Monza, 18enne trovata morta in casa
è stata strangolata con una sciarpa
Il corpo della ragazza, originaria del Bangladesh, era nel monolocale in via D’Annunzio 12
che condivideva con lo zio, che ha scoperto il corpo ed è stato sentito per ore in caserma
di GABRIELE CEREDA
Era riversa sul letto, con una sciarpa stretta attorno al collo: aveva 18 anni la ragazza originaria del Bangladesh trovata morta nel tardo pomeriggio in un appartamento di via D’Annunzio a Monza. La giovane, che sarebbe stata uccisa per strangolamento, da un paio di settimane viveva con uno zio, lontana dai genitori che abitano a Varese. Sembra che la diciottenne si fosse trasferita dallo zio proprio a causa di alcuni dissidi sorti con la famiglia. I genitori, accompagnati dai parenti, appena avvertiti si sono diretti verso Monza.
A dare l’allarme al 118 e ai carabinieri è stato proprio lo zio. Ha riferito di averla trovata ormai senza vita, rientrando a casa. L’uomo è stato quindi accompagnato in caserma per accertamenti dai carabinieri del nucleo investigativo di Monza: per ora non risulta indagato. Le indagini sono concentrate nel ricostruire le ultime ore di vita della ragazza e la sua rete di amicizie. Si stanno rintracciando anche le persone che la giovane potrebbe aver contattato via Internet. Secondo un primo esame eseguito dal medico legale sarebbe esclusa la violenza sessuale, mentre nel monolocale non sono stati evidenziati alcun segno di effrazione e di scasso. La ragazza dunque avrebbe aperto volontariamente la porta al suo assassino e nessuno l’avrebbe sentita urlare o chiedere aiuto.
I carabinieri hanno sentito anche i vicini di casa per capire se hanno notato qualcuno salire verso l’appartamento della vittima. Sequestrati i filmati registrati dalle telecamere di videosorveglianza che si trovano su via D’Annunzio. Sentiti
anche i genitori della ragazzina per capire soprattutto il motivo che aveva reso i loro rapporti talmente tesi da indurla a trasferirsi a casa dello zio.
http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/01/13/news/monza-28060479/
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Sharna strangolata dall’amante
un 25enne ricercato per il delitto
La giovane vittima di Monza tradita dal suo sogno di libertà. “Si vedeva poco in giro,
ma era rispettosa”. Non voleva sposare l’uomo scelto dai suoi genitori in Bangladesh
di GABRIELE CEREDA e SANDRO DE RICCARDIS
La vittima del delitto di Monza
Era arrivata solo tre anni fa dal Bangladesh con la famiglia in Italia. Aveva imparato la lingua con qualche difficoltà perché viveva in casa, non andava a scuola, non aveva un lavoro fisso. Solo qualche impiego saltuario di poche settimane sempre presso connazionali. Passava la maggior parte del tempo ad aiutare la famiglia. Pochi svaghi, tranne le feste della comunità, dove poteva scherzare con i coetanei. Con ogni probabilità è proprio in una di queste occasioni che Sharna Abdul Gafur, 19 anni a marzo, aveva conosciuto l’uomo che l’ha uccisa.
La ragazza è stata trovata venerdì pomeriggio distesa sul letto, senza vita, all’interno di un appartamento nelle case di ringhiera di via Gabriele D’Annunzio, a Monza, dove viveva con lo zio Yousuf Khan Ali. Morta, strangolata con una sciarpa. Nel monolocale nessun segno di effrazione e di lotta. Per gli inquirenti, la vittima conosceva il killer ed è stata lei ad aprirgli la porta. La giovane si era appena trasferita a casa dello zio per sfuggire all’atmosfera oppressiva dei genitori, residenti a Gallarate, in provincia di Varese, che l’avevano promessa in sposa ad un connazionale di mezz’età rimasto in Bangladesh. Lei invece voleva inseguire il suo sogno d’amore: un altro connazionale di 25 anni, già sposato e padre di un figlio. Circostanze che avevano finito per scatenare il contrasto con la famiglia.
“Si vedeva poco in giro,
una ragazza che salutava con rispetto ma abbassava subito lo sguardo – racconta Dalin Mainddin, un residente della zona, abitata in gran parte da immigrati, anche lui bengalese – . Lo zio, invece, lo conosco bene. Una persona per bene, un lavoratore serio e affidabile. Lo vedevo uscire tutti i giorni per andare nel ristorante di Milano dove lavora come cameriere. Un uomo discreto”. A sconcertare i connazionali di Sharna è l’impressione che il delitto possa essere maturato all’interno della comunità, ma tutti negano riferimenti a motivi religiosi o regole tribali. “Sono sicuro che la religione non c’entri nulla – confida Mosaraf, un altro connazionale – . Nel nostro Paese, c’è una grande tolleranza su questi temi. Più probabile che dietro ci sia un colpo di testa, qualcuno che abbia perso la calma”.
Amore, rabbia, rancore, gelosia, anche per gli investigatori sono questi i sentimenti che potrebbero aver scatenato la furia dell’omicida. Un delitto passionale più che una punizione per il desiderio di una vita all’occidentale. Per questo gli inquirenti sono sulle tracce del giovane amante della vittima, che ancora non si trova. L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Alessandro Pepè, ha imboccato una direzione precisa. Il fatto che l’assassino abbia fatto sparire le chiavi di casa e il cellulare della ragazza fanno concentrare i sospetti sulla relazione che Sharna aveva allacciato con il 25enne bengalese. Un particolare emerso con chiarezza dagli interrogatori dei genitori, della sorella e dello zio della vittima, ascoltati fino all’alba di sabato.
http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/01/15/news/la_18enne_strangolata_in_casa_aveva_un_marito_in_bangladesh-28100531/?ref=HREC1-10