Incinta, è picchiata. Perde il bambino
IL CASO. Una donna di 37 anni è stata pestata dall’amico ed è caduta. Nonostante il ricovero d’urgenza, ha avuto un aborto spontaneo. Era alla 13esima settimana e fino a quel momento non aveva avuto disturbi. La polizia ha subito avviato le indaginiVicenza. È stata picchiata con violenza dall’amico. Era incinta, ed ha perso il feto che portava in grembo. Se l’aborto spontaneo sia una diretta conseguenza delle botte, come è parso assai probabile fin dal primo momento, saranno gli esperti ad accertarlo. La procura ha già aperto un’inchiesta sulla scorta di una relazione della polizia.
LE BOTTE. Il dramma di Silvia, 37 anni, si è concretizzato in poche ore venerdì scorso. In base ad una prima ricostruzione, la donna si frequenta da qualche tempo con un amico, che non è chiaro al momento se sia il padre del bimbo. Di certo c’è che Silvia, che lavora come colf, venerdì era in casa quando l’uomo è andato a trovarla nella zona di Saviabona. Fra i due, come pare sia successo anche in passato, è sorta una discussione. L’amico è andato fuori di testa ed ha iniziato a picchiarla, con sempre maggior forza. Dagli schiaffi è passato ai calci e ai pugni, mentre la donna gli urlava disperata di calmarsi, di smetterla, di lasciarla in pace. Uno spintone più forte le ha fatto perdere l’equilibrio: ha sbattuto con violenza con l’addome contro un mobile e poi è crollata a terra.
IL RICOVERO. Subito dopo, Silvia è stata soccorsa da un conoscente che ha dato l’allarme e accompagnata d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale S. Bortolo. I medici l’hanno visitata e medicata per le altre lesioni che aveva subito; saputo che era incinta alla tredicesima settimana, l’hanno trasferita nel reparto di ginecologia dove è stata sottoposta ai primi accertamenti.
L’ABORTO. Dalle verifiche cliniche è emerso fin da subito che potevano esserci ripercussioni per il feto. La donna a quel punto è stata ricoverata in prognosi riservata. Silvia è stata tenuta in osservazione ma qualche ora dopo ha avuto un aborto spontaneo. Ha espulso il feto che aveva in grembo e quando l’ha saputo è scoppiata in lacrime, disperata. Quanto temeva è purtroppo avvenuto. Sulla correlazione fra le botte e l’aborto parrebbero essersi pochi dubbi, visto anche che fino a quel momento la gravidanza era andata avanti regolarmente, e non parevano esserci problemi di salute nè per la mamma nè per il bimbo che aspettava. Sarebbe stato il suo primo figlio.
LE INDAGINI. Il reparto guidato dal dottor Tumaini ha chiesto a Silvia cosa le fosse successo ed ha poi subito avvisato la polizia dell’ospedale e quindi la squadra mobile della questura, competente per questo genere di indagini. I detective del vicequestore Marchese e dell’ispettore Minervini hanno avviato gli accertamenti ed hanno quindi raccolto la testimonianza della colf, che aveva già parlato a lungo con i medici. Successivamente hanno allertato la procura, dove oggi sarà aperto un fascicolo per lesioni gravi, maltrattamenti e soprattutto per procurato aborto. Gli inquirenti stanno cercando di comprendere cosa sia avvenuto venerdì fra le mura di casa, ma anche quali fossero i rapporti fra i due in passato. Da quanto la donna avrebbe riferito, infatti, l’amico alzerebbe di frequente le mani su di lei, esercitando una violenza non solo fisica ma anche psicologica. Nel frattempo Silvia si sta riprendendo e potrebbe a breve essere dimessa dal S. Bortolo, perché dopo l’aborto le sue condizioni di salute sono migliorate.
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