02/08/2010, ore 19:38 Una nuova/vecchia conoscenza: il cyberstalker
di: Antonio Rispoli
C’è una figura che si aggira in Internet: il cyberstalker. Non sempre lo riconosci a colpo d’occhio, perchè alle volte ha un approccio aggressivo, alle volte invece è tranquillo; qualche volta è anche dolce e gentile, altre volte si propone con insistenza. Quello che non cambia è il suo rapporto con le donne. Non importa che età abbiano, se siano belle o brutte o altro. Passato il primo momento, contattano le donne in privato, di solito apostrofandole con pesanti apprezzamenti o con allusioni sessuali. Se – come è spontaneo e naturale – la donna in questione lo manda a quel paese, ecco che il cyberstalker scatta: troia, puttana, lesbica e così via. E queste di solito sono le espressioni più gentili che le poverette si trovano ad affrontare. Certo, si sa che tipologia di persona è.
Sono persone frustrate, uomini che nella vita hanno ampiamente dimostrato la propria incapacità, di fronte ad una donna in particolare – magari la collega di lavoro che è molto migliore di lui – o di fronte al mondo femminile in generale. A questo si può aggiungere magari anche un’educazione tradizionalista, di quelle di un secolo fa, che collocano le donne in un angolino a casa a cucinare e a rammendare i calzini. La somma di queste due impostazioni psicologiche, magari unite ad altre cose, crea questo genere di persone. Una parte di loro li troviamo prima o poi sui giornali, sono quelli che vengono arrestati per avere preso a botte la moglie, la fidanzata o la partner o per averla uccisa.
Ma c’è un gruppo ancora più vasto che non riesce a fare neanche questo. Allora si riduce ad insulti e minacce fatte via Internet. Non è un fenomeno nuovo. Negli anni ’80 erano quelli che scrivevano insulti sui muri o sui pali della luce con le bombolette spray (rigorosamente di notte, perchè sono troppo vigliacchi). A fine anni ’90 facevano stalking nelle chat, andando a cercare le ragazze, da infastidire con messaggi privati. Oggi hanno un altro mezzo, Facebook. Che consente a queste persone anche un altro aiuto: la creazione di gruppi o di pagine in cui tanti di questi individui possono riunirsi ed organizzare aggressioni via internet contro questa o quella ragazza. Rea magari solo di avere a sua volta creato un blog, una pagina fan su Facebook o qualcosa del genere su cui crea argomenti di discussione validi.
E così abbiamo un mucchio di ragazze che sono costrette a subire valanghe di insulti, solo perchè fanno la cosa più normale del mondo: mandano a quel paese un cafone maleducato, spesso anche volgare. Difese? Ben poche. Per fortuna quasi ovunque esiste il sistema del ban, cioè della cancellazione dei contatti, per impedire a quella persona di dare fastidio. Ma è insufficiente. Infatti di solito si organizzano tavoli di discussione telematica dove magari il cyberstalker usa l’account dell’amico per aggirare il problema, o cose del genere. Oppure crea un nuovo nick col quale dare fastidio. Una denuncia alla Polizia? Spesso è inutile, in quanto perchè si configuri il reato c’è bisogno di requisiti che non sempre avvengono in queste occasioni. E poi non è certo una multa da qualche decina di euro che cambia le cose. E allora? Purtroppo anche in questo caso, le vittime sono sempre le più indifese.
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