Cosenza, trovato corpo sedicenne scomparsa
“Uccisa a coltellate dal fidanzatino”
La ragazzina era scomparsa al ritorno da scuola a Corigliano Calabro. Il cadavere carbonizzato trovato nelle campagne circostanti. Il ragazzo, 16 anni, ieri si era presentato in ospedale con ustioni sul corpo. Il suo racconto non ha convinto gli inquirenti che dopo ore di interrogatorio avrebbero ottenuto una confessione
COSENZA – Il corpo senza vita di una sedicenne scomparsa ieri da casa a Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza, è stato trovato stasera in una zona di campagna. L’avrebbe uccisa a coltellate, poi dandole fuoco e ferendosi al viso, il fidanzatino di 16 anni. Il movente sarebbe la gelosia nei confronti della ragazza. Il corpo carbonizzato della studentessa è stato trovato dai carabinieri in un terreno alla periferia di Corigliano.
I sospetti degli inquirenti si sono concentrati sul giovane, al momento considerato l’omicida, perché ieri era stato ricoverato nel centro grandi ustionati di Brindisi, trasferitovi d’urgenza dopo essersi presentato nel pomeriggio nell’ospedale di Corigliano. Ai sanitari aveva raccontato d’essersi ferito, mentre armeggiava con il suo motorino. Ma fin dall’inizio i carabinieri, avvisati dai sanitari del pronto soccorso, avevano avuto diversi dubbi sulla storia. Il corpo è stato scoperto alla fine di una giornata di intense indagini con l’interrogatorio del fidanzatino che, dopo diverse ore sotto torchio, sarebbe crollato raccontando quanto successo. Tutto, comunque, è ancora al vaglio degli inquirenti. La ragazzina avrebbe compiuto 16 anni il 13 giugno.
Ieri la giovane è uscita da scuola, un istituto per ragionieri, e non ha fatto ritorno nella sua abitazione. I genitori hanno atteso il pomeriggio pensando che si fosse attardata, ma poi, non vedendola rientrare, hanno fatto denuncia ai carabinieri che hanno avviato le ricerche. In un primo momento gli investigatori avevano pensato che si potesse trattare di un allontanamento volontario. Tra l’altro, la ragazzina già lo scorso anno si era allontana da casa ed era poi stata rintracciata a casa di amici a Bologna.
http://www.repubblica.it/cronaca/2013/05/25/news/cosenza_trovato_il_corpo_di_una_sedicenne-59643576/
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Cosenza, sedicenne uccisa in un bosco
Cosenza – Il cadavere carbonizzato di una sedicenne scomparsa ieri dalla sua casa di Corigliano Calabro è stato trovato nella tarda serata in una zona di campagna alla periferia della cittadina: secondo le prime notizie, la ragazzina sarebbe stata uccisa.
A denunciare la scomparsa della giovane (F.L.), che avrebbe compiuto 16 anni il prossimo 13 giugno, erano stati i genitori, non vedendola rientrare dall’istituto per ragionieri che frequentava.
Lo scorso anno, secondo quanto si apprende, la ragazzina si era allontanata da casa ed era stata poi rintracciata a casa di amici a Bologna.
Sul luogo del ritrovamento del cadavere sono intervenuti i carabinieri, che stanno vagliando la posizione di un coetaneo della ragazza: il giovane, che è il fidanzatino della vittima, ieri si è presentato al pronto soccorso dell’ospedale di Corigliano con alcune ustioni. Secondo indiscrezioni sarebbe stato lui a indicare il luogo dove è stato recuperato il cadavere.
http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2013/05/25/APaH5qbF-cosenza_sedicenne_uccisa.shtml
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Cosenza, sedicenne uccisa e bruciata. Accertamenti in corso sul fidanzato
Si concentra su un coetaneo, fidanzato della vittima, l’attenzione degli investigatori che indagano sulla morte di una sedicenne trovata carbonizzata a Corigliano Calabro (Cosenza). Il corpo della ragazza, che avrebbe compiuto 16 anni il 13 giugno, è stato trovato in una zona di campagna, non lontano dalla scuola frequentata dalla giovane. Gli inquirenti ipotizzano che sia stata uccisa. Il fidanzato della vittima si è presentato ieri al pronto soccorso dell’ospedale di Corigliano con delle ustioni.
A denunciare la scomparsa della ragazza erano stati i genitori, non vedendola rientrare dall’istituto per ragionieri che frequentava. Il ritrovamento non sarebbe stato casuale e non è escluso che sia stato lo stesso ragazzo ad indicare il luogo.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/25/cosenza-sedicenne-uccisa-e-bruciata-accertamenti-in-corso-sul-fidanzato/606249/
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Cosenza, trovato il cadavere
Uccisa sedicenne scomparsa
E’ stata ritrovata morta la sedicenne scomparsa ieri da casa a Corigliano, Cosenza. Il corpo carbonizzato è stato scoperto in campagna.
Il cadavere carbonizzato della sedicenne scomparsa ieri da casa a Corigliano Calabro, è stato trovato stasera in una zona di campagna della città del cosentino. Secondo le prime notizie la ragazzina è stata uccisa.
A denunciare la scomparsa della ragazza, che avrebbe compiuto 16 anni il 13 giugno prossimo, erano stati i genitori non vedendola rientrare dall’istituto per ragionieri che frequentava.
Lo scorso anno la ragazza si era allontanata da casa ed era stata poi rintracciata a casa di amici, a Bologna. Sul luogo del ritrovamento del cadavere sono intervenuti i carabinieri.
I SOSPETTI – La posizione di un coetaneo della sedicenne uccisa a Corigliano è al vaglio dei carabinieri. Il giovane, che è il fidanzatino della vittima, ieri si è presentato al pronto soccorso dell’ospedale di Corigliano con delle ustioni. Il cadavere carbonizzato (che rende anche difficile l’identificazione ufficiale) si trova in una zona isolata non lontano dalla scuola frequentata dalla giovane ed il ritrovamento non sarebbe stato casuale. Non è escluso che sia stato lo stesso ragazzo ad indicare il luogo.
http://www.unionesarda.it/articolo/cronaca_italiana/2013/05/25/cosenza_trovato_il_cadavere_della_16enne_scomparsa-5-316179.html
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DRAMMA DELLA GELOSIA
Corigliano Calabro, uccisa una sedicenne
Il fidanzato, coetaneo, l’accoltella e le dà fuoco
La ragazzina di Corigliano Calabro non era tornata da scuola venerdì: il giovane è ricoverato per ustioni
Il cadavere carbonizzato di Fabiana Luzzi, una sedicenne scomparsa venerdì da casa a Corigliano Calabro, è stato trovato sabato sera in una zona di campagna della città del cosentino, e il maggiore sospettato per omicidio è il fidanzato e coetaneo D. M.
LA SCOMPARSA – A denunciare la scomparsa della ragazza, che avrebbe compiuto gli anni il 13 giugno, erano stati i genitori non vedendola rientrare dall’istituto per ragionieri che frequentava. I compagni di scuola avevano raccontato che si era allontana con il suo ragazzo, a bordo di un motorino, dopo le lezioni. Lo scorso anno la ragazza si era allontanata da casa ed era stata poi rintracciata a casa di amici, a Bologna, e altre volte non era rientrata subito, quindi i genitori non erano particolarmente preoccupati. Sul luogo del ritrovamento del cadavere sono intervenuti i carabinieri: il corpo presenta segni di coltellate ed è stato dato alle fiamme.
IL FIDANZATO USTIONATO – Il fidanzatino della ragazza venerdì era stato ricoverato nel centro grandi ustionati di Brindisi dopo essersi presentato nel pomeriggio nell’ospedale di Corigliano: aveva segni al viso e in altre parti del corpo. Ai sanitari aveva raccontato d’essersi ferito mentre armeggiava con il suo motorino. Ma i carabinieri avevano creduto poco a questa storia, il giovane è stato interrogato a lungo ed è crollato raccontando quanto davvero successo.
http://www.corriere.it/cronache/13_maggio_25/sedicenne-morta-accoltellata-carbonizzata-fidanzatino-corigliano-calabro_d519aadc-c576-11e2-896c-3db9fdd7e316.shtml
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Sedicenne accoltellata e bruciata
il fidanzato confessa l’omicidio
La ragazzina era scomparsa al ritorno da scuola a Corigliano Calabro. Il cadavere carbonizzato trovato nelle campagne circostanti. Il ragazzo, 16 anni, ieri si era presentato in ospedale con ustioni sul corpo. Il suo racconto non ha convinto gli inquirenti. Sostiene di averla accompagnata a casa e di essere poi stato aggredito
COSENZA – Il corpo senza vita di una sedicenne scomparsa ieri da casa a Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza, è stato trovato stasera in una zona di campagna. Il corpo carbonizzato della studentessa è stato trovato dai carabinieri in un terreno alla periferia di Corigliano. Per l’omicidio è stato fermato il fidanzato della vittima, anch’egli sedicenne, che dopo un lungo interrogatorio ha confessato l’omicidio.
I sospetti degli inquirenti si sono subito concentrati sul giovane fidanzato. Il ragazzo, al momento considerato il principale sospettato, ieri era stato ricoverato nel centro grandi ustionati di Brindisi trasferitovi d’urgenza dopo essersi presentato nel pomeriggio nell’ospedale di Corigliano. Ai sanitari aveva raccontato d’essersi ferito, mentre armeggiava con il suo motorino. Ma fin dall’inizio i carabinieri, avvisati dai medici del pronto soccorso, avevano avuto diversi dubbi sulla storia. Agli inquirenti ha raccontato di avere accompagnato la sedicenne a casa e poi di essere stato aggredito. Dopo le insistenze degli investigatori, che nel frattempo avevano ricevuto la denuncia di scomparsa, il giovane ha fatto anche dei nomi dei presunti aggressori motivando il gesto col fatto che lo volevano punire per alcuni suoi comportamenti. Il ragazzo, dopo un interrogatorio dei carabinieri è stato sottoposto a fermo e alla fine, alla presenza dei suoi genitori ha confessato l’omicidio.
Il corpo è stato scoperto alla fine di una giornata di intense indagini. La ragazzina avrebbe compiuto 16 anni il 13 giugno. Ieri è uscita da scuola, un istituto per ragionieri, e non ha fatto ritorno nella sua abitazione. I genitori hanno atteso il pomeriggio pensando che si fosse attardata, ma poi, non vedendola rientrare, hanno fatto denuncia ai carabinieri che hanno avviato le ricerche. In un primo momento gli investigatori avevano pensato che si potesse trattare di un allontanamento volontario. Tra l’altro, la ragazzina già lo scorso anno si era allontana da casa ed era poi stata rintracciata a casa di amici a Bologna.
http://www.repubblica.it/cronaca/2013/05/25/news/cosenza_trovato_il_corpo_di_una_sedicenne-59643576/?ref=HRER1-1
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DRAMMA DELLA GELOSIA
Corigliano Calabro, uccisa una sedicenne
a coltellate e bruciata: confessa il fidanzato
La ragazzina di Corigliano non era tornata da scuola venerdì: anche il giovane ha delle ustioni, parla di un’aggressione
Il cadavere carbonizzato di Fabiana Luzzi, una sedicenne scomparsa venerdì da casa a Corigliano Calabro, è stato trovato sabato sera in una zona di campagna della cittadina del Cosentino. Il fidanzato e coetaneo D. M., sottoposto a fermo per omicidio volontario, ha confessato nella notte la propria colpevolezza. L’interrogatorio del giovane è avvenuto in una caserma dei carabinieri alla presenza di un magistrato della Procura di Rossano (su delega di quello della Procura dei minori di Catanzaro), dei carabinieri e del legale di fiducia del giovane. In caserma erano presenti anche i genitori del minore. Il ragazzo al termine è stato portato nell’Istituto minorile di Catanzaro.
LA SCOMPARSA – A denunciare la scomparsa della ragazza, che avrebbe compiuto gli anni il 13 giugno, erano stati i genitori non vedendola rientrare dall’istituto per ragionieri che frequentava. I compagni di scuola avevano raccontato che si era allontanata con il suo ragazzo, a bordo di un motorino, dopo le lezioni. Lo scorso anno la ragazza era fuggita da casa ed era stata poi rintracciata a casa di amici, a Bologna. Sabato sera la scoperta. Sul luogo del ritrovamento del cadavere sono intervenuti i carabinieri: il corpo presenta segni di coltellate ed è stato dato alle fiamme.
IL FIDANZATO USTIONATO – Il fidanzatino della ragazza venerdì era stato ricoverato nel centro grandi ustionati di Brindisi dopo essersi presentato nel pomeriggio nell’ospedale di Corigliano: aveva segni al viso e in altre parti del corpo. Ai sanitari aveva raccontato d’essersi ferito mentre armeggiava con il suo motorino, dopo aver accompagnato a casa Fabiana. Contemporaneamente, però, i genitori della giovane presentavano la denuncia di scomparsa. Quindi, i carabinieri avevano creduto poco a questa storia: il giovane è stato interrogato a lungo. Sarebbe stato lui ad accompagnare i carabinieri nella contrada dove è stata ritrovata Fabiana: inizialmente avrebbe, però, denunciato un’aggressione da parte di più persone cui aveva fatto uno sgarbo. Nella notte, dopo essere stato nuovamente ascoltato in caserma, la confessione.
ALTA TENSIONE – Nei pressi della caserma dei carabinieri la tensione è alta. Sabato sera centinaia di persone sono scese in piazza e si sono radunate nel luogo in cui D. M. sta rispondendo alle domande della polizia.
http://www.corriere.it/cronache/13_maggio_25/sedicenne-morta-accoltellata-carbonizzata-fidanzatino-corigliano-calabro_d519aadc-c576-11e2-896c-3db9fdd7e316.shtml
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“Un colpo di coltello e poi l’ho bruciata”.
Confessa l’omicida minorenne di Corigliano
Drammatica ammissione del fidanzato della 15enne trovata carbonizzata alla periferia del comune calabrese. Dopo un lungo interrogatorio e molte contraddizioni, il coetaneo ha ammesso le sue responsabiltà. Avrebbe agito in preda alla gelosia
COSENZA – Avrebbe agito quasi d’impeto il sedicenne che ha ucciso la sua fidanzatina quindicenne a Corigliano Calabro venerdì pomeriggio. Lo ha spiegato lui stesso ai carabinieri che lo hanno sentito per tutta la notte in caserma. Il ragazzo ha fornito la sua versione dei fatti, ammettendo in gran parte la sua responsabilità. Gli elementi raccolti finora dagli investigatori dell’Arma sembrerebbero confermare molte cose che ha riferito.
Il giovane avrebbe litigato con la fidanzatina per gelosia, poi l’ha accoltellata e ha bruciato il corpo prima ancora che la ragazza fosse morta. “Era ancora viva quando le ho dato fuoco”, è stata la sconvolgente confessione del coetaneo. Il lavoro degli investigatori non è ancora finito. Si sta cercando di chiudere il cerchio con le ultime verifiche che spieghino la dinamica e il movente dell’omicidio.
Magistrati e carabinieri lo hanno messo sotto torchio dopo averlo fatto tornare dal Centro grandi ustionati di Brindisi dove era stato trasportato venerdì sera, quando s’era presentato nell’ospedale di Corigliano con ustioni al volto e alle mani. Aveva raccontato ai medici d’essersele provocate sistemando lo scooter, ma gli investigatori, allertati dai sanitari, non ci avevano creduto, anche perché nelle stesse ore i genitori di Fabiana ne denunciavano la scomparsa poiché la quindicenne, che il 13 giugno ne avrebbe compiuti 16, non era tornata a casa dopo la scuola.
Ieri il reo-confesso aveva provato a depistare le indagini, spiegando d’essere stato aggredito da alcuni giovani, di cui ha pure indicato i nomi, per uno sgarro. Ma le verifiche immediatamente eseguite dai militari non hanno trovato riscontri alle sue parole. Così in serata, incastrato dalle evidenze e dalle contraddizioni della sua ricostruzione, ha raccontato tutto fornendo pure le indicazioni sul luogo, una contrada di campagna alla periferia di Corigliano, dove aveva abbandonato il corpo della povera Fabiana.
Il sedicenne ha raccontato d’esserla andata a prendere a scuola con lo scooter venerdì mattina per parlarle e chiarire l’ennesima lite provocata dal travagliato rapporto tra adolescenti che c’era tra loro. Poi, però, la situazione è degenerata arrivando al dramma nella stradina appartata poco lontano dall’istituto tecnico commerciale frequentato da Fabiana. Corigliano, comune di 40 mila anime della costa ionica cosentina, stamattina si è svegliato sconvolto per quanto accaduto. Tra l’altro oggi la cittadina è interessata al voto amministrativo per eleggere il sindaco e il consiglio comunale dopo due anni di gestione commissariale in seguito allo scioglimento dell’assise municipale per infiltrazioni della criminalità organizzata.
Stamattina molta gente è assiepata dinanzi all’abitazione della ragazza, ma ci sono capannelli di persone che commentano l’omicidio in tutte le principali vie e piazze del paese. “Sono rimasta shoccata – commenta una ragazza romena che riferisce di lavorare in un locale vicino l’abitazione della vittima – perchè quello che è accaduto è terribile, una vera tragedia”. “Dovrebbero ammazzarlo, è troppo grave quello che ha fatto”, aggiunge un anziano davanti al bar centrale.
http://www.repubblica.it/cronaca/2013/05/26/news/ho_agito_per_un_raptus_di_gelosia_l_omicida_di_cosenza_confessa-59658750/?ref=HRER1-1
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DRAMMA DELLA GELOSIA
Corigliano Calabro, sedicenne uccisa
a coltellate e bruciata: confessa il fidanzato
La ragazzina non era tornata da scuola venerdì. Il giovane confessa dopo un lungo interrogatorio: «Lite per gelosia»
La folla davanti alla caserma dei carabinieri
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Corigliano, sedicenne uccisa dal fidanzato coetaneo
LITE PER GELOSIA – Il minore, secondo quanto si è appreso, avrebbe detto al pm della Procura di Rossano Maria Vallefuoco, che lo ha interrogato su delega della Procura dei Minori, di avere accoltellato la fidanzatina al termine di una lite nata per il rapporto travagliato che esisteva tra loro. Un rapporto ripreso da poco e caratterizzato da gelosie reciproche. Dopo averla accoltellata, avrebbe detto il giovane, studente in un istituto diverso da quello della vittima, ha dato fuoco al corpo della ragazzina. È stato lo stesso ragazzo, nella serata di sabato, a indicare dove si trovava il cadavere, in una zona isolata non distante dall’istituto per ragionieri frequentato dalla vittima.
LA SCOMPARSA – A denunciare la scomparsa della ragazza, che avrebbe compiuto gli anni il 13 giugno, erano stati i genitori non vedendola rientrare dall’istituto per ragionieri che frequentava. I compagni di scuola avevano raccontato che si era allontanata con il suo ragazzo, a bordo di un motorino, dopo le lezioni. Lo scorso anno la ragazza era fuggita da casa ed era stata poi rintracciata a casa di amici, a Bologna. Sabato sera la scoperta. Sul luogo del ritrovamento del cadavere sono intervenuti i carabinieri: il corpo presenta segni di coltellate ed è stato dato alle fiamme.
IL FIDANZATO USTIONATO – Il fidanzatino della ragazza venerdì era stato ricoverato nel centro grandi ustionati di Brindisi dopo essersi presentato nel pomeriggio nell’ospedale di Corigliano: aveva segni al viso e in altre parti del corpo. Ai sanitari aveva raccontato d’essersi ferito mentre armeggiava con il suo motorino, dopo aver accompagnato a casa Fabiana. Contemporaneamente, però, i genitori della giovane presentavano la denuncia di scomparsa. Quindi, i carabinieri avevano creduto poco a questa storia: il giovane è stato interrogato a lungo. Sarebbe stato lui ad accompagnare i carabinieri nella contrada dove è stata ritrovata Fabiana: inizialmente avrebbe, però, denunciato un’aggressione da parte di più persone cui aveva fatto uno sgarbo. Nella notte, dopo essere stato nuovamente ascoltato in caserma, la confessione.
ALTA TENSIONE – Sabato sera centinaia di persone sono scese in piazza e si sono radunate davanti alla sede della Compagnia dei carabinieri di Corigliano. Inizialmente sono stati compagni di scuola ed amici della ragazzina a presentarsi, soprattutto per avere notizie, poi la folla si è ingrossata e quando sono cominciate a circolare le prime voci sul fatto che la sedicenne era stata uccisa, sono state sentite grida di imprecazione e ci sono stati momenti di tensione. La situazione, comunque, è rimasta sostanzialmente tranquilla. Col passare delle ore, la gente ha poi cominciato ad allontanarsi.
La mattina di domenica il paese però è sotto choc. «Dovrebbero ammazzarlo. È troppo grave quello che ha fatto» grida uno degli abitanti di Corigliano che davanti al bar centrale del paese esprime tutto il suo rancore. Capannelli di persone, inoltre, commentano l’omicidio lungo via Nazionale, il corso del paese che brulica di gente anche per la coincidenza con la giornata elettorale. «Sono rimasta scioccata – commenta una ragazza romena che riferisce di lavorare in un locale vicino all’abitazione della vittima – perché quello che è accaduto è terribile, una vera tragedia».
http://www.corriere.it/cronache/13_maggio_25/sedicenne-morta-accoltellata-carbonizzata-fidanzatino-corigliano-calabro_d519aadc-c576-11e2-896c-3db9fdd7e316.shtml
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L’avrebbe uccisa perché si era rifiutata
d’avere un rapporto sessuale con lui
Le ha dato fuoco nonostante lei imprecasse di non farlo. Il padre della vittima le aveva detto di lasciare quel ragazzo
CORIGLIANO CALABRO – L’ha bruciata quando ancora era viva. Davide Morrone, 17 anni, ha ammesso di aver prima accoltellato Fabiana e poi di averla cosparsa di benzina e quindi, mentre lei pregava di non farlo, le ha dato fuoco. Un racconto raccapricciante quello del giovane che ha ammesso davanti ai carabinieri di aver ucciso la sua fidanzata per gelosia. La città di Corigliano è sotto choc per questo assurdo delitto. La gente ha atteso per ore davanti la caserma dei carabinieri, per cercare di vedere in faccia l’assassino di Fabiana Luzzi, 16 anni a giugno. Il giovane assassino, avrebbe ucciso la sua fidanzata al culmine di una lite.
IRREQUIETO – In città lo indicano come un tipo irrequieto, a tratti violento, capace di azioni eclatanti. Questo ragazzo dai modi esuberanti, forte caratterialmente, anche molto intelligente affermano i suoi insegnanti, ha deciso di uccidere in un momento d’ira la sua fidanzata, solo perché lei si era rifiutata d’avere un rapporto sessuale con lui. Davide venerdì non era andato a scuola, frequenta la quarta classe dell’istituto tecnico per geometri a Corigliano. Il giorno prima aveva litigato con Fabiana. Ha trascorso tutta la notte a rimuginare e riflettere su come riallacciare quel rapporto. Davide ha atteso la sedicenne all’uscita dalla scuola. Fabiana frequentava la prima classe dell’istituto tecnico commerciale di Corigliano. All’uscita da scuola, la giovane si è trovata di fronte il suo ragazzo. Le compagne hanno raccontato che Fabiana vedendo Davide ha cercato in tutti i modi di evitarlo. Il ragazzo, però, l’avrebbe inseguita e costretta a salire sul suo ciclomotore. Prima però fra i due ci sarebbe stata una violenta discussione.
IL COLTELLO – Ai carabinieri di Corigliano che stanno seguendo il caso, appare evidente che il giovane era partito da casa con l’intenzione di fare del male alla fidanzata. Si era portato dietro un coltello e, soprattutto, aveva premeditato l’omicidio perché aveva scelto anche il luogo dove appartarsi con Fabiana. In quel casolare c’era della benzina. Gli inquirenti stanno cercando di capire se il ragazzo l’abbia trovata lì per caso oppure se l’avesse portata lui, con l’intento di dare fuoco a Fabiana. Una volta arrivati in contrada Chiubbica, alla periferia di Corigliano Davide e Fabiana avrebbero continuato a litigare. Davide era molto geloso e non avrebbe digerito alcune frequentazioni di Fabiana. La lite sarebbe degenerata. Davide ha colpito con diverse coltellate la sua fidanzata e poi le ha dato fuoco. Le fiamme hanno però hanno raggiunto al volto e alle braccia lo stesso giovane che ha riportato ustioni di secondo grado.
LA RELAZIONE – Davanti agli inquirenti il ragazzo ha cercato di nascondere la verità, sostenendo di esser stato pestato da alcuni coetanei che gli avrebbero anche bruciato il motorino e lui, nel tentativo di spegnere le fiamme, si era bruciato. La relazione tra Davide e Fabiana durava da qualche anno. Lei figlia di un commerciante del luogo era una ragazzina molto vivace, piena di sentimenti, la descrivono gli amici. Quella relazione con Davide l’aveva però resa negli ultimi tempi molto nervosa. Il padre Mario, noto imprenditore, vittima alcuni anni fa di un attentato che distrusse il suo negozio di autoricambi, ha cercato in tutti i modi di convincere la figlia di lasciar perdere quel giovane. Negli ultimi tempi Davide Morrone frequentava saltuariamente la scuola. La sua situazione familiare sembrerebbe molto complicata. Il ragazzo frequenta ambienti dove si riuniscono personaggi in odor di malavita. Da sabato notte la casa di Fabiana è un pellegrinaggio continuo. Qualcuno si spinge a dire: «È stata una tragedia annunciata».
http://www.corriere.it/cronache/13_maggio_26/sedicenne-bruciata-corigliano-macri_94f316f2-c5ec-11e2-91df-63d1aefa93a2.shtml
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Corigliano, «Fabiana mi chiedeva di
non farlo. Era viva quando le ho dato fuoco»
Il fidanzato: «L’ho accoltellata, poi sono andato dal benzinaio» Era a terra ferita e mi insultava ancora, “bastardo” mi diceva…
CORIGLIANO (Cosenza) – In mezzo al tratturo c’è una macchia di sangue, ora segnalata dal cartellino numero uno: qui si sono fermati col motorino, dopo la scuola, «vieni con me, adesso chiariamo amore mio, adesso parliamo»; qui, forse, lei l’ha insultato, non voleva più saperne di tornarci insieme, «lasciami in pace, capito?»; forse l’ha schiaffeggiato per difendersi e lui l’ha accoltellata, sette fendenti, nessuno mortale.
Qui, dove c’è il cartellino, lei è caduta. Nella polvere ecco i segni del corpo trascinato, diciassette metri e mezzo, fino al fico che fa ombra sul muretto d’angolo. E qui lui l’ha lasciata, tra i rovi, a dissanguarsi. Qualcuno passando avrebbe potuto perfino salvarla, ma era controra piena, chi vuoi che attraversi dopo pranzo questo viottolo sterrato in contrada Chiubbica, alle porte del paese nuovo e sotto le pendici della rocca storica di Corigliano? Così è rimasta per quasi un’ora la piccola Fabiana Luzzi, dieci anni di danza classica, un portento a Ragioneria, tre sorelle che l’adoravano, sedici anni da compiere il 13 giugno: un’ora infinita, lì, ad aspettare che tornasse il suo boia.
Lui diciotto anni li farà ad agosto, dunque siamo ancora costretti a coprirlo con le iniziali: «D. M.». Nei titoli i giornali lo chiamano «fidanzatino»: ogni tanto le cronache ci consegnano questi mostri veri o presunti, vezzeggiati da diminutivi incongrui; «l’assassinino», scrissero una volta di un famoso biondino poi assolto e ora di nuovo sulla graticola. Una tenerezza da Peynet e una ferocia da mostro di Firenze si mischiano in dirette tv che nulla spiegano. Il fidanzatino vaga in paese, in quella controra del venerdì, un’amica di Fabiana lo vede rosso in faccia sul motorino e quasi si spaventa. È uno bruciat’i capa , un mezzo matto, dicono del resto qui al bar di via Nazionale: due sospensioni all’istituto geometri, qualche pasticca di troppo, forse.
«Mi sono fermato all’Agip, ho riempito una tanica di venti litri, sono tornato indietro, volevo incendiare il corpo. Ma lei era ancora viva. Mi insultava ancora, “bastardo”, mi diceva… Le ho versato la benzina addosso, ho dato fuoco, lei strillava, “non farlo!”, io mi sono scottato mani e faccia. Ho buttato borsetta e cellulare tra i fichi d’india, e pure il coltello. Sono andato in ospedale a farmi medicare e mi sono inventato le storie che vi ho raccontato prima. Ma è tutto falso. L’ho ammazzata io, Fabiana, però l’amavo. Eravamo gelosi, tanto». L’orrore in questo lembo di Calabria dove i carabinieri fanno continue operazioni antidroga e la ‘ndrangheta rinasce ogni volta come la fenice, sta nella confessione del fidanzatino , sabato notte. Con la gente fuori dalla caserma che premeva, «datecelo e lo mettiamo in un bidone a rosolare».
Bel ragazzone, dicono, matto ma non stupido; vuotato il sacco, ha implorato: «Portatemi direttamente in carcere, per Corigliano non ci voglio passare. E poi sono stanco, ho sonno, voglio andare a dormire». Qui ti bastonano per un’occhiata storta. Lui, tra le mille balle raccontate prima della confessione, ha anche provato a spiegare le ustioni su mani e faccia mettendo in mezzo un paio di ragazzi in odore di ‘ndrina: «Mi hanno buttato addosso un liquido infiammabile e se la sono presa anche con Fabiana». Storie di marijuana, aveva detto, lui la vendeva senza permesso. Menzogne. Sostenute fino al crollo finale, davanti ai carabinieri, sotto gli occhi di sua madre: in lacrime, tremando, di colpo bambino.
Ma qui non l’hanno presa bene. «La mafia non aggredisce le ragazzine», dice uno deciso, ufficialmente «netturbino», in piazza San Pio da Pietrelcina, Corigliano Scalo, sotto casa dei Luzzi. Non è vero, in generale, ma non è il caso di contraddirlo. «Tutti giriamo col coltello, qua, una coltellata ci può stare… ma quel maledetto l’ha bruciata viva». In un palazzo dignitoso che dà sulla piazza, al primo piano, la porta dei Luzzi è spalancata al lutto, mezzo paese si riversa in silenzio nel salotto buono e umile, contaminato dall’angolo cottura, cristalli e specchi dove si può. Esce Mario, il papà, venditore di autoricambi, un primo negozio bruciato anni fa dal racket, un secondo dove gli affari vanno bene.
Vestito di nero, pallido, composto; le figlie grandi stanno sul divano con la faccia tra le mani. Testimoni di Geova, come la mamma di Sarah Scazzi. La fede non basta a perdonare, ovviamente, nessuna fede basta da sola. Subito, già nelle prime ore della scomparsa di Fabiana, hanno puntato il dito sul fidanzatino , «è stato lui». Si schiude mezza porta della stanza di lei, si vedono due grandi cuori di pezza, un peluche, dentro ci sono i carabinieri. «Stiamo facendo delle cose importanti», dice il papà abbracciando chiunque. Probabilmente si lavora sui diari, si cerca un perché alla ferocia, manca un movente vero. «Lui la picchiava», dice la gente a mezza bocca, salendo le scale del palazzo. «Una volta lei aveva la faccia gonfia».
Vai a sapere, lui non può difendersi. C’era stata una denuncia a gennaio, subito ritirata, non ne resta traccia, il ragazzo non ha pendenze. Si mollavano e si pigliavano da due anni, un anno fa se n’erano scappati a Bologna insieme per un abbozzo di fuitina, e qualcuno dice che lei si vedesse con un amico di lui. Venerdì, all’uscita di scuola, lei l’aveva scorto sul motorino e aveva provato a svicolare, lui l’aveva quasi rincorsa. E allora? È questo lo sfondo plausibile di una barbarie? Fabiana era una bambina, la cucciola di questa casa dove adesso le pareti sembrano vacillare assieme alle gambe di papà Mario. Su Facebook, come sempre accade in questi casi, è spuntata una pagina per lei, «piccolo angelo», quasi settemila contatti. Nei post, canzoni di Ramazzotti e brani di interrogatorio di lui, filtrati chissà come, ma più veri del vero nel delirio dei social network . L’orrore è pop, ormai.
La distanza tra le famiglie pare palpabile in questa storia. E forse ha pesato tra i ragazzi. I genitori del fidanzatino vivono in una palazzina in mezzo alla campagna, a Gallo d’oro, ai margini del paese, in una zona che le ruspe stanno sbancando per fare posto a brutte villette a schiera. I fratelli del padre si affacciano dai piani di sopra, insultano i cameraman che fanno capolino tra i campi, incauti: «Vi ammazziamo, avvoltoi». Papà cassintegrato, mamma casalinga, famiglia disgregata da una separazione in casa, dicono in paese. Basta questo? Nemmeno. E allora il fidanzatino ci consegna intatto il suo mistero alla fine di questa domenica da cani. «Una volta che perdeva a tombola ha rovesciato il tavolo e lo zio se l’è dovuto pigliare e portare via», ammiccano. Già, era un bruciat’i capa . Come se sul tavolo da rovesciare, stavolta, ci fossero la vita sua e di Fabiana. Al posto della tombola.
http://www.corriere.it/cronache/13_maggio_27/fabiana-mi-chiedeva-di-non-farlo-era-viva-quando-le-ho-dato-fuoco-goffredo-buccini_cded1f08-c686-11e2-91df-63d1aefa93a2.shtml
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Sedicenne uccisa, il fidanzato confessa:
“L’ho accoltellata, poi l’ho bruciata”
Drammatica ammissione del fidanzato della ragazza trovata carbonizzata alla periferia di Corigliano Calabro. Dopo un lungo interrogatorio e molte contraddizioni, il coetaneo ha ammesso le sue responsabiltà. Non voleva essere lasciato e l’ha incontrata armato: l’accusa potrebbe essere di omidicio premeditato
COSENZA – Ha confessato una verità sconvolgente il sedicenne che ha ucciso Fabiana Luzzi, la sua fidanzatina quindicenne a Corigliano Calabro venerdì pomeriggio. Ai carabinieri, che lo hanno sentito per tutta la notte in caserma, il ragazzo ha fornito la sua versione dei fatti, ammettendo in gran parte la sua responsabilità e gli elementi raccolti finora dagli investigatori sembrerebbero confermare gran parte del suo racconto.
Il giovane avrebbe litigato con la fidanzatina per gelosia, poi l’ha accoltellata e ne ha bruciato il corpo prima ancora che la ragazza fosse morta. “Era ancora viva quando le ho dato fuoco”, è stata la sconvolgente confessione del coetaneo. Il lavoro degli investigatori non è ancora finito. Si sta cercando di chiudere il cerchio con le ultime verifiche che spieghino la dinamica e il movente dell’omicidio.
Secondo la versione del 17enne, la lite è scoppiata per le frequentazioni che entrambi avevano avuto nel periodo in cui negli ultimi mesi avevano interrotto il loro rapporto. Entrambi se le rinfacciavano, anche se pare che fosse soprattutto lui a manifestare maggiore gelosia. Poi, ha raccontato il ragazzo, a un certo punto “mi ha aggredito e l’ho accoltellata più volte”. Poi il ragazzo è andato a procurarsi la benzina, quindi è tornato sul luogo dell’accoltellamento per bruciare i resti di Fabiana.
Ma la ragazza “era ancora viva quando le ho dato fuoco”.
Magistrati e carabinieri lo hanno messo sotto torchio dopo averlo fatto tornare dal Centro grandi ustionati di Brindisi dove era stato trasportato venerdì sera, quando s’era presentato nell’ospedale di Corigliano con ustioni al volto e alle mani. Aveva raccontato ai medici d’essersele provocate sistemando lo scooter, ma gli investigatori, allertati dai sanitari, non ci avevano creduto, anche perché nelle stesse ore i genitori di Fabiana ne denunciavano la scomparsa poiché la ragazza, che il 13 giugno avrebbe compiuto 16 anni, non era tornata a casa dopo la scuola.
Ieri il reo confesso aveva provato a depistare le indagini, spiegando d’essere stato aggredito da alcuni giovani, di cui ha pure indicato i nomi, per uno sgarro. Ma le verifiche immediatamente eseguite dai militari non hanno trovato riscontri alle sue parole. Così in serata, incastrato dalle evidenze e dalle contraddizioni della sua ricostruzione, ha raccontato tutto, fornendo pure le indicazioni sul luogo, una contrada di campagna alla periferia di Corigliano, dove aveva abbandonato il corpo della povera Fabiana.
Il sedicenne ha raccontato d’esserla andata a prendere a scuola con lo scooter venerdì mattina per parlarle e chiarire l’ennesima lite provocata dal travagliato rapporto tra adolescenti che c’era tra loro. Poi, però, la situazione è degenerata arrivando alla tragedia nella stradina appartata poco lontano dall’istituto tecnico commerciale frequentato da Fabiana. Il ragazzo l’ha colpita con un coltello che si era portato dietro. Non è escluso, dunque, che l’omicida avesse premeditato tutto e che, a dispetto del dichiarato delitto d’impeto, la procura possa contestargli la premeditazione. Ma su questo e altri punti della vicenda sarà l’inchiesta della Procura dei minorenni di Catanzaro a chiarire tutto.
Secondo quanto trapelato, il giovane nel corso del drammatico faccia a faccia con gli inquirenti non avrebbe mai pianto e non avrebbe palesato alcun segno di pentimento per quello che ha fatto. Solo saltuariamente avrebbe manifestato un minimo di emozione, mentre la fase più ripetuta sarebbe stata “sono stanco, voglio andare a dormire”.
Corigliano, comune di 40 mila anime della costa ionica cosentina, stamattina si è svegliato sconvolto per quanto accaduto. Tra l’altro oggi la cittadina è interessata al voto amministrativo per eleggere il sindaco e il consiglio comunale dopo due anni di gestione commissariale in seguito allo scioglimento dell’assise municipale per infiltrazioni della criminalità organizzata.
Attorno alla palazzina in cui abitano i genitori del 17enne regna il silenzio più assoluto. Nello stabile, alla periferia di Corigliano, abitano anche alcuni parenti del padre del giovane, ma nessuno vuole parlare. Quando i giornalisti si avvicinano al portone, da un terrazzo arriva l’invito perentorio ad andarsene, senza alcuna possibilità di dialogo.
Stamattina molta gente si è stretta attorno all’abitazione della ragazza, ma ci sono capannelli di persone che commentano l’omicidio in tutte le principali vie e piazze del paese. “Sono rimasta scioccata – commenta una ragazza romena che riferisce di lavorare in un locale vicino l’abitazione della vittima – perché quello che è accaduto è terribile, una vera tragedia”. “Dovrebbero ammazzarlo, è troppo grave quello che ha fatto”, aggiunge un anziano davanti al bar centrale.
Come sempre, il profilo della vittima e del suo carnefice viene dipinto da chi conosceva bene entrambi, gli amici. Quelli di Fabiana, a proposito del suo assassino parlano di un ragazzo un po’ rissoso, che in gruppo si chiudeva nel mutismo, ma non esitava a usare le mani contro la loro amica. Tra i ragazzi più d’uno, con gli occhi arrossati, ha raccontato che il 17enne aveva un rapporto morboso nei confronti di Fabiana, arrivando spesso a picchiarla.
Ascoltando il racconto dei conoscenti emergono altri dettagli della storia d’amore finita in tragedia, oltre che del carattere dei due sfortunati protagonisti. Si parla d’un precedente risalente a gennaio, quando Fabiana raccontò ai suoi di essere stata picchiata dal diciassettenne, ma i genitori preferirono non denunciare nulla. E’ in questo rapporto tormentato che, secondo gli investigatori, va ricercata l’origine dell’omicidio. Un rapporto, dicono gli amici di lei, contrastato dalla famiglia della ragazza ma che, tra alti e bassi, andava avanti ed era ripreso da pochi giorni, dopo mesi di separazione, all’insaputa dei genitori della ragazza.
Fabiana, invece, quarta di quattro figlie avute dal papà imprenditore in due matrimoni, viene raccontata come una ragazza allegra e solare. Sulla pagina Facebook, in sua memoria, emerge la passione della ragazza per la danza. “La cosa che ci ha accomunate e fatte conoscere è stata la danza – scrivono alcune amiche -. Tu sempre sorridente e pronta a scherzare e farci ridere a tutte noi!!! Le tue punte nuove mozzicate dal tuo piccolo cagnolino… !!! Riposa in pace”.
Non mancano poi i commenti contro l’assassino. “Che essere crudele – è scritto in un messaggio – come ha potuto fare una cosa del genere? Le leggi italiane fanno schifo. Ci vorrebbe la pena di morte o comunque dovrebbe pagare per ogni giorno della sua vita”.
Il rito funebre per Fabiana si svolgerà probabilmente con il rito dei testimoni di Geova, la religione praticata dalla famiglia Luzzi.
http://www.repubblica.it/cronaca/2013/05/26/news/ho_agito_per_un_raptus_di_gelosia_l_omicida_di_cosenza_confessa-59658750/?ref=HREC1-3
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Fabiana, in paese tutti sapevano
nessuno l’ha salvata
La stanza di Fabiana Luzzi è uguale a quella delle nostre figlie. Il poster di Emma Marrone, il letto a castello di ferro rosso, i peluche, lo specchio, i trucchi. Contro l’armadio a muro che divideva con tre sorelle maggiori – Sonia, Sara e Marika – adesso si appoggia un padre sfinito. Barba sfatta, maglione nero. Per tutto il pomeriggio stringe le mani a un paese che, proprio come lui, non ha saputo impedire l’assassinio di una bambina di 15 anni.
«Ho fatto il possibile – sussurra senza riuscire a deglutire – non volevo che Fabiana vedesse quello là». Vengono a fare le condoglianze con gli occhialoni da sole e i jeans stretti stretti, le fidanzatine mute, gli sguardi bassi. Si avvicinano alla palazzina sotto un sole abbacinante. Vengono a dire: «E’ una cosa assurda. Non doveva finire così».
Al contrario: non poteva che finire così.
Quello là si chiama Davide, 17 anni. Girava con un coltello in tasca. E per farti intendere quali fossero le sue aspirazioni, usano questa perifrasi: «Lui non apparteneva proprio, ma si atteggiava da…». Da mafioso. Uno che a gennaio a Fabiana ha spaccato il naso a pugni, le ha fatto uscire il sangue dall’orecchio. Riempita di lividi. Per questo era stato denunciato. «Doveva chiedergli il permesso anche per andare a mangiare un gelato», raccontano gli amici in processione. Uno che dieci giorni fa ha cancellato il profilo Facebook comune perché non voleva che altri vedessero le foto della sua ragazza. «La trattava come un oggetto personale», dicono nel vento, appena usciti dalla casa del lutto. «Si atteggiava da boss. Pieno di sé. Curatissimo nei vestiti. Edonista e rissoso. Una volta, eravamo in spiaggia a Schiavonea, mi ha obbligato a cancellare il numero di Fabiana dal mio cellulare, perché solo lui poteva chiamarla».
E giù botte, minacce, umiliazioni. Ecco perché il padre della bambina, Mario Luzzi, lo aveva convocato più volte nel suo negozio di autoricambi: «Lasciala stare, ti prego. E’ piccola. Cosa diavolo stai facendo?». Come risposta, un anno fa, Davide l’aveva presa e portata fino a Bologna. Una settimana di fuga. Per far intendere chi comandava.
Davide e Fabiana si erano presi e lasciati cento volte. Fino all’ultima, due settimane fa. Lui insisteva, ma lei aveva capito che l’amore non porta lividi. Mai. Ecco perché adesso te lo spiegano tutti senza incertezze come è andata a finire: «Lei, che lo aveva amato tanto e sempre perdonato, questa volta voleva lasciarlo davvero». Ecco quello che è successo.
A Corigliano Scalo, la parte moderna e disastrata, fra le colline e il mare, dove i bar dei ragazzi si chiamano «Eden» e «Gallery», suona la campanella dell’istituto tecnico. Venerdì ore 13. Fabiana Luzzi è in 1
a
A, perché l’anno scorso è stata bocciata. Troppe assenze. Troppe distrazioni. «Il suo sogno è sempre stato diventare una ballerina», spiegano le compagne per proteggerla. Ma adesso esce da scuola convinta, più grande e sicura. Non vuole più essere l’oggetto di nessuno. C’è una compagna che vede il suo ultimo sorriso: «Sorrideva sempre – racconta Monica – anche venerdì lo ha fatto. Le ho chiesto: “Dove sono le tue amiche?”. Mi ha risposto: “Loro sono già andate, io devo aspettare qui”».
Davide si presenta con lo scooter Yamaha al cancello. Percorrono la strada provinciale per duecento metri, poi svoltano a destra su uno sterrato, e spariscono in quella che viene chiamata la zona «del macello». Vanno verso una cascina abbandonata, in mezzo a un agrumeto. Limoni e mandarini. Le ragioni di una bambina. La sua sacrosanta voglia di andarsene. La risposta è: una coltellata, la benzina sulla carne viva, il fuoco. La risposta con cui Davide chiude la storia. Come ha chiuso il profilo Facebook. La cancella.
Corigliano Calabro è un posto dove la bellezza muore ogni giorno. Davanti al condominio della famiglia del ragazzo arrestato – madre disoccupata, padre bibliotecario in Comune – c’era la palestra di Pietro Salvatore Mollo detto «body guard». Uno dei capi della ’ndrangheta locale. Il primo che avrebbe voluto raccontare quello che succede nella zona: pizzo, traffico di cocaina, attentati incendiari. Ma l’hanno trovato impiccato in carcere, proprio quando aveva deciso di collaborare. E’ una storia maledetta, che non riesce mai a riscattarsi.
Dal balcone di casa i parenti di Davide urlano minacciosi: «Vi conviene sparire!». L’avvocato Antonio Pucci dice soltanto: «Siamo allergici alle dichiarazioni, dovete comprendere. Il ragazzo sta male, è sotto stress, parla a stento. La gelosia era fortissima, ma da entrambe le parti».
Ecco: il problema è proprio questa scarsa confidenza con le parole. Il Comune è sciolto per mafia, ma qui dicono «per problemi di criminalità». Nei bar c’è un brusio di fondo, frasi pronunciate sottovoce. «Siete venuti per quell’evento doloroso?». Siamo venuti per l’assassinio di una ragazzina di 15 anni. «Il fidanzato era molto geloso – raccontano – ma per certi versi bisogna capirlo: viveva una situazione difficile in famiglia. Perché la madre ha una storia con un direttore del Comune. Così lui ha vissuto queste corna pubbliche. Tutto il paese lo sa». Aiuto… Ma quale mistero, quale assurdità, quale scomparsa. Quando venerdì Fabiana non è tornata a casa per pranzo, mamma Rosa ha incominciato a chiamarla a ripetizione. Il cellulare trillava a vuoto. Allora si è messa a tempestare il telefono di Davide. Non rispondeva, inventava scuse: «Ho avuto un incidente, sono all’ospedale». Appena l’ha visto uscire da lì, con piccole ustioni alle mani – effetto collaterale di quello che aveva appena fatto – la madre di Fabiana lo ha guardato dritto negli occhi. «Dove me l’hai buttata?», ha domandato soltanto. Lui ha abbassato lo sguardo, e non ha detto neanche una parola.
http://www.lastampa.it/2013/05/27/italia/cronache/fabiana-in-paese-tutti-sapevano-nessuno-lha-salvata-hDA5flLYHwMVJWxO1ZHAAK/pagina.html
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Calabria, la donna non vale nulla
La tragedia di Corigliano Calabro non mi ha colpito per nulla. Quando ho sentito la notizia, non ho mosso un muscolo, non ho mostrato segni di sorpresa. Sono calabrese, esattamente della piana di Gioia Tauro. E so meglio di molti altri quanto vale la donna nella mia regione: zero.
“Non generalizzare”, mi dicono alcuni corregionali orgogliosi che mi accusano di sputare sulla mia terra. Non generalizzo affatto, ma dico semplicemente la verità. In Calabria, la maggioranza delle ragazze non ha scelta, in nessun campo. Non può scegliere la scuola superiore da frequentare (quando le è permesso frequentarla), non può scegliere il fidanzato (soprattutto se ha la sfortuna di avere fratelli), non può scegliere cosa fare da grande (lo farà per lei il futuro marito, che lei non sceglierà). È così, da sempre.
E chi conosce bene la realtà sociale calabrese non può stupirsi, né scandalizzarsi o peggio ancora accusarmi di sputare sulla mia terra. Ho 33 anni, e ho frequentato la scuola superiore dal 1993 al 1998, in provincia di Reggio Calabria. Ebbene, io ho visto ragazzine costrette a ritirarsi da scuola nonostante voti ottimi e menti brillanti, semplicemente perché la “famiglia” (che in Calabria è una sorta di mostro mitologico metà pranzi luculliani, metà aguzzino) aveva scelto per lei. C’era già un fidanzato pronto per lei. O, quando andava bene, semplicemente serviva una mano in più in casa, perché il papà e i fratelli che tornavano stanchi da lavoro volevano il piatto caldo o le camicie stirate.
Per molti ragazzini calabresi, le donne sono oggetti che possono usare a loro piacimento. E quando qualche impavida eroina decide di ribellarsi e dire no, può partire il ceffone, il pugno, il calcio. È così. Lo so perché l’ho visto, lo so perché tra quei ragazzini sono nato e cresciuto. E la situazione è addirittura peggiorata negli ultimi anni, perché alcune ragazzine si sono emancipate e osano truccarsi e vestirsi come vogliono.
Allora, alla parola oggetto si è aggiunto l’aggettivo “sessuale”. Sono “facce toste”, come si dice da quelle parti. Cioè poco di buono, solo perché vestono alla moda o tentano di camuffare l’acerba gioventù sotto una mano di fard e un tratto di eyeliner. E i ragazzini si sentono in diritto di approfittarne. Perché in fondo quelle ragazze sono cosa loro, corpi senza diritti a loro completa disposizione.
Chi si stupisce, oggi, di quanto è successo a Corigliano alla giovane Fabiana Luzzi, non conosce la Calabria. E non conosce le famiglie calabresi. Quando frequentavo l’ultimo anno di liceo, una mia compagna di classe aveva chiesto aiuto alla famiglia perché un signore stimatissimo e rispettato in paese le aveva messo le mani addosso. Ebbene, la famiglia ha pensato bene di riempire di botte la ragazza, accusandola di mentire e di voler screditare una così rispettabile persona.
Questa è la Calabria. Questa è la condizione delle donne calabresi. Nessuno stupore, dunque. Ma solo una rassegnazione impotente che nessun discorso di circostanza potrà mai attenuare.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/27/donna-in-calabria-non-vale-nulla/607276/
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Fabiana ha lottato fino alla fine con l’omicida.
La madre: “Anche lui è una vittima”
Accoltellata dal fidanzato, Fabiana Luzzi ha usato le ultime forze per cercare di togliergli la tanica di benzina con cui il 17enne l’ha bruciata viva. L’ha confessato lui: si è alzata cercando di versare il carburante. Ma era troppo debole. A Corigliano scuole chiuse e corteo di studenti. La mamma: “Deve avere giustizia”
CORIGLIANO CALABRO – Ha combattuto con tutte le forze. Fabiana Luzzi, la sedicenne uccisa dal fidanzato di un anno più grande a Corigliano Calabro, prima di morire bruciata ha tentato di togliere di mano al suo omicida la tanica di benzina con la quale intendeva darle fuoco. A raccontarlo è stato lo stesso ragazzo nel corso dell’interrogatorio. Dopo essere stata ferita da diverse coltellate quando si è resa conto che il ragazzo intendeva bruciarla, si è alzata e gli si è buttata addosso, cercando di versare per terra il contenuto della tanica. Poi, indebolita dalle ferite, è ricaduta a terra e lui le ha dato fuoco.
L’altra faccia della medaglia, in questa terribile storia di brutale violenza, sono le parole della mamma di Fabiana che, seppur distrutta dal dolore, ha la forza di guardare oltre il desiderio più naturale e immediato: giustizia, vendetta. “Anche lui è una povera vittima” ha detto la donna, riferendosi all’assassino 17enne di sua figlia, nel corso dell’incontro con l’arcivescovo di Rossano-Cariati, monsignor Santo Marcianò. L’arcivescovo, conversando con la mamma della ragazza, ha parlato di un possibile recupero dell’omicida.
Secondo la confessione del diciassettenne, dopo una lite per gelosia durante la quale Fabiana Luzzi l’avrebbe “aggredito”, lui ha reagito accoltellandola. Più volte. Poi è andato a procurarsi la benzina, quindi è tornato indietro per bruciare i resti della ragazza. Che, ha raccontato, “era ancora viva quando le ho dato fuoco”. Con le forze rimaste, poche per il sangue perso, l’ultimo tentativo di Fabiana Luzzi è stato quello di togliergli dalle mani la tanica. Ma è ricaduta indietro, e non si è più rialzata.
“Mia figlia ha il diritto di avere giustizia”, ha detto la mamma di Fabiana Luzzi parlando con l’arcivescovo di Rossano-Cariati, mons. Santo Marcianò. L’arcivescovo si è recato a casa dei genitori della sedicenne, dove ha incontrato il padre e la madre.
Questa mattina a Corigliano Calabro le scuole sono chiuse in segno di lutto. Gli studenti, tra cui i compagni di Fabiana, hanno organizzato un corteo per la città che si concluderà sotto la casa della famiglia. I ragazzi indossano un nastro rosso. Il colore “dell’amore, che vogliamo portare per ricordare Fabiana”, hanno detto. In testa al corteo uno striscione con la scritta “16 anni per sempre. Riposa in pace piccolo angelo”. “La tua storia meritava più ascolto”, c’è scritto sullo stesso striscione. E ancora: “Puoi raggiungere solo adesso la tua meta, quel mondo diverso che non trovavi mai. Solo che non doveva andare così, solo che ora siamo tutti un po’ più soli”.
http://www.repubblica.it/cronaca/2013/05/27/news/cosenza_omicidio_ragazzo-59727527/
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Smettiamo di dire fidanzatino, marito, compagno. Usiamo la parola assassino che è quella giusta.