SAN CAMILLOVenti donne al mese vittime di violenza"Mostro è spesso persona conosciuta"Primo bilancio del servizio ‘Sportello donna H24’ del pronto soccorso dell’ospedale romano. Vittime per lo più italiane tra i 29 e i 48 anni, spesso aggredite da marito, convivente, fidanzato o ex-partner
Quasi 20 al mese, per l’esattezza 118 in 6 mesi: tante sono state le donne vittime di violenza che si sono rivolte allo ‘Sportello donna H24′ del pronto soccorso dell’ospedale San Camillo, un punto d’ascolto di accoglienza, primo in Italia e tra i pochi in Europa, aperto 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno. E’ quanto emerge dal bilancio dei primi sei mesi di attività dello Sportello, presentato oggi nella capitale.A rivolgersi al servizio ‘in rosa’ sono state donne di tutte le età, particolarmente nella fascia tra i 29 e i 48 anni, di tutti i ceti sociali e con diverse occupazioni (basso il numero di quelle che si definiscono ‘casalinghe’).
Quasi tutte hanno o hanno avuto un partner/marito, quasi tutte hanno figli. A subire violenza e a chiedere aiuto allo Sportello sono, per il 58,5%, italiane e per il 39,8% straniere. "Notevole il fatto – si legge nel dossier – che solo il 5,1% di queste ultime non ha i documenti in regola: questo ci può suggerire che la paura di essere denunciata come ‘clandestinà da parte degli operatori sanitari tenga lontane le straniere irregolari ai sensi della vigente legislazione, nonostante il ‘pacchetto sicurezzà non abbia introdotto questa norma, e nonostante il San Camillo Forlanini, come altri ospedali, abbia lanciato campagne rassicuranti in questo senso".
Diverse le tipologie di violenza. Si va dall’aggressione, la violenza psicologica, le molestie sessuali, le minacce, la violenza privata, la segregazione o il sequestro, la violenza economica, fino allo stupro. Dallo studio emerge anche che donna su due, quasi il 51%, dichiara all’accettazione che ne è stato autore una "persona conosciuta", specificando l’identità e la natura della relazione soltanto dopo, quando si sente rassicurata e protetta dal servizio.Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta del marito, del convivente, il fidanzato o l’ex-partner.Solo nel 7,6% dei casi è un parente della donna (padre, fratello, cognato, ecc.).
Il 4,2%, infine, è rappresentato dal datore di lavoro. Anche in questo caso l’età si aggira tra i 29 e i 48 anni, per di più italiano, lavora come libero professionista o come impiegato. La violenza raccontata dalle donne-vittime è di vario tipo: aggressione, sopruso psicologico, molestie sessuali, minacce, violenza privata, segregazione/sequestro, violenza economica, stupro. Dati, spiegano, che confermano in linea di massima quelli forniti dall’indagine istat del 2006, secondo cui le donne italiane tra i 16 e i 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita sono stimate in 6.743.000 E, in particolare, circa un milione di donne ha subìto stupri o tentati stupri.Altro dato allarmante è, infine, il coinvolgimento dei figli.
"Oltre la metà dei figli delle donne che si sono rivolte a sportello donna subisce o ha subito violenza fisica o psicologica, o è stato presente alle aggressioni contro la madre, diventando così vittima della cosiddetta "violenza assistita", che è indicata dalla letteratura scientifica come fonte di disagio e dolore, al pari della violenza direttamente subita". Un fenomeno, conclude lo studio, di "gravità assoluta", che può creare nel tempo "malesseri estremamente seri, predisporre a comportamenti aggressivi, o estremamente passivi e inclini alla soggezione".
Non alto ma significativo (8,5%) anche il numero delle donne che accedono per proprio conto allo Sportello. "Si tratta – si legge nel dossier – di pazienti che si sono recate al pronto soccorso per patologie diverse, non strettamente collegate a un’aggressione recente, e che, incuriosite dalla nostra insegna su una porta che dà direttamente nella sala d’aspetto, entrano per chiedere informazioni su quello che facciamo. Spessissimo tornano".L’integrazione tra l’ospedale e il servizio è giudicata "eccellente: nel 74,3% dei casi c’è stata una collaborazione attiva con il personale del triage, e nell’8,5% dei casi l’interazione è avvenuta con il personale degli altri reparti". Sportello Donna ha a sua volta coinvolto, in tutte le occasioni in cui se ne è ravvisata la necessità, i servizi interni: l’assistente sociale (4,2%), le mediatrici culturali (2,5%), il servizio di psichiatria (4,2%). "Possiamo correttamente affermare – si legge nel dossier – che la stragrande maggioranza dei casi che sono giunti allo Sportello non sarebbero emersi in alcun modo" se le vittime non avessero potuto giovarsi dello strumento reso loro disponibile dall’azienda ospedaliera San Camillo Forlanini e dalla cooperativa sociale BeFree.
http://roma.repubblica.it/cronaca/2010/06/08/news/sportello_donna-4668222/