Uccide la moglie e tenta il suicidio, parlano i vicini di casa: “Era una coppia molto unita”
La tragedia di Castiglione del Lago. Le testimonianze: “Il marito la trattava sempre con amore e non voleva mai lasciarla sola”
CASTIGLIONE DEL LAGO, 1 dicembre 2013 – «LE VOLEVA un gran bene, quasi ogni giorno la portava al bar a prendere il caffè e la aiutava con la tazzina. Non posso credere che l’abbia uccisa». Castiglione del Lago è incredulo. Qui, in via Primo Maggio dove la coppia ha vissuto per otto anni, la gente si porta le mani sul viso. Tutti conoscono Athos e la moglie Vanda, li vedevano spesso uscire insieme. Anche perché avevano preso in affitto un’abitazione al primo piano. Da otto anni vivevano lì, prima da soli, poi con la figlia. Fino a quando, neanche un mese fa, sono riusciti a comprare casa e a trasferirsi qualche metro più avanti, in via Carducci, dove si è consumato l’omicidio.
LA SIGNORA VILMA è la proprietaria dell’abitazione di via Primo Maggio. Ha affittato i locali agli anziani, erano amici. Ora la donna stringe le mani in segno di preghiera. «Erano una coppia gentile ed educata, mai un litigio, stavano sempre insieme. Non è possibile… ». E così racconta di quando, il mese scorso, li ha salutati durante il trasloco. «Hanno abitato in questa casa quasi da quando è stata costruita — dice — erano molto uniti. Lei purtroppo ha avuto un ictus che l’ha costretta sulla sedia a rotelle. Il marito le stava sempre accanto, spesso andavano al bar a fare colazione. Trattava la moglie benissimo».
UNA VITA INSIEME, un amore lungo oltre mezzo secolo. Athos era di Piegaro, Vanda di Panicale. Si erano sposati oltre sessant’anni fa. Erano andati a vivere a Torino, per qualche tempo. Lui lavorava come impiegato, prima di ritornare in Umbria. Avevano gestito un bar e un negozio di alimentari a Tavernelle, fin quando sono giunti i problemi di salute. «Lei non poteva camminare — raccontano ora i vicini —. Il marito non si è mai rassegnato e la curava, anche grazie a una delle figlie che intanto era venuta a vivere con loro, erano davvero una bella famiglia».
IL MESE scorso si sono trasferiti al piano terra della quadrifamiliare in via Carducci. Un’abitazione rosa, dove vivevano con la figlia, che li accudiva. Poi la tragedia, lo sparo che ha infranto la quiete di una mattina di fine novembre. «Mi ha chiamato mia moglie impaurita, mi sono precipitato a casa e c’erano tanti carabinieri, l’ambulanza — racconta Marsilio, che abita in zona —. Abbiamo visto la figlia della coppia chiedere aiuto, attendere i soccorsi nello spiazzale. E abbiamo capito subito che era successo qualcosa di grave. Ma non potevamo immaginare questo. Siamo tutti sconvolti».
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