«Così hanno tolto il sorriso a mia figlia»Il racconto della madre della ragazza: ecco cos’è successo in quella stanza
PADOVA. Droga, alcol e sesso. Anche rubato. Una gita scolastica in Salento, un festino organizzato nel cuore della notte e le vite di un ragazzo e una ragazza che cambiano irrimediabilmente. Lei, 18 anni appena compiuti, denuncia una violenza sessuale subita dal compagno di banco. Lui, ancora minorenne, nega tutto. E la classe si schiera con lui. La vicenda arriva in procura e il pm Sergio Dini trasferisce tutti gli atti dell’inchiesta a Lecce, per competenza territoriale. Ma dietro ai verbali e alle carte bollate ci sono due famiglie distrutte e un prestigioso liceo cittadino che traballa sotto il peso di una storia che scotta. La madre della giovane confessa al mattino: «Così hanno tolto il sorriso a mia figlia». Ecco la storia e le foto della notte proibita.
LA VIOLENZA. «Io e mio marito non volevamo che nostra figlia partecipasse a quella gita – premette la madre – spesso ci raccontava di palpeggiamenti e proposte a sfondo sessuale in classe. Temevamo che in gita potesse accadere anche di peggio. E infatti è successo. È accaduto tutto la penultima notte. Dopo cena i ragazzi hanno girato il centro di questa cittadina della Salento, facendo tappa in due locali. Hanno iniziato a bere molto presto, poi sono tornati nella villa in cui erano alloggiati. In quel momento è stata improvvisata quella maledetta festa, la Extra 12 stanza Inferno. Mia figlia mi ha raccontato che giravano bottiglie di super alcolici, sigarette e forse anche droga. Erano tutti su di giri. Anche lei ha bevuto qualche drink ma ad un tratto, quando si è resa conto che la situazione stava sfuggendo di mano e che alcune compagne si erano appartate, è uscita in giardino.Dopo pochi istanti però è stata raggiunta da un compagno di classe, lo stesso che più volte durante l’anno le aveva fatto proposte a sfondo sessuale. Voleva un rapporto orale. Lei si è ritratta, così l’ha immobilizzata e buttata a terra. Le è salito sopra il petto e si è sbottonato i pantaloni. Fortunatamente non è riuscito a portare a termine la violenza perché mia figlia è riuscita a sottrarsi alla presa (aveva segni in un braccio e al petto: è stata dimessa dal pronto soccorso con 7 giorni di prognosi). Subito dopo è salita in camera sconvolta e ha raccontato tutto alle compagne, le quali si sono raccomandate una sola cosa: "Ciò che è successo in gita non deve uscire dalle mura di questa stanza". Mia figlia era molto scossa. Il mattino successivo non si è presentata a colazione ed è stata l’ultima a salire in autobus quando la comitiva è ripartita per tornare a Padova. Si è anche confidata con una professoressa, a cui ha chiesto in lacrime la massima discrezione. Noi siamo venuti a saperlo dopo poche ore dal suo rientro».
RITORNO A SCUOLA. «Abbiamo contattato la preside il lunedì successivo ma nel frattempo mia figlia, visto che da un mese aveva compiuto 18 anni, era stata convocata in presidenza e "interrogata" da preside, vicepreside, insegnante accompagnatore e pure da due impiegati. Il ragazzo che le ha fatto questo invece è stato convocato dopo tre giorni con entrambi i genitori. Intorno a lei si è creato al vuoto. Tutti i compagni si sono schierati con lui, l’hanno isolata. Hanno iniziato anche a comparire offese su Facebook, oltre che via messaggio sul suo telefonino. Mia figlia non è più la stessa. Non sa più che fare. Non sa se tornare a scuola il prossimo anno. È una situazione insopportabile. Noi ci siamo rivolti ad un avvocato, perché vogliamo che venga fatta luce su questa vicenda. Non è possibile che in una gita di classe i ragazzi bevano, fumino e facciano sesso. La scuola si deve assumere le proprie responsabilità. Io ho raccolto tutte le foto e le ho date al mio legale».
VENDETTA. Ma lei cosa vuole signora? «L’avvocato del ragazzo e il nostro si sono confrontati ma non c’è un valore in denaro per quello che abbiamo subito. Io voglio quel maledetto sia buttato fuori dalla scuola, voglio che paghi per ciò che ha fatto».(02 luglio 2010)
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