Italiano, accusato di minacce e violenze alla ex moglie

MARGHERAMinacce e violenze alla moglie, arrestatoIn manette un ex meccanico di 55 anni, rovinato dal gioco: il giudice gli aveva vietato di avvicinarsi alla donna. La moglie ha dovuto cambiare i percorsi per andare al lavoro, lui la trovava sempre. Seguita anche nella nuova casa: "Ti tiro il collo come a una gallina"di Carlo Mion

MARGHERA. Due mesi fa il giudice l’aveva allontanato dalla moglie dopo la denuncia di lei per stalking. Lui, l’ex marito, imperterrito ha continuato a molestarla, a minacciarla, a perseguitarla. Alla fine su richiesta della polizia il giudice ha deciso di arrestarlo. In manette è finito G.P., 55 anni, artigiano finito in miseria per colpa della malattia del gioco.Ad arrestarlo sono stati gli agenti del commissariato di via Cosenz. Gli stessi che in questi anni hanno raccolto le varie denunce della donna e che hanno cercato di portare a più miti consigli l’uomo. Fatiche sprecate anche perché nelle ore trascorse in commissariato a spiegare le proprie ragioni lui ha sempre addossato a lei le colpe del suo fallimento che invece va ricercato nel gioco, nella febbre per le macchinette mangiasoldi che in dieci anni hanno bruciato quanto aveva costruito con la sua attività di meccanico.

Fino a metà degli anni Novanta l’uomo era titolare di un’avviata officina meccanica. Poi il gioco e in particolare i videopoker s’impadroniscono della sua vita e gliela rovinano. Nel baratro l’uomo trascina anche la famiglia. In breve si è trovato a dover vendere tutto per pagare i debiti. Quindi un lavoro come operaio dipendente di un’azienda. Per anni ha maltrattato la moglie e le ha usato violenza procurandole anche lesioni. Non sono mancate ripetute minacce di morte. Ad un certo punto lei non ce l’ha più fatta e se n’è andata di casa chiedendo la separazione. Per alcuni mesi ha ritrovato una certa tranquillità in una nuova casa al Lido. Poi lui ha scoperto dove viveva e dove lavorava. E da quel momento è iniziata la persecuzione.

La moglie lo trovava in ogni dove: negli imbarcaderi che utilizzava, sul posto di lavoro e nei pressi della nuova abitazione. Anche parlando col loro figlio l’uomo ha usato parole violente dirette alla moglie: «Giuro su mia madre che prima o poi le taglio il collo»; «se non torna a casa la uccido tirandole il collo come a una gallina». In un’occasione, oltre alle minacce, l’ha colpita con un pugno procurandole, oltre a lesioni, anche un grave stato d’ansia. Un’altra volta l’ha presa per il collo su un imbarcadero.La donna più volte si è rivolta al commissariato di Marghera. A maggio è arrivata la decisione del giudixce di allontanare l’uomo dalla donna. Ma poco è cambiato: le molestie e le minacce sono continuate anche più di prima. Nel frattempo lui ha pure perso l’abitazione dove viveva.

Senza soldi non pagava l’affitto e quindi è stato sfrattato. Ha quindi trovato un posto dove dormire in una struttura del Buon Pastore.La donna, già costretta a cambiare modo di vita, percorsi e mezzi per raggiungere e tornare dal posto di lavoro, è ripiombata in un incubo. Gli agenti del dottor Michelangelo La Tella hanno ricominciato a proteggerla. La scorsa settimana è arrivato il nuovo provvedimento del giudice che disponeva la misura cautelare, in attesa del giudizio, degli arresti domiciliari. Ma l’uomo nel frattempo non aveva più un’abitazione e l’ospitalità nella struttura del Buon Pastore era incompatibile con gli arresti domiciliari. Da qui la decisione del giudice di arrestare e portare in carcere l’uomo. E per l’ennesima volta l’uomo ha ribadito agli agenti: «Tanto io comunque non ho nulla da perdere». Una frase sibillina che non lascia presagire nulla di buono.(28 luglio 2010)

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