E’ perseguitata dal suo ex. Per la legge non può allontanarsi con sua figlia

Stalking, il terrore dopo la denuncia

"Uscirà dal carcere e verrà a cercarmi"

Il paradosso della nuova legge: «Potrei lasciare Torino ma non posso prendere mia figlia»

MARCO ACCOSSATO

Da tre anni Federica indossa soltanto scarpe basse e pantaloni: «Gonna e tacchi sarebbero un ostacolo, se dovessi correre per scappare ancora da lui».Federica ha 41 anni, è una donna terrorizzata e stanca di fuggire ormai persino dalla propria ombra. Ha resistito agli insulti, alle minacce, agli schiaffi. Ma non dimentica la corsa in ospedale con lo zigomo fratturato né la guardia del corpo che ha dovuto ingaggiare per proteggersi dal compagno che nel 2000 ha deciso di lasciare.

Da allora, lui la segue ovunque, appostandosi sotto casa e pedinandola. Federica vive come prigioniera in casa o dai genitori: «Se alzo le persiane lui è lì, vede e suona il citofono perché pretende di tornare con me». Soprattutto, pensa con terrore al giorno in cui – senza che lei possa saperlo – il suo persecutore uscirà di prigione e andrà a cercarla per vendicarsi di averlo alla fine denunciato. Ha paura per sé e per Giulia, la figlia che hanno avuto 9 anni fa.Federica ha chiesto aiuto a polizia e carabinieri. Numerose le denunce e le segnalazioni per le minacce. Ora è assistita da uno psicologo-psicoterapeuta, il dottor Antonio Ventre, che si occupa di donne in pericolo per conto di un’associazione di volontariato.

«L’azienda per cui lavoro – racconta Federica – mi aveva concesso il trasferimento in un’altra città, lontano da Torino, ma il Tribunale dei minorenni che ha affidato mia figlia ai miei genitori sostiene che la bambina non possa spostarsi; se mi trasferissi dovrei farlo lasciandola dai nonni».Lo stalker è un uomo massiccio finito nei guai anche per spaccio: «Ha minacciato mio fratello, mio padre, e persino alcuni miei colleghi di lavoro che per un certo periodo, quando avevo troppa paura, mi riaccompagnavano a casa». La storia con Federica – nata per entrambi dopo un matrimonio fallito – s’è interrotta appena lei ha scoperto che il suo uomo era un truffatore: «Frequentava giri strani, non me ne ero mai accorta prima». Ripensa e non riesce a fermare le lacrime.

«Credevo sarebbe finita dopo la prima volta in ospedale, così non l’ho denunciato subito. Il giorno in cui mi ha picchiata, è stato lui stesso ad accompagnarmi in pronto soccorso. Gli avevo giurato che avrei detto di esser stata aggredita per strada da uno straniero purché se ne andasse e mi lasciasse poi in pace. Ma quan,do sono arrivata in ospedale non ce l’ho fatta e al medico ho raccontato la verità». La violenza avrebbe potuto finire quel giorno, sarebbe bastata una prognosi superiore ai 20 giorni e una denuncia d’ufficio, «ma in pronto soccorso – ricorda Federica – il medico mi disse che mi avrebbe dato soltanto 20 giorni, per lasciare a me la decisione se denunciare o meno.

Tante altre volte mi ero detta “Adesso basta”, ma ho sempre avuto paura, per me e per Giulia». Sempre, fino a gennaio, quando ha trovato la forza e lo hanno arrestato.Negli ultimi tre anni di lavoro «tra mutua, aspettativa e ferie avrò lavorato poco più di tre mesi. Ho paura anche solo a uscire da casa. L’ultima volta che, con mio padre e mio fratello, sono andata in commissariato per denunciare la solita persecuzione lui, ci aspettava all’incrocio: ci ha bloccato con la sua auto, ha sfasciato quella di mio fratello. Siamo tornati in commissariato, ho firmato un’altra denuncia ed è finita così».

Quante volte Federica si è sentita dire «non possiamo far nulla, signora. Ci chiami se accade qualcosa». Qualcosa è accaduto per dieci anni. Da quando lui è in carcere, Federica è tornata a vivere. Ma quanto durerà? «L’ultima volta che mi ha cercata ha chiesto di nuovo di tornare con me. “Dimmi sì o no!”, ha gridato. Gli ho risposto “no”, ha detto: “Si vede che non è bastato spaccarti la faccia”…». L’incubo di Federica è cominciato dieci anni fa e oggi è una minaccia di morte: «Quando il mio compagno uscirà dal carcere verrà a cercarmi, ne sono certa».

http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/218262/ 

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