#40 (Donna) Uomo accusato di aver ucciso la fidanzata

Omicidio nella Bologna bene:
il corpo di una donna in un congelatore
La vittima, che era scomparsa da circa due settimane, aveva la testa fracassata. Tracce di sangue sui muri. La polizia cerca il fidanzato

Il corpo senza vita di una giovane donna di 42 anni, Silvia Caramazza, è stato ritrovato in una abitazione di viale Aldini, al civico 28. La donna, a quanto si apprende, era scomparsa da circa due settimane. I suoi amici avevano tentato inutilmente di chiamarla al telefono, e bussando a casa sua non avevano mai avuto risposta.

Il corpo. Il cadavere è stato rinvenuto in un sacco all’interno di un congelatore, in una delle stanze da letto della casa. La donna aveva la testa fracassata. Sui muri tracce di sangue. Caramazza indossava un abito da casa (una tuta o un pigiama), il che fa pensare agli inquirenti che possa essere stata aggredita nel sonno.

Il compagno è sospettato. La polizia sta cercando il fidanzato, un imprenditore edile di cui sembra si siano perse le tracce. La scomparsa della giovane donna era stata denunciata; il compagno era stato sentito dalla polizia, e dal suo racconto erano emerse alcune incongruenze, tanto da convincere gli agenti a cercare in quella casa.

I vicini. ”L’ultima volta che li avevamo visti insieme è stato non molto tempo fa”, hanno raccontato alcuni studenti universitari che abitano sullo stesso pianerottolo al piano rialzato. Secondo quanto avevano intuito gli studenti, i due convivevano.

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2013/06/27/news/omicidio_in_viale_aldini_trovato_il_corpo_di_una_donna-61989710/

Trovato il cadavere di una donna
Era nel congelatore di casa
Aveva una profonda ferita alla testa. Si cerca il fidanzato
Le amiche avevano denunciato la scomparsa della donna

BOLOGNA – Il corpo di una bolognese di circa 40 anni, Silvia Caramazza, è stato ritrovato senza vita in un appartamento in viale Aldini. Il cadavere della donna è stato rinvenuto all’interno di un congelatore, in un sacco.L’elettrodomestico era chiuso e attaccato alla corrente elettrica. Il corpo della donna presenta una profonda ferita alla fronte. Il congelatore si trova in una delle camere da letto della casa. Nella camera, vicino alla testa del letto e sui muri vicini, la polizia scientifica ha trovato macchie di sangue. Vicino farmaci e sonniferi. Per il resto la casa era abbastanza in ordine
Il cadavere trovato in viale Aldini

IL FIDANZATO – La donna era vestita con un abito da casa, all’apparenza una tuta o un pigiama. Questo fa pensare che l’aggressione possa anche essere avvenuta mentre dormiva. La scomparsa era stata denunciata il 19 giugno da alcune amiche della donna, che non avrebbe parenti in città. Anche se in passato si era già allontanata, qualcosa aveva destato l’allarme in chi la conosceva. La denuncia di scomparsa sarebbe stata presentata in un commissariato, ma alcune incongruenze nel racconto del fidanzato, sentito dalla polizia nei giorni scorsi, avrebbero convinto la polizia a sfondare la porta della casa della scomparsa, trovando così il corpo. Ora la polizia sta cercando di rintracciare il fidanzato, un imprenditore edile.

I VICINI DI CASA – «L’ultima volta che li avevamo visti insieme è stato non molto tempo fa», hanno raccontato alcuni studenti universitari che abitano sullo stesso pianerottolo al piano rialzato. Secondo quanto avevano intuito gli studenti, i due convivevano, e lei, ha raccontato una ragazza, sembrava «avere un po’ la testa fra le nuvole»

http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2013/27-giugno-2013/trovato-corpo-senza-vita-una-38enne-bolognese-2221881824813.shtml

Uccisa e messa dentro il freezer,
si cerca il fidanzato di Silvia
La donna, 39 anni, non dava notizie di sé da due settimane: le amiche erano preoccupate. Principale sospettato è il compagno, che sembra sparito

C’è un primo sospettato per l’omicidio di Silvia Caramazza, ed è il fidanzato, di cui si sono perse le tracce nei giorni scorsi. I vicini raccontano che i due vivevano assieme, nell’appartamento di viale Aldini all’interno della quale è stato trovato il corpo della donna: vestito con abiti da camera, il corpo era in un sacco nero dell’immondizia di grandi dimensioni, in posizione fetale ma con i piedi verso l’alto, dentro un congelatore a pozzetto.

Un’unica ferita, al capo. Nella camera schizzi di sangue. Probabilmente, ritengono gli inquirenti, la donna è stata colpita nel sonno. Non è ancora stata disposta l’autopsia, che potrà fare più chiarezza sul delitto. Gli agenti hanno deciso di spingersi nella casa della donna dopo aver ascoltato il fidanzato: il suo racconto presentava delle incongruenze ritenute da verificare.

Le amiche raccontano che Silvia, 39 anni, commercialista, era rimasta orfana di padre e madre, e da allora si era un po’ lasciata andare. La denuncia della sua scomparsa è stata presentata due settimane fa. Non immediatamente, perché non era la prima volta che Silvia si allontanava o non dava sue notizie. Le prime ricerche non hanno dato esito. Poi il sopralluogo degli agenti nella casa della donna. E la macabra scoperta: Silvia Caramazza non si era allontanata. E’ stata uccisa.

“Stiamo verificando tutte le persone che avevano contatti con la vittima. Controlliamo chi la frequentava e i loro spostamenti. Il fatto è di una gravità inaudita”. Così il procuratore capo di Bologna Roberto Alfonso dopo la macabra scoperta. “Stiamo verificando tutte le persone che avevano contatti con la vittima. Controlliamo chi la frequentava e i loro spostamenti. Il fatto è di una gravità inaudita”. Così il procuratore capo di Bologna Roberto Alfonso dopo la scoperta del cadavere. La Procura indaga per omicidio volontario e occultamento di cadavere.

L’ipotesi degli inquirenti è che il delitto sia avvenuto dentro casa. L’arma del delitto (un corpo contundente con cui la donna è stata colpita alla fronte) e il cellulare della ragazza non sono stati ritrovati. Non è ancora chiaro se chi ha assassinato la donna abbia provato a pulire la scena del delitto. E’ ipotizzabile che il congelatore, non nuovo, sia stato portato lì per ritardare la scoperta del cadavere. Solo l’autopsia però potrà chiarire quando la giovane sia morta, anche se il congelamento dei tessuti potrebbe rendere più complicata la datazione del decesso.

L’ultima volta che la donna è stata vista viva risale al 7 giugno quando lasciò alcuni amici che la avevano ospitata per qualche giorno a Pavia. Da allora non ci sono prove che fosse viva.
Il 14 giugno delle amiche, insospettite come i parenti dal fatto che non rispondeva più al telefono ma solo agli sms, ne hanno denunciato la scomparsa ad un commissariato di Polizia. Ad allarmare tutti, cugini compresi, non tanto il fatto che non rispondesse alle telefonate (a quanto pare cosa non inusuale per una ragazza che negli ultimi tempi aveva sofferto di depressione) ma il tono dei messaggini. Negli sms chi scriveva usava termini e diceva cose che risultavano ‘strane’ a chi conosceva bene Silvia. Messaggini in cui, a quanto si apprende, la ragazza avrebbe anche annunciato che a breve sarebbe stata irreperibile per una vacanza.

Così il giorno della denuncia la polizia ha telefonato al compagno della ragazza, 34 anni originario della provincia di Sassari, per chiarimenti. Il giovane ha risposto che erano assieme in Sicilia, a Catania, ma che la donna non poteva in quel momento rispondere al telefono.

Su sollecitazione dei colleghi bolognesi però la Squadra Mobile di Catania è andata a controllare all’indirizzo fornito dal giovane, non trovandoli. Così l’uomo è stato sentito dalla polizia tre giorni fa, il 25 giugno. In quella occasione ha detto di essere stato con Silvia fino al 16, ma che poi lei aveva deciso di intraprendere un viaggio in Grecia. Giovedì, viste queste ed altre incongruenze, il pm Maria Gabriella Tavano ha disposto che venisse sfondata la porta di casa. Poco dopo, il ritrovamento del cadavere.

Non si esclude che la morte sia avvenuta solo qualche giorno prima del ritrovamento del cadavere. La donna, questa una ricostruzione al vaglio degli inquirenti, potrebbe essere stata isolata in casa dal suo assassino, per qualche giorno, prima di essere uccisa.

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2013/06/28/news/omicidio_viale_aldini-62009835/?ref=HREC1-11

Delitto Caramazza, fermato
il fidanzato della vittima
Il principale sospettato dell’omicidio di Silvia, la 39enne trovata morta nel freezer in casa sua, è stato trovato in Sardegna, in un paesino nei pressi di Olbia

BOLOGNA – È stato catturato in un agriturismo a Budduso (foto), frazione di Padru, un piccolo paese della campagna sarda, nei pressi di Olbia, Giulio Caria, il fidanzato di Silvia Caramazza, la donna di 39 anni trovata morta giovedì nel suo appartamento in viale Aldini, chiusa in un sacco dentro a un freezer collocato nella camera da letto.

L’uomo, 34 anni, ricercato da diversi giorni, è accusato per omicidio volontario e occultamento di cadavere. La scomparsa della donna era stata denunciata da due amiche lo scorso 14 giugno. Il fidanzato della vittima si era reso irreperibile dopo essere stato ascoltato di persona dalla Squadra mobile di Bologna martedì scorso. Il suo racconto sulla scomparsa della ragazza non era risultato convincente.

A carico dell’uomo, che è originario di Berchidda, c’era un provvedimento di fermo della Procura di Bologna. Il provvedimento, eseguito dai Carabinieri del nucleo operativo di Olbia, sarà convalidato dalla Procura di Sassari. Caria era a bordo dell’auto di proprietà della vittima, a circa 15 km dal paese in cui vive la sua famiglia. Secondo un primo accertamento avrebbe trascorso la notte in auto. Inutile, dunque, il tentativo di fuga in Sardegna.

L’autopsia sul corpo della vittima sarà eseguita martedì.

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2013/06/29/news/delitto_del_freezer_preso_il_fidanzato_della_vittima-62093753/?ref=HRER1-1

Uccisa e messa nel freezer,
preso il fidanzato di Silvia
È stato fermato a Padru, un piccolo paese nei pressi
di Olbia. Era nascosto dietro un cespuglio

BOLOGNA – Giulio Caria, il fidanzato di Silvia Caramazza, è stato fermato a Padru, un piccolo paese della campagna sarda, nei pressi di Olbia. La Procura di Bologna aveva emesso nei suoi confronti un decreto di fermo. Caria, 34 anni, è accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere nell’ambito dell’inchiesta sulla morte della fidanzata di 39 anni trovata morta giovedì scorso nel suo appartamento in viale Aldini, chiusa in un sacco dentro a un freezer collocato nella camera da letto.
NASCOSTO DIETRO UN CESPUGLIO – Caria, che da giorni risultava irreperibile, era nascosto dietro un cespuglio di macchia mediterranea, nelle campagne di Padru. Il fermo dell’uomo è stato effettuato dai Carabinieri del Comando Provinciale di Sassari che da ieri hanno dato vita ad una vasta ricerca su tutto il territorio adiacente Berchidda, paese di cui è originario, dove sarebbe stato visto. A Padru, comune adiacente, è stata notata la sua autovettura chiusa a chiave e così i militari hanno battuto le campagne circostanti trovandolo nascosto tra alcune frasche.

LE RICERCHE – Alla sua individuazione le forze dell’ordine sono arrivate anche con la collaborazione della squadra Mobile di Sassari. Le attività di indagine della Mobile di Bologna infatti avevano permesso di capire che Caria si era rifugiato nella sua terra d’origine. Sono anche state organizzate delle battute in zona. Il provvedimento di fermo emesso dal pm bolognese Maria Gabriella Tavano a carico dell’indagato è stato trasmesso al pm della Procura di Sassari Paolo Piras. L’autopsia sul corpo della vittima sarà eseguita martedì.

http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2013/29-giugno-2013/uccisa-messa-freezer-preso-fidanzato-silvia-2221917005338.shtml

Donna uccisa a Bologna, fermato il compagno
Fermato a Olbia

Era nascosto dietro un cespuglio di macchia mediterranea, nelle campagne di Padru (Olbia-Tempio), Giulio Caria, di 34 anni, il compagno di Silvia Caramazza, la 39enne uccisa, messa in un congelatore e trovata dalla polizia giovedì nel proprio appartamento in viale Aldini, a Bologna. Il fermo dell’uomo è stato effettuato dai Carabinieri del Comando Provinciale di Sassari che da ieri hanno dato vita ad una vasta ricerca su tutto il territorio adiacente Berchidda, paese di cui è originario, dove sarebbe stato visto. A Padru, comune adiacente, è stata notata la sua autovettura chiusa a chiave e così i militari hanno battuto le campagne circostanti trovandolo nascosto tra alcune frasche. Non ha opposto resistenza Giulio Caria, di 34 anni, bloccato dai carabinieri dietro un cespuglio nelle campagne di Padru, ma ha mostrato meraviglia per il suo fermo disposto dalla Procura di Bologna. E’ il compagno di Silvia Caramazza, la 39enne uccisa, messa in un congelatore e trovata dalla polizia giovedì nel proprio appartamento in viale Aldini, a Bologna. Ad insospettire i militari che lo cercavano è stata la Yaris grigia, del padre della donna, con la quale Caria ha raggiunto l’isola. Il mezzo è stato trovato poco distante da dove poi l’uomo, poco dopo, le 13 è stato fermato. Caria è stato portato in caserma per l’identificazione e le procedure di rito e quindi verrà messo a disposizione dell’autorità giudiziaria.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2013/06/27/Donna-morta-trovata-un-congelatore_8940855.html

«Violenza. E volevi parole d’amore»
Il presagio nel blog di Silvia Caramazza
«Dire a una persona ti controllo il cellulare o ti ho seguita
è una pressione che logora e sfibra chiunque»

BOLOGNA – Silvia Caramazza aveva un blog. Un diario su cui appuntava sensazioni, emozioni e soprattutto paure. Le sue ultime parole le ha affidate a questo diario. A rileggerle ora mettono i brividi. Perché suonano non solo angoscianti, ma addirittura profetiche. E ci raccontano meglio di qualsiasi testimonianza quale potesse essere il suo reale stato d’animo pochi giorni prima di essere massacrata e nascosta in un freezer. L’ultimo post porta la data del 3 giugno, il giorno prima del viaggio a Pavia da un’amica. Un lungo sfogo in cui racconta dei controlli cui era sottoposta, del rapporto conflittuale con il suo presunto assassino, dell’isolamento che viveva in casa e delle violenze fisiche e psicologiche che era costretta a subire. Parole tremende, rimaste in rete in quello che era diventato il suo mondo parallelo che le consentiva di dire ciò che sentiva senza essere spiata e giudicata. Sfuggendo al controllo ossessivo dell’uomo che la perseguitava, ma che voleva essere chiamato «amore»: un comportamento che ha tutti, ma proprio tutti, i contorni dello stalking. Aveva una personalità complessa, Silvia. In questi giorni è stata descritta come una donna fragile, isolata, in cura per problemi psichici e dipendente dai farmaci. Le pagine del suo diario però raccontano altro e descrivono una persona piena di emozioni, intelligente, colta, mai banale, capace di raccontare con parole e poesie i suoi sentimenti più profondi.
3 giugno 2013: violenza — C’è una linea sottile tra il sospetto e la violenza, psicologica intendo. Va da se che rompere telefoni cellulari o computer faccia parte di una violenza psicologica ben definita anche penalmente. Ma anche tenere sotto pressione una persona facendole credere di essere controllata non è un’azione che può passare così, senza colpo ferire. Dire a una persona «ti controllo il telefono e le mail tramite un investigatore» è una pressione che a lungo andare logora e sfibra chiunque. Non sentirsi sicuri al telefono, sapere che un ex potrebbe in un futuro incerto scrivere una mail mette in allerta, anche se non si ha nulla da nascondere. Trovare telecamere in casa messe «per controllare se qualcuno entra» potrebbe anche essere lecito, ma se sono in casa mia e nessuno mi ha mai avvertito della loro esistenza la trovo un’intrusione altrettanto fastidiosa rispetto alle precedenti. Andare a cena fuori e sentirsi dire «ti ho fatta seguire per sapere se quel maniaco del tuo amico ti seguiva» mi pare un arzigogolio inutile, mi hai fatta seguire? Ma siam pazzi. Ma c’è un altro grado di violenza. Quella velatamente fisica. Se dico che non ho voglia di rapporti e mi tocchi non una, ma più volte ripetutamente, oltre a darmi un fastidiosissimo senso di repulsione, penso rientri tra le molestie sessuali. Poi mi dici che vuoi essere chiamato amore…

3 giugno 2013: Dio — Se solo Dio volesse/ ma anche un dio va bene/ il fato supponiamo, un accadimento/ qualunque cosa possa muovere una virgola/ e metterla al posto di quel punto/ sarei vivamente felice./ Perché non doveva esserci un punto ma un verbo all’infinito/ come per le cose che non devono finire/ altrimenti ci si ritrova, come ieri, come domani/ con le persone sbagliate al momento giusto./ Se questo mio ”qualcosa” esiste,/ che per qualche ora/ mi renda felice./ Questo chiedo. Non di più. 19 aprile 2013: amore — amore, amore, amore, che parola abusata!/ bisognerebbe trovare un sinonimo, per ogni tipo d’amore/ quello geloso lo chiamerei salsabilla piccante/ quello lagnoso, «mi vuoi? mi vuoi?» asfissia permanente./ L’amore lontano sarebbe eterno sogno/ L’amore appiccicoso tatto abusivo/ Se è questo che mi sai dare, non amarmi perfavore/ puoi salsabillarmi quanto vuoi con asfissia permanente/ ma nulla vale a resuscitare/ un impegno a vita costante/ giorni costruiti a due più due/ figli, parole, cucina e pulizie/ viaggi e ritorni, luoghi comuni/ parlar di tutto e niente per tacer il silenzio/ lutti e coraggio, lasciar sbagliare e perdonare./ Continua a salsabillare,/ io resto qui a sbadigliare/ aspettando un fragore lontano/ una piccola eco che mi chiami/ e finalmente tornare a sognare.

10 febbraio 2013: timori — Rigirandosi le dita cincischiava, quasi a non volerlo ammettere. Non ho il coraggio di riprendere in mano la mia vita. Questo doveva dire, per farlo avrebbe dovuto passare attraverso abbandoni, nuove routine, rischi. Tutto questo la spaventava moltissimo, tanto da ricacciare in gola ogni minima reazione alla sua vita attuale.

7 febbraio 2013: stanchezza — Al risveglio la solita desolazione di piatti sporchi, fazzoletti dimenticati tra le pieghe del divano. Le ombre dell’attrazione che fu son scomparse dietro la polvere che solleviamo ad ogni passo, come un resuscitar di morti. Alla fine, avanti alla grandiosità degli intenti del principio, questa stanchezza che ci si porta addosso come un abito di taglia sbagliata che si incolla alle carni pizzicando e stringendo.

27 novembre 2011: ansia — L’ansia è forfora che esce dal naso/ Dalla bocca/ Si deposita cambiando colore alle cose/ Dei mostri di questi giorni/ Ci son sculture/ Che con un colpo di vento van giù/ L’ansia è questo mio stare/ Sospesa/ Tra l’essere e il sarò/ Nel divenire un mondo/ Dove le note a margine son lame acuminate/ Di minacce di forfora/ Parole di forfora/ Che con una buona spazzola/ Vanno via/ Quel che resta son piccoli fatti, mancanze, concretezze/ Che nell’insieme non contano per nulla/ Nel mio mondo sono assolutamente tutto/ Tutto quanto possa essere dolore o amore/ Da me per te.

19 maggio 2011: ammazzare — Non si può ammazzare il prossimo. È vietato. E lo sapeva molto bene, infatti non aveva ammazzato nessuno. Soffiava vento forte tra i suoi capelli sfilacciati, lei si aggirava come sempre allampanata, famelica, con gli occhi rapaci sopra ogni cosa riuscisse a scorgere. «giorno el». Lei continuava imperterrita, come una sorda, verso il mercato. Distrattamente prese due mele, una manciata di fagioli, senza proferire parola a nessuno, nessuno la notava. Non si può ammazzare il prossimo pensava, tornando a casa. Ello nel suo torpore dormicchiava, lei si cambiò in fretta per tornare a guardarlo. Gli soffiò sulle labbra e lui nel sonno istintivamente scacciò mosche immaginarie. Indisturbata giracchiò per la stanza, si mise alla finestra, osservando il vento, i tetti e quel cielo sovrastante, azzurro come ghiaccio pronto a spaccarsi in mille schegge sopra la testa di ognuno. Nuvole che scorrono, gente che passa, tutto è ancora vivo al mondo. Non si può ammazzare il prossimo. Ma fargli molto male si.

http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2013/3-luglio-2013/violenza-volevi-parole-d-amore-2221970603613.shtml

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