Donna perseguitata e minacciata per aver denunciato uno stupro di gruppo

Denunciò violenza sessuale, ragazza e famiglia sotto scorta

In provincia di Reggio Calabria, 13enne fu violentata per tre anni da 12 persone. Dopo le minacce è arrivato il programma di protezione

Non è più sola la 24enne di San Martino di Taurianova, in provincia di Reggio Calabria, violentata per tre anni da 12 persone. La ragazza, che nel 2002 denunciò i responsabili, e i familiari di questi, che continuavano a minacciarla, è stata inserita in un programma di protezione del ministero dell’Interno. Alla ragazza è stata assegnata una scorta dei carabinieri ed è stato proposto il trasferimento in una località segreta e la consegna di documenti di copertura per consentirle di ricominciare una vita lontano dal luogo in cui ha subito violenza.Ma lei ha rifiutato lo spostamento in un’altra città. Se me ne vado da qui è una sconfitta – ha detto all’Apcom – Io voglio continuare a vivere a San Martino, con la mia famiglia che mi ha sempre sostenuto. Spero che la solidarietà che comincio a ricevere, dopo tanti anni di solitudine e di silenzi, mi aiuti presto a trovare un lavoro e ad avere una vita più serena". Da qualche giorno, una pattuglia dei carabinieri staziona davanti all’abitazione della ragazza e l’accompagna nei suoi spostamenti. La misura di protezione è stata disposta a seguito della denuncia della 24enne che, qualche settimana fa, ha portato all’ammonimento di sei persone per comportamenti persecutori. Un provvedimento emesso dal questore di Reggio Calabria e notificato dai carabinieri di Taurianova ai sei individui che continuavano a molestare la ragazza, ad ingiuriarla e ad impedirle di vivere in tranquillità. Alcuni sono gli stessi accusati della violenza ancora in stato di libertà, gli altri sono loro amici e familiari che non hanno mai smesso di tormentarla, nella totale indifferenza degli abitanti di San Martino, una frazione di duemila anime vicino Taurinova.Anche la famiglia vive lo stesso calvario, il padre non riesce a trovare lavoro, così come la madre. E la sorella più piccola ha perso il suo lavoro di baby sitter perché imparentata con "quella lì". Una famiglia che per anni non poteva neanche andare a fare la spesa all’interno del paese. Il calvario della giovane era cominciato nel 1999, quando aveva appena tredici anni e si era innamorata di un venticinquenne del suo paese. Una sera il ragazzo l’aveva costretta a seguirlo in campagna. Lì li aspettava il branco. Dodici uomini, operai e braccianti pregiudicati, che hanno abusato di lei e hanno continuato per i successivi tre anni con la violenza e le minacce, bruciandole parti del corpo e puntandole contro armi. Solo nel 2002 la ragazza è riuscita a vincere la vergogna e la paura e a denunciarli. Ma l’incubo non è mai finito perché, nonostante i responsabili fossero ormai in carcere, la ragazza è stata emarginata, accusata come se fosse stata lei la colpevole degli stupri. Ha trovato il coraggio di lottare per anni nelle aule dei tribunali ed il branco è già stato condannato con sentenza di primo grado. (Apcom)

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