumi di quel dramma. Assistita dall’avv. Andrea Tirondola, sarà risarcita in sede civile; le è stata riconosciuta una provvisionale di circa 5 mila euro. Anche sua figlia è stata risarcita con 10 mila euro; respinta invece la richiesta del marito della donna, Maurizio Rigolon.
In base a quanto venne ricostruito dai detective del capitano Ghinelli e del luogotenente Ferrante, Vaccari aveva preordinato l’aggressione. Voleva accompagnare la sua ex in un luogo impervio sui colli Berici con la scusa di accompagnarla a cena. Lì invece l’avrebbe accoltellata, e poi avrebbe bruciato il cadavere e l’auto. Per fortuna, e per la prontezza della donna, il suo folle progetto omicida non era andato in porto. Lei in macchina aveva reagito, e lui l’aveva accoltellata colpendola più volte fino a quando lei non era riuscita a gettarsi fuori dall’abitacolo. Lui aveva cercato di trattenerla e le aveva strappato le extension, che vennero recuperate in strada dai militari. L’aggressione avvenne sotto la neve, a Perarolo di Arcugnano, in via Righi. Lui scappò e la donna fu soccorsa da un automobilista che diede l’allarme. Vaccari infatti si era allontanato, dopo aver lasciato l’auto a Monte Berico, mentre lei era stata trasportata in ospedale.
Lui – che era tornato a casa, in via Orna, a piedi, come spiegò ai militari – era stato rintracciato più tardi, dai carabinieri, che lo avevano trovato a casa. Non negò mai l’aggressione, anche se cambiò più volte versione dei fatti. Spiegò che era esasperato da quella donna che gli aveva rovinato la vita, e che lo aveva lasciato salvo continuare a cercarlo.
La procura, oltre al tentato omicidio, gli contestava il porto del coltello e la rapina della macchina della donna, una Ford Ka, con cui erano partiti da casa, e gli oggetti che vi erano contenuti: pochi spiccioli e due cellulari. Quest’ultima accusa è caduta in aula perchè è stata derubricata in furto, e mancava la querela. Per la difesa Vaccari era un uomo in difficoltà psicologica, a causa di un matrimonio finito, delle difficoltà economiche e di una nuova relazione, quella con Maria, che non era funzionato. I suoi legali avevano sollecitato la derubricazione del tentato omicidio in lesioni aggravate.
Il giudice ha ritenuto equivalenti le attenuanti con le aggravanti; queste ultime riconosciute, tranne di aver agito per futili motivi. E cioè la premeditazione e l’aver agito ostacolando la difesa della donna, in macchina, lungo una strada buia.

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