Donna uccisa a Marano
sul collo segni di strangolamento
La vittima è stata portata in ospedale dai familiari che sono sotto interrogatorio
E’ giallo nel Napoletano sulla morte di una donna di 33 anni, Enza Cappuccio. La donna, residente nel comune di Marano, è arrivata priva di vita all’ospedale Cardarelli di Napoli dove è stata accompagnata dal marito, un pregiudicato di 33 anni, dal cognato e da un amico, tutti e tre in questo momento ascoltati dagli inquirenti.
Il marito ha detto di averla trovata a terra in casa in preda a malore, ma i medici hanno riscontrato sul corpo della donna varie contusioni e sul collo segni di strangolamento.
La coppia, che abitava a Marano in via San Tommaso, ha sei figli. Per i medici, che non nutrono dubbi sul fatto che la donna sia stata uccisa, la signora era anche mal nutrita.
Sull’episodio indagano i carabinieri che stano sentendo oltre al marito anche le altre persone che hanno accompagnato la donna all’ospedale.
http://napoli.repubblica.it/cronaca/2012/01/15/news/donna_uccisa_a_marano_sul_collo_segni_di_strangolamento-28190436/?ref=twhr&utm_source=twitterfeed&utm_medium=twitter&fb_source=message
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Accompagna la moglie in ospedale
I medici ne accertano l’uccisione
MARANO – È giallo nel Napoletano sulla morte di una donna di 33 anni, Enza Cappuccio. La donna , residente nel comune di Marano, è stata accompagnata in ospedale, al Cardarelli, dal marito, Salvatore Giuliano. I medici ne hanno immediatamente constatato il decesso provocato, secondo le prime conclusioni, da strangolamento; pertanto hanno avvertito i carabinieri.
Il marito di Enza Cappuccio, un 33enne con denunce penali anche per violenza sessuale, era accompagnato dal cognato e da un amico. I tre sono stati successivamente accopagnati nella caserma della compagnia carabinieri di Giugliano, per essere interrogati dagli inquirenti.
Il marito ha detto di aver trovato la moglie distesa sul pavimento di casa, in preda a malore, ma i medici hanno riscontrato sul corpo della donna varie contusioni e sul collo segni di strangolamento. La coppia, che abitava a Marano in via San Tommaso, ha sei figli. Per i medici, che non nutrono dubbi sul fatto che la donna sia stata uccisa, la signora era anche mal nutrita. Sull’episodio indagano i carabinieri che stano sentendo oltre al marito anche le altre persone che hanno accompagnato la donna all’ospedale.
http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=177185&sez=CAMPANIA
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Napoli, uccide la moglie e poi simula rapina
Madre di 6 bambini, era stata portata in ospedale dal marito Strangolata in casa la mamma di 6 bimbi, è giallo a Napoli
L’uomo, tornato a casa ubriaco e al culmine di una lite per futili motivi, avrebbe picchiato con calci e pugni la moglie fino a ucciderla. Il giorno seguente, con l’aiuto di due complici, il tentativo di simulare la rapina andata male
Napoli, 16 gennaio 2012 – Prima ha ucciso la moglie e poi ha simulato una rapina: è questa la ricostruzione dei carabinieri della morte di Enza Cappuccio, la donna di 33 anni di Marano trasportata nella serata di ieri, priva di vita, presso l’ospedale Cardarelli di Napoli dal marito, dalla sorella e da un amico. L’uomo, Salvatore Giuliano, 33enne già noto alle forze dell’ordine è stato, infatti, sottoposto a fermo dai carabinieri.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, alle 19 di domenica, il cadavere della donna è stato portato presso il nosocomio partenopeo a bordo dell’auto dell’indagato. L’uomo ha riferito ai sanitari di aver trovato poco prima la moglie, morta, nella sua abitazione dopo un tentativo di rapina. I carabinieri hanno così avviato le indagini senza trovare alcun riscontro nel racconto della rapina subìta, ma hanno accertato che Giuliano, la sera del 14 gennaio era tornato a casa ubriaco e – sempre secondo le accuse – al culmine di una lite per futili motivi, ha picchiato con calci e pugni la moglie fino a ucciderla.
Il giorno dopo, con l’aiuto di due complici, avrebbe tentato di simulare la rapina portando poi il cadavere della moglie in ospedale. L’uomo è stato portato in carcere mentre i due complici sono stati denunciati per favoreggiamento personale.
http://qn.quotidiano.net/cronaca/2012/01/16/653445-napoli_uccide_moglie_simula_rapina.shtml
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Enza Cappuccio, 33 anni
Uccisa a Marano di Napoli, 16/01/2012
Strangolata dal marito, cui è stato fornito un tentativo di alibi dalla piena collaborazione della famiglia.
Enza è giunta cadavere al Cardarelli di Napoli, con la messa in scena di un tentativo di soccorso.
Enza era cieca, aveva sei figli, soprattutto aveva solo 33 anni, tutti di maltrattamenti e sofferenze.
Nessuno si è accorto prima, nessuno poteva denunciare grazie ad un legge che demanda alla querela il perseguimento di un reato contro la persona.
Forse Enza avrebbe voluto, ma era materialmente cieca: la sua morte è il solito epilogo (l’ottavo in famiglia, e il decimo femminicidio tra i casi “riportati” dalla stampa nella prima metà del gennaio 2012), in un paese che ancora considera un’ opinione il male fatto alle donne. Enza era cieca davvero, ma molte donne continuano ad essere accecate dalla promessa di altre percosse, ammutolite dall’irrisione e dal ricatto dell’indigenza. Sono accecate non da se stesse ma dalla mancanza di sostegno, tacciono sperando di cavarsela di nuovo, e considerare il male meglio del peggio che si prospetta, in un paese che le vuole comunque a casa. Le botte e gli stupri sono il preludio alla morte, ma in qualche modo appaiono come un’alternativa.. Anche chi sta per essere rapinato tace sperando di scamparla. Ma in quel caso chi altro vede e non interviene, anche per la legge e non solo umanamente, commette un reato.
Nessuno nega più, a parole, la diretta responsabilità della politica nel reiterarsi del crimine che in assoluto uccide ed invalida le donne più di ogni malattia. Ormai nessuno più sostine, a parole, il carattere privato dei delitti come quello dell’uccisione di Enza.
Nei fatti, invece, il femminicidio è ancora trattato come un delitto di scarsa pericolosità sociale, come un elemento fisiologico inevitabile nei rapporti umani, come un incidente o una colpa della vittima. È vero finchè le cose stanno così, con nessun contrasto efficace, con la delega completa alla discrezionalità dei capi famiglia, con nessuna attenzione all’occupazione femminile, con lo sbandieramento di immagini femminili inventate e denigratorie, il femminicidio sarà normale ed inevitabile per lo Stato. Per noi, invece, ogni vita di donna persa è un universo stappato al futuro e all’armonia della convivenza possibile.
Dire basta è ormai retorica, non lo facciamo più noi femministe, smetta di dirlo qualche parlamentare o ministro e faccia piuttosto quel qualcosa che indichiamo da anni.
Il potere politico, anche al minimo storico del suo prestigio, è quello chiamato a fare gesti concreti: dai comuini fino al Governo centrale. Noi non aspettiamo, le nostre reti fanno già più del possibile, ma pretendiamo la nostra parte di cittadinanza, libere dai ricatti e dalle leggi mal fatte tese a zittire noi tutte e a farci sentire la sopravvivenza come un dono.
Le donne dell’UDI di Napoli
grazie per il vostro lavoro. Uniamoci contro questa barbarie contro le donne.
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grazie per il lavoro che state facendo! ovunque stop femminicidio!