#32 (Donna) – Uccide la moglie e si suicida

Un sms prima dell’omicidio-suicidio:
«Non lascerò che me la porti via»

Il giorno prima Gabriele ha spedito il messaggio a un collega
della moglie. Il poliziotto era convinto che fosse il suo amante

PADOVA – Da quanto tempo il poliziotto e armaiolo del Secondo reparto mobile di Padova si torturava perché la moglie voleva interrompere la loro relazione? “Non lascerò che me la porti via”. Un sms semplice, con poche parole. L’agente Gabriele Ghersina lo ha scritto martedì sera seduto all’interno della sua Ford Fiesta.

E il messaggio lo ha inviato a un impiegato del Settore edilizia pubblica del Comune, compagno di lavoro della moglie Silvana Cassol. Poi ha lasciato il cellulare in macchina. Temeva che la moglie lo scoprisse. E ha continuato la sua passeggiata serale con Liuk, un pitbull tigrato. I vicini di casa lo hanno visto camminare.

Erano le nove di sera e Gabriele Ghersina aveva già deciso sul destino suo e della moglie. L’unica cosa certa è che lo sconforto e la gelosia lo avevano spinto da un po’ di tempo nel gorgo oscuro della depressione. Gabriele sospettava che la moglie Silvana, ex vigile urbano, diventata impiegata comunale, avesse una relazione con un suo collega. E lui sapeva tutto. Conosceva anche il numero del telefono del presunto amante della moglie. E l’sms era l’ultimo avvertimento. L’impiegato comunale ha raccontato agli inquirenti che tra lui e Silvana Cassol c’era solo una profonda amicizia. Sì, anche il principio di innamoramento. Ma tra loro non c’era stato ancora nulla.

Sabato e domenica Ghersina era rimasto fuori casa. La moglie Silvana gli aveva detto che voleva stare da sola nell’appartamento di Cadoneghe, nella cintura urbana della città, per riflettere sul futuro della loro vita coniugale. Un altro baratro nella depressione del marito. Gabriele Ghersina, trentasettenne, e Silvana Cassol, cinquantenne, madre di tre figli avuti dal primo marito, si erano sposati nell’ottobre 2011. Ma la loro relazione durava da anni. E ora i familiari e gli amici dicono che la coppia ha dovuto superare molte difficoltà. Il padre racconta di avere visto il figlio domenica e che era molto nervoso. Ma mai avrebbe pensato a una fine così tragica. I genitori sapevano che il figlio, molto introverso, stava passando una fase delicata con la moglie. La mamma non aveva accettato la relazione con una donna che aveva 13 anni più di lui.

Il poliziotto della Celere voleva lasciare una traccia del movente della tragedia. È l’sms che ha inviato al collega di lavoro della moglie. Silvana Cassol, nonostante la sua esperienza di ex vigile urbano, non si è mai preoccupata della presenza delle armi che il marito teneva in casa. Il poliziotto e armaiolo possedeva una pistola Glock calibro 9, che ha usato martedì notte, altre tre rivoltelle e un fucile. Gabriele ha caricato la pistola Glock. Silvana stava dormendo su un fianco e gli girava la schiena. Il marito si è solo steso e avvicinato a lei. La sua faccia copriva la nuca della moglie. Aveva la pistola puntata alla sua tempia destra. E ha premuto il grilletto. Il proiettile è entrato dalla tempia destra, ha attraversato la testa, è uscito dalla tempia sinistra ed è entrato nella nuca della donna.

http://gazzettino.it/nordest/padova/un_sms_prima_delomicidio_suicidio_non_lascer_che_me_la_porti_via/notizie/283814.shtml

Poliziotto uccide la moglie e si spara, l’sms: «Non lasceró che me la porti via»

I genitori dell’uomo sapevano che il figlio, molto introverso, stava passando una fase delicata con la moglie

PADOVA – Da quanto tempo il poliziotto e armaiolo del Secondo reparto mobile di Padova si torturava perché la moglie voleva interrompere la loro relazione? “Non lascerò che me la porti via”. Un sms semplice, con poche parole. L’agente Gabriele Ghersina lo ha scritto martedì sera seduto all’interno della sua Ford Fiesta.

E il messaggio lo ha inviato a un impiegato del Settore edilizia pubblica del Comune, compagno di lavoro della moglie Silvana Cassol. Poi ha lasciato il cellulare in macchina. Temeva che la moglie lo scoprisse. E ha continuato la sua passeggiata serale con Liuk, un pitbull tigrato. I vicini di casa lo hanno visto camminare.

Erano le nove di sera e Gabriele Ghersina aveva già deciso sul destino suo e della moglie. L’unica cosa certa è che lo sconforto e la gelosia lo avevano spinto da un po’ di tempo nel gorgo oscuro della depressione. Gabriele sospettava che la moglie Silvana, ex vigile urbano, diventata impiegata comunale, avesse una relazione con un suo collega. E lui sapeva tutto. Conosceva anche il numero del telefono del presunto amante della moglie. E l’sms era l’ultimo avvertimento. L’impiegato comunale ha raccontato agli inquirenti che tra lui e Silvana Cassol c’era solo una profonda amicizia. Sì, anche il principio di innamoramento. Ma tra loro non c’era stato ancora nulla.

Sabato e domenica Ghersina era rimasto fuori casa. La moglie Silvana gli aveva detto che voleva stare da sola nell’appartamento di Cadoneghe, nella cintura urbana della città, per riflettere sul futuro della loro vita coniugale. Un altro baratro nella depressione del marito. Gabriele Ghersina, trentasettenne, e Silvana Cassol, cinquantenne, madre di tre figli avuti dal primo marito, si erano sposati nell’ottobre 2011. Ma la loro relazione durava da anni. E ora i familiari e gli amici dicono che la coppia ha dovuto superare molte difficoltà. Il padre racconta di avere visto il figlio domenica e che era molto nervoso. Ma mai avrebbe pensato a una fine così tragica. I genitori sapevano che il figlio, molto introverso, stava passando una fase delicata con la moglie. La mamma non aveva accettato la relazione con una donna che aveva 13 anni più di lui.

Il poliziotto della Celere voleva lasciare una traccia del movente della tragedia. È l’sms che ha inviato al collega di lavoro della moglie. Silvana Cassol, nonostante la sua esperienza di ex vigile urbano, non si è mai preoccupata della presenza delle armi che il marito teneva in casa. Il poliziotto e armaiolo possedeva una pistola Glock calibro 9, che ha usato martedì notte, altre tre rivoltelle e un fucile. Gabriele ha caricato la pistola Glock. Silvana stava dormendo su un fianco e gli girava la schiena. Il marito si è solo steso e avvicinato a lei. La sua faccia copriva la nuca della moglie. Aveva la pistola puntata alla sua tempia destra. E ha premuto il grilletto. Il proiettile è entrato dalla tempia destra, ha attraversato la testa, è uscito dalla tempia sinistra ed è entrato nella nuca della donna.

http://www.ilmattino.it/primopiano/cronaca/padova_omicidio_suicidio/notizie/283912.shtml

Omicidio-suicidio: Gabriele, un solo colpo
per sparare a Silvana e togliersi la vita

Un proiettile in camera: il poliziotto di Cadoneghe avrebbe fatto
fuoco dopo aver appoggiato la sua testa a quella della moglie

PADOVA – È prevista in giornata l’autopsia sui corpi di Gabriele Ghersina e Silvana Cassol. Il sostituto procuratore Vartan Giacomelli ha convocato nel suo ufficio il dottor Giovanni Cecchetto, dell’Istituto di Medicina legale dell’Università, e il dottor Massimo Puglisi, medico legale della Polizia. Toccherà ai due esperti ricostruire nel dettaglio la dinamica della tragedia consumatasi mercoledì mattina, tra le quattro e le cinque, nell’appartamento di via Mario a Cadoneghe (Padova), in cui il poliziotto del Reparto mobile e l’impiegata del settore edilizia pubblica del Comune di Padova vivevano.

È proprio dal doppio esame autoptico che il pm attende risposte precise. Gli investigatori della Mobile, diretti da Marco Calì, non hanno infatti rinvenuto un secondo bossolo sulla scena del crimine. La camera da letto della coppia è stata passata al setaccio ma gli agenti hanno repertato il contenitore di un solo proiettile della Glock calibro nove con cui Ghersina ha fatto fuoco. Resta quindi valida l’ipotesi di un solo colpo di pistola. È una ricostruzione assolutamente compatibile sotto il profilo medico legale.

Ghersina era un appassionato di armi e conosceva le potenzialità della pistola con cui ha deciso di troncare la vita della moglie oltre che la propria. Prima di premere il grilletto, potrebbe aver appoggiato la testa su quella di Silvana. In questo modo la pallottola avrebbe ucciso prima il poliziotto e poi si sarebbe conficcata nella nuca della donna.

La coppia attraversava un momento delicato ma Gabriele e Silvana non erano mai andati oltre le accese discussioni all’interno delle quattro mura di casa. In realtà erano assieme da quasi otto anni e il loro rapporto è stato sempre altalenante. Lui però non la aveva mai picchiata. Il poliziotto aveva anche manifestato l’intenzione di prendersi una pausa di riflessione allontanandosi da casa per un paio di giorni ma poi aveva rinunciato. Schivo e introverso, non si confidava tanto facilmente.

Pochi tra i suoi colleghi erano a conoscenza della crisi coniugale. Ne era sicuramente al corrente l’agente che l’altra mattina, non vedendolo arrivare al lavoro, si è precipitato a Cadoneghe per poi scoprire la tragedia. A fare chiarezza su quanto è accaduto tra Gabriele e Silvana, sarà l’analisi da parte della Scientifica dei loro otto telefoni cellulari e di un computer. Sembra che Gabriele non avesse mai legato con i tre figli di Silvana. Anche questo ha minato la stabilità della coppia.

http://www.ilgazzettino.it/nordest/padova/omicidio_suicidio_gabriele_un_solo_colpo_per_sparare_a_silvana_e_togliersi_la_vita/notizie/283381.shtml

Gabriele, spunta un rivale
L’sms: «Non me la porti via»
La svolta nell’inchiesta dopo il sequestro dei telefonini: la donna gli aveva chiesto di lasciare casa

PADOVA — «Non lascerò che me la porti via». E’ Gabriele Ghersina che scrive all’amante di Silvana Cassol, sua moglie. Un sms mandato qualche giorno prima della tragedia di mercoledì e ora finito nel fascicolo in mano al sostituto procuratore Vartan Giacomelli, in cui il 38enne poliziotto addetto all’armeria del Reparto Mobile di Padova lasciava intendere di essere pronto a tutto per tenere con sé la sua Silvana, sposata nel 2011 con rito civile. Di essere pronto, forse, a mettere in atto il proposito purtroppo concretizzato attorno alle 5 di mattina di mercoledì, quando ha preso la sua Glok semiautomatica calibro 9, ha messo la testa vicino a quella della moglie (che dormendo sul lato sinistro del letto glu dava le spalle e quindi non s’è resa conto di nulla, nemmeno di morire) e ha premuto il grilletto.

Il proiettile, di quelli «incamiciati», ovvero ricoperti in acciaio e che non esplodono al primo contatto, ha trapassato la testa dell’uomo da destra a sinistra, per poi finire nella nuca di Silvana, 50 anni dipendente comunale e impiegata nel settore Edilizia Pubblica, a Padova. Un solo colpo li ha uccisi entrambi, come aveva progettato Gabriele Ghersina, esperto d’armi. La certezza di quanto accaduto nell’appartamento che marito e moglie condividevano a Codoneghe arriverà solo dall’autopsia che stamattina alle 9.30 i medici legali Giovanni Cecchetto e Massimo Puglisi svolgeranno sui due cadaveri, ma l’ipotesi di un solo colpo killer è la più accreditata, risultando compatibile da un punto di vista medico- legale con l’esame esterno dei corpi di Gabriele e Silvana. Sono due i particolari che fanno propendere verso questa versione: il proiettile calibro 9 si è conficcato nella testa della donna, che quindi non ha fori d’uscita; la particolare perdita di materia grigia per il foro d’entrata, e non d’uscita, dal cranio del poliziotto, che certifica come la tempia sinistra (dove appunto c’è il foro d’uscita del proiettile) fosse appoggiata a quella della moglie, colpita nella parte bassa della nuca. Intanto a due giorni di distanza dall’omicidio-suicidio di Cadoneghe (Padova) sembra alzarsi il velo anche sul movente, passionale: la storia d’amore condita da mille difficoltà e altrettanti tira e molla tra Silvana e Gabriele era al capolinea.

Lui non aveva accettato quanto la moglie gli avrebbe detto alcuni mesi prima, in piena sincerità: e cioè che stava frequentando un altro uomo (un collega di lavoro del settore comunale di Edilizia pubblica) e che del marito non voleva sapere più nulla. Tanto da arrivare a chiedergli di andare via di casa, di proprietà della donna. Dagli interrogatori che gli agenti della Squadra Mobile hanno condotto in maniera serrata su parenti e conoscenti della coppia fin da mercoledì mattina infatti, sembra che negli ultimi tempi Gabriele Ghersina si fosse chiuso in se stesso più del solito, nonostante fosse di carattere un tipo taciturno. Ma si vedeva, dicono i vicini e i parenti sentiti dagli inquirenti, che le ultime settimane le aveva vissute con tensione, magari progettando un piano, un modo, per tenere legata a lui la donna della sua vita.

Poi, una volta scoperto chi era l’uomo che Silvana aveva iniziato a frequentare, gli aveva mandato quel messaggio di sfida: «Non lascerò che me la porti via». Il presunto amante è stato ascoltato giovedì dagli uomini della Squadra Mobile guidati dal vicequestore aggiunto Marco Calì e a loro ha detto che sì, aveva iniziato a frequentare la collega di lavoro ma che tutto era solo all’inizio. Che non si andava oltre un feeling particolare e una forte simpatia reciproca e che mai si era arrivati a parlare di un rapporto serio e duraturo. Ma quella simpatia, quei nuovi stimoli tipici dell’inizio di una relazione avevano portato Silvana a decidere di cambiare vita, di chiudere con il passato e con un uomo, Gabriele, con cui c’erano state più di una difficoltà. Glielo aveva detto in faccia, in maniera schietta e gli aveva chiesto di lasciarla sola, di allontanarsi anche di casa. Glielo aveva chiesto senza nemmeno lontanamente immaginare che suo marito potesse architettare il terribile piano messo in atto mercoledì: avvicinare la sua testa a quella della moglie, puntarsi la pistola alla tempia e sparare, uccidendola nel sonno una mattina di primavera, nel loro letto. Tenendola con sé per sempre, legata da un filo di morte.

http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2013/25-maggio-2013/gabriele-spunta-rivale-l-sms-non-me-porti-via-2221315509844.shtml

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