Italiano, accusato di aver commesso molestie e atti persecutori nei confronti di tre donne

Sassari, molestie a tre donne:
dirigente in cella per stalking

Nella denuncia di una delle vittime si descrivono scenate durante le quali P. O. lasciava intendere alla donna di poter controllare tutta la sua famiglia. L’ultimo tentativo di spaventarla per far sì che lei non lo denunciasse.

Tre vittime per uno stalker solo. P. O., sassarese, ex revisore dei conti del Comune di Sassari, da ieri mattina è agli arresti domiciliari con l’accusa di stalking. Il giudice del tribunale di Sassari lo ha costretto a casa per tenerlo lontano dalle tre donne che hanno denunciato le sue molestie. Ad aggravare la sua posizione e convincere il gip a firmare l’ordinanza di custodia cautelare è stato, di certo, il curriculum del cinquantatrenne, che solo un anno fa aveva cercato di bruciare viva una prostituta rumena. Alla fine di giugno dello scorso anno, l’aveva prima cosparsa con dell’olio combustibile e poi aveva cercato di dare fuoco ai suoi vestiti con un accendino. Lei era riuscita a scappare e a denunciare tutto alla polizia. Ora è tutta un’altra storia.

NUOVE VITTIME Le nuove vittime di P. O. hanno fatto i conti con le sue telefonate, i messaggi sul cellulare, gli appostamenti sotto casa e i pedinamenti per strada fino al posto di lavoro. Ma non solo. L’ex collaboratore del Comune di Sassari di tanto in tanto lasciava una letterina sotto il tergicristallo delle loro auto. Un segnale, un piccolo messaggio per far sapere che lui le teneva sempre d’occhio. Nella denuncia di una delle vittime si descrivono scenate durante le quali P. O. lasciava intendere alla donna di poter controllare tutta la sua famiglia. L’ultimo tentativo di spaventarla per far sì che lei non lo denunciasse. Invece, tutte e tre le vittime dello stalker sassarese sono corse in un ufficio della Questura è hanno raccontato le loro storie diverse e uguali tra loro.

INCUBO COMUNE Giornate scandite da quella presenza ingombrante, notti interrotte da telefonate che arrivavano a qualunque ora. Messaggi continui sul telefonino e quegli occhi puntati addosso che si ritrovavano di fronte all’improvviso, mentre andavano a lavoro o passeggiavano con le amiche. Nell’indagine avviata dalla squadra mobile della Questura quel nome ha portato in un istante alla storia della cittadina rumena. A quella notte in cui la ventiduenne raccontò di come P. O. l’avesse bloccata all’interno della sua utilitaria, cosparsa con dell’olio combustibile e di come le avesse lanciato addosso un accendino. Quella volta le accuse erano diverse: tentato omicidio, lesioni personali e tentata rapina. L’arresto arrivò in un paio d’ore.

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