Voleva uccidere l’ex fidanzata
In manette un quarantenne
L’ARRESTO. La Polizia Locale l’ha fermato davanti all’abitazione della donna in città. Già condannato due anni fa, non sopportava la fine della storia: nell’automobile aveva nascosto un manganello estensibile d’acciaio
Brescia. Le scriveva fino a 40 sms al giorno. E la chiamava fino a 50 volte al giorno. Per tormentarla e minacciarla di morte. «Ti faccio fare la fine della donna presa a martellate vicino a via Cremona», le intimava. Ma la paura non ha impedito alla vittima, una donna bresciana di 38 anni, perseguitata e sfinita, di denunciare l’ex convivente per mettere la parola fine alle persecuzioni. Così gli agenti della Polizia Locale, il 12 novembre, hanno arrestato, in flagranza di reato, M.M., commerciante di 40 anni, per stalking. «Quel giorno aveva telefonato al figlio della ex compagna dicendo che avrebbe ucciso la mamma prima di togliersi la vita – spiega il comissario Alessio Moladori, che ha seguito l’indagine -, poi si è recato a casa della donna, in via Vittime d’Istria». E’ lì che i poliziotti, allertati dalla vittima, l’hanno fermato: a bordo dell’auto aveva il cellulare utilizzato per perseguitare la ex, e un manganello estensibile di acciaio posto sotto sequestro» (l’uomo dovrà rispondere di detenzione abusiva). Lo stalker è risultato anche positivo al test della cocaina e, nonostante minacciasse la donna dicendole che le avrebbe sparato «per mano propria o di terzi», in casa sua gli agenti non hanno trovato armi da fuoco.
DA TEMPO, però, la polizia era sulle sue tracce: recidivo, aveva già patteggiato una condanna un paio di anni fa, quando lo stalking non esisteva, ma gli atti persecutori sì. «Lo conoscevamo già – conferma il comandante della Locale, Roberto Novelli -: nel 2008 era stato colpito da un’ordinanza di divieto di dimora, sfociata poi a una pena patteggiata di un anno e due mesi, a seguito di un’indagine condotta dalla Squadra Mobile della Questura». Un anno dopo, nell’ottobre del 2009, sono stati proprio gli agenti della Locale a denunciarlo a piede libero per gli stessi reati: minacce e molestie nei confronti della ex. «Sembrava che si fosse tranquillizzato, che si fosse rassegnato al rifiuto e avesse capito – commenta Moladori – e invece, dopo un altro anno, nell’ottobre scorso, l’ossessione è ricominciata. E le minacce hanno toccato l’apice dall’inizio di novembre: le telefonate minatorie e riprovevoli, a cui si aggiungevano gli appostamenti, hanno iniziato a farsi sempre più frequenti». Fino a quando la donna, che vive con due figli di 11 e 12 anni nati da una precedente relazione, ha deciso di denunciarlo di nuovo (una settimana prima si era rivolta ai carabinieri). «Temevamo il fattaccio da un momento all’altro – rivela Moladori -: per questo più di una volta abbiamo accompagnato la donna a prendere il figlio a scuola». La mattina dell’arresto, prima di recarsi sotto l’abitazione della vittima, il suo ex aveva fatto tappa anche sul luogo di lavoro della donna, commessa in un negozio (al momento assente, avrebbe attaccato nel pomeriggio) per metterla in cattiva luce.
«A dimostrazione della validità del quadro probatorio formulato dalla Polizia Locale, il gip ha convalidato l’arresto e la custodia cautelare in carcere chiesta dal pm, ricorrendo quindi alla procedura veloce, senza passare dall’ammonimento davanti al Questore che, in questo caso, avrebbe richiesto tempi lunghi rispetto all’urgenza della situazione». Considerato dal giudice «un soggetto pericoloso e incapace di autocontrollo» – come citato nell’ordinanza di convalida -, M.M. resta a Canton Mombello, e rischia una condanna fino a 4 anni.
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