Eures-Ansa, i delitti in famiglia uccidono più della mafia
RAPPORTO. Il fenomeno è la prima causa di morte in Italia. Conferme anche dal Centro studi sicurezza pubblicaIl Nord in testa alla classifica, con 70 vittime, pari al 47.6 % delle 147 registrate nel 2008 A Brescia quell’anno furono tre
Uccide più della mafia e della criminalità comune. Nella maggior parte dei casi, lo fa con un’arma da taglio: nell’ultimo consumato nel bresciano, con un’ascia. Il killer è il «focolare domestico». Mentre Brescia è ancora scossa dall’omicidio di Prevalle, dove sabato scorso Emiliano Dolcetti (35 anni e un passato legato alla droga e ai problemi psichici) in meno di un quarto d’ora ha ucciso la zia e ferito gravemente la cugina, viene da sè chiedersi perchè. Fermo restando che, stando alla versione di Dolcetti, avrebbe agito «per estirpare il demonio» nascosto nella zia.
A fare del delitto in famiglia il primo indiziato nella cause di morte in Italia non sono solo i fatti, ma il rapporto Eures-Ansa 2009 che, in riferimento all’anno precedente, piazza il Nord in testa alla classifica, con 70 vittime donne, pari al 47.6 per cento delle 147 uccise nel 2008 in Italia (44 nel Sud e 33 al Centro). Non solo, perchè disgregando i dati a livello regionale, è la Lombardia a detenere il triste record dei femminicidi (il 70 per cento consumato in famiglia): 26 le vittime, il 18 per cento del totale (seguono Toscana e Puglia). Brescia? Conta 2 omicidi in famiglia e 1 tra coinquilini nel 2009 (il 20 marzo Giuseppe Candido uccide la ex fidanzata Patrizia Maccarini nella sua casa di Calvisano; il 27 luglio Raffaele Brandi spara alla convivente Rossana Di Leva, a Marcheno; il 25 dicembre, alle Fornaci, il tunisino Ben Didane Macran viene picchiato e accoltellato dal coinquilino Faouzi Yazidi).
Numeri che, però, salgono nel bilancio 2008, anno in cui il Bresciano registra 3 omicidi in famiglia (l’11 gennaio, nel quartiere Sant’Anna, il pensionato Angelo lazzaroni strangola la moglie Margherita Gosio; il 18 aprile a Gardone Val Trompia Cristian Razza accoltella il padre; il 26 maggio, a Marone, viene recuperato dai sub il corpo di Agnese Schiopetti, bresciana di 26 anni che viveva a Ospitaletto, morta per soffocamento: in manette il marito Davide Sobacchi). Si aggiunge, l’11 novembre, l’omicidio di Maurizio Richini, imprenditore di Darfo, ucciso a sprangate dal suo operaio albanese Luci Hamit. Quattro giorni dopo, in Honduras, Paolo Esposito, bresciano, uccide i tre figli e la compagna prima di togliersi la vita. Sempre nel 2008, il 19 ottobre, un delitto per mano del «branco»: a Desenzano il marocchino Mohammed Chamrani viene picchiato e ucciso da tre giovani di Calcinato, due minori.NON VA MEGLIO il 2007, che a Brescia tocca quota 5 delitti in famiglia. Numeri, quelli nazionali, in linea con lo studio condotto anche da Maurizio Marinelli, direttore del Centro Studi sulla Sicurezza Pubblica di Brescia e docente di criminologia.
«Seppur con un minimo margine, la maggior parte degli omicidi nel Nord Italia matura in un contesto familiare o sentimentale – rileva Marinelli -. Percentuale che scende fino al 35 per cento nel Mezzogiorno, mentre al Sud prevale l’omicidio legato alla criminalità organizzata. All’interno della coppia, inoltre, gli uomini uccidono il doppio rispetto alle donne». Anni neri, per gli omicidi commessi tra le mura domestiche, il 2005 e il 2006, quando rappresentavano il 32 per cento del totale nazionale con 195 casi su 621, e un picco del 12 per cento rispetto agli anni precedenti. E Brescia ne sa qualcosa, con l’estate che proprio nel 2006 contò 7 omicidi, di cui 1, clamoroso, consumato in casa: Hina Salem, 20enne pakistana uccisa dal padre l’11 agosto e seppellita nel giardino della casa di Sarezzo. Quello che non cambia è il primato del Nord, e della Lombardia. Quando la coppia diventa una trappola mortale: perchè, stando alle statistiche, è il legame a due che genera. più di quello genitori-figli, un delitto in casa.
Ma qual’è il movente? «Amori delusi, traditi, soffocanti, sfondi passionali insomma, che sfiorano il 30 per cento del totale», spiega Marinelli -. Seguono contrasti personali, disturbi psichici, attribuzione della casa, ragioni economiche. Ed è proprio sul contenzioso in caso di separazione che anche gli avvocati matrimonialisti lanciano l’allarme. Un appello, per una politica di prevenzione che preveda la mediazione familiare con esperti di gestione delle violenze familiari. Una linea che Marinelli condivide: «I dati evidenziano situazioni drammatiche, anche senza picchi eclatanti, Dobbiamo fermarci a riflettere su un processo culturale che va scandagliato. Famiglia, oratori, scuola: sono contesti in cui si muovono segnali del disagio, tra le coppie, o di una madre verso un figlio e viceversa».SEMPRE secondo Eures, ogni 10 giorni un padre, un marito, pianifica il proprio «suicidio allargato», trascinando con sè la compagna (nel 53 per cento dei casi), uno o più figli (nel 29 per cento) o altri familiari.
Teorie confermate ancha da uno studio condotto alla Sapienza di Roma, secondo cui, il susseguirsi della scia di morte in famiglia equivarrebbe a un caso di omicidio ogni due giorni. L’identikit del killer? Maschio, tra i 25 e i 34 anni nel 24 per cento dei casi, e tra i 35 e i 44 nel 22 per cento, coniugato/a (40 per cento). Uccide con armi da taglio e da fuoco, soprattutto in casa. «Una tragedia che non passa di moda – ammette Marinelli -. Come non passa di moda nemmeno il fenomeno delle madri assassine». A livello nazionale, nella relazione genitori-figli si consuma un omicidio familiare su quattro (22 genitori uccisi dai figli e 21 figli uccisi dai genitori): il caso Lorandi quello più eclatante della realtà bresciana. «La tempestività dell’intervento è fondamentale, come indispensabili sono i contatti con i presidi sociali sul territorio per evidenziare in tempo situazioni di disagio – chiude Marinelli -, troppo spesso sottovalutate».Mara Rodella
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