Condannate zia e cugina per la morte di Sarah Scazzi

Sarah, ergastolo per Sabrina e Cosima
condannato a 8 anni Michele Misseri
La sentenza della corte d’Assise di Taranto accolta dagli applausi: la cugina e la zia della ragazzina responsabili del delitto consumato nell’agosto del 2010. Pena leggermente ridotta rispetto alle richieste dei pm per il contadino accusato di soppressione di cadavere insieme al fratello e al nipote. La madre della 15enne: “Ci speravo ma è sentenza amara”. La difesa: “Verrà ribaltata”. Misseri rischia un procedimento per autocalunnia

Ergastolo per Sabrina. Ergastolo per sua madre Cosima Serrano. Otto anni per Michele Misseri, che ora rischia anche un procedimento per autocalunnia. E’ questo il verdetto di primo grado sulla tragedia di Avetrana, accolto dagli applausi di chi era in aula. “Perché piangi? Tanto lo sapevamo”, dice Cosima alla figlia al rientro in carcere. La sentenza arriva alle 14.20 dopo una camera di consiglio fiume, durata oltre centodieci ore. Ha retto quindi la ricostruzione del delitto sostenuta dai pm. Per tutto il tragitto dal Palazzo di giustizia alla casa circondariale, Sabrina continua a piangere e ad asciugarsi le lacrime. Nessuna reazione da parte della madre.

Ad uccidere Sarah Scazzi furono la cugina del cuore e la zia che l’aveva cresciuta nella sua abitazione di via Deledda. Michele Misseri entrò in scena dopo, quando le due donne chiesero aiuto. E da fedele uomo di casa si diede da fare per far scomparire il cadavere. “Ci speravo ma è sentenza amara – il commento della mamma di Sarah, Concetta Serrano, sorella e zia delle due condannate – chi uccide merita l’ergastolo”.

Pena ridotta per lo stesso Michele Misseri, per il quale l’accusa aveva chiesto nove anni di condanna. La Corte però ha disposto la trasmissione degli atti per verificare se esistano elementi per contestargli il reato di autocalunnia: da due anni infatti si autoaccusa del delitto e della soppressione del cadavere, dopo aver inizialmente accusato la figlia. Pene ridotte anche per il fratello del contadino di Avetrana, Carmine Misseri, e il nipote Cosimo Cosma, condannati a sei anni: per loro ne erano stati chiesti otto. Le donne rispondono di omicidio, sequestro di persona e concorso in soppressione di cadavere. Il padre e marito, solo di aver fatto scomparire il corpo, aiutato dai due parenti. Momenti di tensione davanti al tribunale al suo arrivo: un imprenditore del tarantino non nuovo a gesti plateali ha tentato di aggredirlo ed è stato bloccato.

FOTO – Esagitato cerca di aggredire Michele Misseri

La Corte ha riconosciuto alle parti civili il diritto al risarcimento del danno da quantificare in separata sede ed ha stabilito il pagamento immediato di una provvisionale complessiva di 130 mila euro per la famiglia della 15enne. Cosima e Sabrina resteranno in isolamento diurno per sei mesi. “Questa sentenza verrà ribaltata totalmente”, dice a caldo l’avvocato Franco De Jaco, uno dei legali di Cosima – la Corte si è presa cinque giorni per ribadire le stesse cose che avevano detto i pubblici ministeri”. “In Italia vige la presunzione di innocenza, e questa è una sentenza di primo grado, ma sembrerebbe che errori macroscopici o grossolani non ne siano stati commessi”, la replica del procuratore capo di Taranto Franco Sebastio.

E mentre il legale della famiglia Scazzi sottolinea come “non abbia vinto nessuno, perché Concetta, Giacomo e Claudio hanno perso una figlia e una sorella” e come la sentenza sia “severa ma attesa”, il difensore di Misseri Luca Latanza assicura che Michele “sta molto male, è nervoso per gli ergastoli; si chiuderà in casa e non parlerà”. Tra le altre disposizioni della Corte, la trasmissione degli atti riguardanti sei testimoni del processo: Ivano Russo, “il ragazzo conteso dalle ragazze”; Alessio Pisello, amico di Sabrina; Anna Scredo, Giuseppe Olivieri, Anna Lucia Pichierri e Giuseppe Serrano. Nei loro confronti i pm avevano ipotizzato nella requisitoria il reato di falsa testimonianza.

Fu Misseri quel pomeriggio del 26 agosto di tre anni fa a spostare il corpo caldo della vittima in contrada Mosca, per infilarlo nella cisterna di quel podere che era appartenuto al padre. Le sue donne, invece, cominciarono quell’attività di depistaggio che i magistrati hanno più volte citrato nella loro requisitoria. Tante bugie e false piste furono prospettate agli investigatori per allontanare i sospetti dal clan Misseri. Ma proprio Michele tradì il patto di famiglia, facendo ritrovare prima il telefonino della ragazzina e poi il suo cadavere. Di lì un’altra saga di menzogne, con zio Michele che prima si è accusato dell’omicidio e poi ha tirato in ballo la figlia. Sino all’ultima inversione di marcia, con l’uomo che è tornato a raccontare di essere l’unico responsabile.

Gli inquirenti, però, hanno cominciato a fare a meno delle sue parole ed hanno ricostruito il delitto sulla base delle testimonianze e dei riscontri oggettivi. Quindi Sarah venne uccisa nella villetta di via Deledda dalla zia e dalla cugina. Una la teneva ferma, mentre l’altra la strangolava con una cintura. Misseri fece scomparire il cadavere. Quel pomeriggio fu aiutato dal nipote e dal fratello. La Corte ha anche deciso sulle posizioni degli imputati minori.

Stralciata la posizione di Giovanni Buccolieri fioraio di Avetrana che dovrà di rispondare di false dichiarazioni in un altro procedimento, a processo però sono andati il cognato Antonio Colazzo, la suocera dello stesso Buccolieri, Cosima Prudenzano, l’imprenditore turistico Giuseppe Nigro accusati di favoreggiamento. Per loro la richiesta è stata di tre anni di reclusione. Colazzo è stato condannato a un anno, come Prudenzano. Per Nigro, un anno e 4 mesi, pena sospesa. L’avvocato Vito Russo, ex legale di Sabrina, è stato invece rinviato a giudizio per un episodio che comprende due ipotesi di reato e cioè intralcio alla giustizia e favoreggiamento personale. L’accusa ha chiesto 3 anni e mezzo. Condannato a due anni, pena sospesa.

http://bari.repubblica.it/cronaca/2013/04/20/news/sarah-57084629/?ref=HREC1-3

Scazzi, ergastolo a Cosima e Sabrina
e in aula si leva un forte applauso
La mamma di Sarah:«Chi uccide merita questo»
Michele Misseri è stato condannato a otto anni

TARANTO – Il presidente Rina Trunfio ha letto la sentenza di primo grado per l’omicidio di Sarah Scazzi, la 15enne di Avetrana uccisa il 26 agosto 2010. La corte ha condannato Sabrina Misseri e la madre Cosima Serrano all’ergastolo. Michele Misseri è stato condannato a otto anni di reclusione per concorso nella soppressione del cadavere della nipote Sarah Scazzi e per furto aggravato del telefonino della vittima. La Corte di Assise di Taranto ha disposto anche l’isolamento diurno di 6 mesi in carcere per entrambe le imputate. Un applauso è partito dal pubblico alla lettura della pena dell’ergastolo per Sabrina e Cosima. Il presidente della Corte ha interrotto un attimo la lettura della sentenza per richiamare tutti all’ordine e ha poi proseguito.

COSIMA ALLA FIGLIA AL RIENTRO IN CARCERE – «Perché piangi? Tanto lo sapevamo». Così Cosima Serrano si è rivolta alla figlia, Sabrina Misseri, al rientro in cella nel carcere di Taranto. Per tutto il tragitto dal Palazzo di giustizia alla casa circondariale, Sabrina ha continuato a piangere, sia pure in maniera contenuta, e ad asciugarsi le lacrime. Nessuna reazione emotiva avrebbe lasciato trasparire invece la madre Cosima. Le due donne dividono da qualche tempo la cella con una detenuta italiana.

LA MAMMA DI SARAH – «Speravo in questa sentenza – ha ribadito la madre di Sarah – perché chi uccide merita questo. Certo, ha aggiunto la donna, «questa è comunque una sentenza amara per tutti quanti e in ogni caso non dà nè soddisfazione nè serenità. Nessuno mi ridarà Sarah, il dolore rimarrà per sempre. L’unica cosa che mi porta un pò di sollievo è che Sarah riceva giustizia».

In aula durante la lettura della sentenza

GLI ALTRI IMPUTATI – La Corte di assise ha condannato a sei anni di reclusione ciascuno per concorso in soppressione di cadavere Carmine Misseri e Cosimo Cosma, fratello e nipote di Michele Misseri. Due anni di reclusione sono stati inflitti all’ex difensore di Sabrina, Vito Russo, per intralcio alla giustizia. Per i tre favoreggiatori, la corte ha inflitto un anno di reclusione ciascuno ad Antonio Colazzo e Cosima Prudenzano e un anno e 4 mesi a Giuseppe Nigro, con pena sospesa.

IL PROCURATORE DI TARANTO – «Sembrerebbe che errori macroscopici o grossolani non ne siano stati commessi. Ricordatevi che in Italia vige il principio di presunzione innocenza e questa è solo la sentenza di primo grado». Lo ha detto il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, uscendo
dall’ aula di Corte d’Assise dopo la lettura della sentenza. «Le sentenze in ogni caso si rispettano e attendiamo di conoscere le motivazioni per fare una valutazione più completa e serena».

I LEGALI – «Questa sentenza verrà ribaltata totalmente», dice a caldo l’avvocato Franco De Jaco, uno dei legali di Cosima – la Corte si è presa cinque giorni per ribadire le stesse cose che avevano detto i pubblici ministeri». «La posizione di Cosima meritava un’attenzione particolare. La ricostruzione dei pm era affidata a elementi fantasiosi. I giudici hanno seguito l’impostazione dei pubblici ministeri», ha detto l’altro difensore di Cosima, Franco De Iaco. «Siamo tranquillissimi – ha aggiunto De Iaco – e siamo convinti che in appello e in Cassazione riusciremo a ribaltare quest’impostazione».
«Concetta chiedeva una giustizia inflessibile. Questa è una storia che ha generato dolore a 360 gradi. Una storia che purtroppo ha privato la famiglia Scazzi di una bambina, ma le imputate non hanno fatto alcun passo in avanti, non ci hanno permesso di aiutarle». Lo ha sottolineato invece l’avvocato Nicodemo Gentile, legale di parte civile per la famiglia Scazzi. Secondo il legale, «la giustizia umana ha fatto il suo corso perché doveva essere una sentenza giusta per il reato commesso e i comportamenti avuti. Concetta – ha proseguito il legale – è in difficoltà per questo. Sicuramente non andrà a brindare al ristorante con la sua famiglia. La prima partita processuale ci dice quello che abbiamo sempre pensato e che ha pensato la procura: ad uccidere Sarah – ha detto – sono state Sabrina e Cosima». «Per Concetta – ha detto ancora – oggi la ferita è ancora aperta, c’è tantissimo dolore perché in quella casa in cui Concetta mandava la figlia per proteggerla, purtroppo Sarah ha trovato la morte. È arrivata una sentenza dura, severa – ha concluso – però proporzionata alla gravità del fatto e soprattutto alle prove che sono state portate nel processo. Gli imputati hanno avuto un comportamento che ha cercato sempre di assicurare loro impunità e non si è mai preso in considerazione il dolore della famiglia Scazzi e di Sarah».

IL RISARCIMENTO – La Corte di assise di Taranto ha condannato anche Michele Misseri, Cosima Serrano e Sabrina Misseri al risarcimento dei danni, da stabilire in separata sede, alla famiglia Scazzi e al Comune di Avetrana. Nello stesso tempo ha stabilito una provvisionale di 50mila euro ciascuno ai genitori di Sarah, Giacomo Scazzi e Concetta Serrano, e di 30mila euro per il fratello Claudio.

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/lecce/notizie/cronaca/2013/20-aprile-2013/scazzi-ergastolo-cosima-sabrinale-imputate-scoppiano-lacrime-212756000838.shtml

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