Bari, quando la coppia suicida scriveva
«La politica ci dia una mano»
L’atto d’accusa: «Perché illudere due disperati per poi abbandonarli?»
MILANO – «Ave Silvio, morituri te salutant». E poi ancora: «All’Illustre Cavaliere Berlusconi dedichiamo il nostro ultimo saluto». A sei mesi di distanza da quelle parole, l’ex agente di commercio Salvatore De Salvo, 64 anni, da sette anni senza un lavoro, e la moglie Antonia Azzolini, domenica sono stati trovati morti suicidi a Bari.
LE LETTERE – Il settimanale «Oggi» (ecco il testo online) ospitava già a luglio le mail inviate pochi giorni prima dalla coppia alla Santanché nelle quali chiedevano all’onorevole di interessarsi alla loro storia. Anzi Salvatore e Antonia volevano di più: chiedevano che l’ex sottosegretario segnalasse il loro caso all’allora presidente del Consiglio. «Perché illudere due disperati per poi abbandonarli (mia email del 15/6 rimasta senza Sua risposta) al loro destino? Forse il Presidente si è rifiutato di intervenire perché, quando annuncia che “aiuta sempre chi è in difficoltà”, intende riferirsi unicamente ad amici o persone che procurino piaceri e profitti? Leggerete sui giornali con quanta dignità sanno morire due cittadini italiani disgustati dall’ipocrisia e dalla crudeltà di voi politici». Dure parole apparse nella rubrica C’è posta per noi sotto il titolo «Elettori delusi di Berlusconi», sul sito di «Oggi». Eppure l’onorevole Santanché aveva fatto telefonare da un suo collaboratore, che si definì suo «segretario particolare» per scoprire che la coppia chiedeva aiuto perché l’assessorato al Welfare del Comune di Bari voleva «rinchiuderli» in una casa di riposo. «Che non accetta di farci vivere nella stessa stanza», scrivevano. E criticavano la soluzione amaramente: «Per noi due che abbiamo vissuto per 45 anni nella buona e nella cattiva sorte sempre insieme, significherebbe cadere dalla padella nella brace. A questo punto meglio la morte!».
LA VICENDA – Domenica scorsa l’epilogo. Salvatore De Salvo è stato trovato su una spiaggia a San Girolamo, alla periferia nord di Bari. Sua moglie, invece, è stata ritrovata morta in una camera dell’hotel «Sette mari», distante solo pochi metri dalla spiaggia dove è stato trovato il marito. I due avrebbero ingerito un grande quantitativo di barbiturici. La donna, che sarebbe deceduta avvelenata dai medicinali, è stata trovata stesa nel letto. I barbiturici però non avrebbero avuto lo stesso effetto sul 64enne che, a quel punto, per seguire la consorte nell’ultimo viaggio avrebbe deciso di farla finita gettandosi in mare. Dopo il licenziamento, De Salvo non era più riuscito a rientrare nel mondo del lavoro, nonostante i diversi tentativi e gli innumerevoli appelli lanciati alle istituzioni. La loro richiesta di «aiuto» è stata urlata in tanti modi, fino ad arrivare ad interviste video e lettere ai politici.
ANCHE UN VIDEO – «Voglio un qualcosa che mi dia la possibilità di uscire dal posto infernale dove mi trovo, di tornare a fare le cose che facevo prima, avere un habitat dove stare, cucinare un pasto a mio marito, avere una vita», è il desiderio della donna raccontato davanti alle telecamere di una tv locale. Desiderio rimasto inascoltato e mai esaudito. Il video adesso viene morbosamente cliccato su YouTube e su Facebook.
IL SINDACO – Secondo i criteri del Comune di Bari i De Salvo non avevano diritto a una casa popolare. Così ora montano le polemiche: dalla richiesta di dimissioni dell’assessore ai Servizi sociali all’esposto in procura perché si indaghi sulle responsabilità. Michele Ladisa, segretario nazionale dell’associazione degli inquiliniConfail, denuncia: «I coniugi De Salvo sono stati esclusi dalla graduatoria degli aventi diritto a una casa popolare. L’amministrazione comunale, sindaco e assessore in testa, non sono esenti da gravi responsabilità morali e materiali nella tragedia». Michele Emiliano, sindaco di Bari, lascia che sia il suo assessore a rispondere ufficialmente, elencando le misure prese per quella famiglia. «Abbiamo provveduto a tutte le necessità materiali dei De Salvo per cinque anni, senza mai lasciarli privi di sostegno. Quello che non siamo riusciti a fare è restituire loro la speranza e di questo sono profondamente addolorato».
http://www.corriere.it/cronache/12_gennaio_11/coppia-suicida_88656c40-3c7d-11e1-9394-8a7170c83e07.shtml
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Bari, coniugi suicidi
In un video del 2009
la denuncia choc
Gli ultimi giorni di Salvatore De Salvo e Antonia Azzolini restituiscono agli inquirenti il puzzle di un tragico progetto finale, curato nei minimi dettagli. Il progetto, cioè, di un doppio suicidio programmato, non – a quanto pare – di un omicidio-suicidio: la prima ipotesi sembra trovare maggiore credito fra gli investigatori rispetto alla prima. Comunque sarà l’autopsia, prevista in settimana, a chiarire le cause della morte della coppia di senzatetto. L’esame necroscopico, affidato dal pubblico ministero Baldo Pisani al medico legale Giancarlo Di Vella, chiarirà, insomma, se Antonia Azzolini, nata a Molfetta 68 anni fa, trovata cadavere nella stanza 448 dell’ho – tel 7 Mari, si sia tolta la vita con una dose massiccia di barbiturici: sarebbe questa la ricostruzione più battuta dai Carabinieri della compagnia «Bari Centro», agli ordini del maggiore Giovanni Tamborrino, e del reparto operativo provinciale, diretti dal tenente colonnello Francesco Rizzo. Parallelamente, gli investigatori in camice bianco dell’Università appureranno le cause del decesso di Salvatore De Salvo, 64 anni, marito della donna. Sembrano esserci pochi dubbi sul fatto che il corpo spiaggiato all’alba di domenica sull’arenile dello stabilimento balneare di San Francesco alla Rena (proprio di fronte all’albergo) appartenga all’ex rappresentante di stoffe di origine bitontina: manca solo l’ufficialità dell’identificazione personale, che richiede tempi e protocolli. Della tragedia è stato informato subito il figlio dell’attempata coppia, Marco De Salvo, che vive e lavora a Roma, e che nella giornata di ieri dovrebbe essere arrivato a Bari per il riconoscimento dei corpi.
LA PRENOTAZIONE – Questa la ricostruzione delle ultime settimane di vita della coppia, come trapela dalle indagini. Salvatore De Salvo telefona al «7 Mari» intorno al 10-12 dicembre: «Pronto, vorrei una stanza doppia per le notti del 3, 4, 5, 6 e 7 gennaio». Dall’altro capo del filo confermano che la camera c’è. D’altra parte, l’albergo al quartiere San Girolamo ha una «vocazione» più spiccatamente estiva. De Salvo concorda una tariffa scontata di 80 euro, compresa la prima colazione.
«LA VORREMMO VISTA MARE» – Dopo alcuni giorni, la coppia ritelefona alla concierge dell’albergo barese: «Scusate, avremmo un desiderio». «Prego», risponde garbatamente l’addetto alla reception. «Vorremmo una stanza vista mare». Accontentàti. La camera 448 si trova al piano più alto dell’edificio, il quarto, e si affaccia sull’Adriatico: nelle belle giornate offre un panorama mozzafiato, compreso il promontorio del Gargano. I signori De Salvo-Azzolini giungono la mattina del 3 gennaio, verso le 9: orario inusuale per l’arrivo in un albergo (solitamente vi si approda di pomeriggio). La coppia prende subito possesso della stanza matrimoniale, con bagno annesso e televisore programmato anche per la piattaforma Sky e il digitale terrestre.
BEN VESTITI, EDUCATI, COLTI, AFFABILI: INSOMMA, I «CLIENTI PERFETTI » – Il personale dell’albergo li ha descritti agli investigatori dell’Arma come una coppia distinta. Lui alto circa un metro e 87, asciutto. Lei bassina, occhi chiari. Ben vestiti, l’aspetto curato. In apparenza alla ricerca di un po’ di pace e di relax. Spesso si intrattengono a chiacchierare con il personale, soprattutto dopo colazione. Livello culturale alto (lo si deduce dalla parlantina scorrevole), l’accento non tradisce inflessioni particolari. Tengono la stanza in perfetto ordine. Come dire: i clienti ideali per qualsiasi albergatore.
L’ULTIMO DESIDERIO – In uno dei giorni di permanenza in albergo, in pratica poche ore prima di farla finita, la coppia chiede all’addetto alla reception il nome di un ristorante «dove gustare dei buoni frutti di mare». L’impiegato della concierge li indirizza a un locale in via Piccinni, specializzato in piatti di pesce. Verso ora di pranzo, Salvatore De Salvo e Antonia Azzolini prendono un bus dell’Amtab, direzione Murattiano. Ritornano in hotel nel pomeriggio, ringraziando dell’informazione: «Abbiamo mangiato benissimo». Venerdì sera, 6 gennaio, giorno dell’Epifania, fanno ordinare due pizze al ristorante collocato dentro lo stabilimento balneare di San Francesco. Lui, Salvatore, scende nella hall a ritirarle e dà un euro di mancia al pony express. Forse è la loro ultima cena.
SABATO LUI ESCE PER L’ULTIMA VOLTA – È ora di pranzo, sabato 7 gennaio, quando Salvatore De Salvo, in giubbotto, esce dall’albergo, dopo avere salutato educatamente l’addetto di turno alla reception. Non vi farà mai più ritorno. In base alla prenotazione, la coppia doveva lasciare l’hotel 7 Mari l’indomani, domenica 8 gennaio (l’altro ieri). I coniugi, in precedenza, hanno già chiesto al personale dell’albergo di poter rimanere oltre l’ora canonica delle 11,30 (quando la prassi alberghiera internazionale impone di lasciare la camera). «Non c’è problema, signori», la risposta. Ma passa il tempo. Arrivano le 18. Lui, Salvatore, non è rientrato. Dalla stanza 448 nessun segnale. Uno dei responsabili della struttura ricettiva telefona nella stanza. Una, due, tre, quattro volte. Nessuna risposta. Quindi sale al quarto piano ed entra nella camera con il passepartout. La macabra scoperta: Antonia Azzolini giace cadavere sul letto, sotto le coperte. All’alba dello stesso giorno, il mare aveva restituito poco lontano il corpo di un uomo sui 60 anni. È quasi certamente il corpo di Salvatore De Salvo.
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