Roma, decapita donna poi si scaglia contro gli agenti che sparano: morto in ospedale
Il delitto in una villetta di via Birmania all’Eur. Un uomo, Federico P. di 35 anni, prima uccide con una mannaia la domestica straniera poi attacca i poliziotti. Ricoverato al Sant’Eugenio, è deceduto
Orrore all’Eur, in via Birmania. Al 113 è arrivata una telefonata che segnalava una lite. Gli agenti, arrivati nella villetta isolata, hanno visto una scia di sangue che portava allo scantinato. Seguendo le tracce, sono arrivati alla scena del delitto: una donna di 42 anni, forse brasiliana, decapitata, e il killer – italiano, biondo e con gli occhi azzurri – che, sporco di sangue e vestito con abiti paramilitari, impugnava ancora una mannaia. La donna risulterà poi essere la domestica della villa. L’uomo, Federico P. di 35 anni, residente all’Ostiense, si è subito scagliato anche contro gli agenti che hanno fatto fuoco con l’arma d’ordinanza, ferendolo gravemente al torace con più colpi. Ricoverato al Sant’Eugenio, è morto poco dopo. L’uomo non abitava nella villa all’Eur ma la sua auto, una Chevrolet chiara, è poi risultata parcheggiata davanti al cancello. Un altro particolare ha colpito gli inquirenti: l’uomo indossava pantaloni mimetici, una t-shirt verde, un cinturone di corda stile militare e aveva gli anfibi ai piedi.
L’omicidio della donna è avvenuto attorno alle 10.45, in una ‘zona bene’ della capitale. Via Birmania è infatti in una zona di ville immerse nel verde, una stradina senza uscita che costeggia la via Colombo, una delle arterie che collegano Roma con il litorale.
Ad avvertire il 113 sono stati i vicini, allarmati dalle urla strazianti che arrivavano dalla villetta. Giunti sul posto, i poliziotti hanno trovato delle tracce di sangue che conducevano a un seminterrato. Una volta aperta la porta con l’aiuto dei vigili del fuoco si sono trovati davanti al cadavere decapitato della donna con schizzi di sangue ovunque. E l’uomo, fuori di sé, che si è scagliato con la mannaia anche contro gli agenti.
Sul posto sono intervenuti gli agenti della squadra mobile, del commissariato Esposizione e della polizia scientifica, i carabinieri della Compagnia Eur oltre ai vigili del fuoco chiamati dagli agenti per aprire la porta del seminterrato. Nel locale un vero scenario dell’orrore: con le pareti e il pavimento pieni di sangue. Le tracce però erano anche sulle scale che portano allo scantinato: lì erano anche le ciabatte della donna insanguinate, e lì potrebbe essere cominciata la fase più violenta della lite che ha portato all’omicidio: l’uomo prima l’avrebbe colpita più volte con un coltello e poi l’avrebbe finita con la mannaia. A coordinare le indagini è il procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani.
Drammatiche le parole di uno dei vigili del fuoco, chiamato dal 113 per aprire la porta chiusa dall’interno: “Quegli agenti hanno trattato a lungo con quell’uomo per farlo calmare, dicendogli di posare la mannaia insanguinata. Ma lui ci ha attaccati”. E poi gli spari nel seminterrato della villa che, secondo i primi accertamenti, apparterrebbe a una famiglia romana: la donna lavorava per loro.
Tra i residenti in via Birmania, la donna è conosciuta come la domestica della villetta, ma non c’è molta voglia di parlare. “Io stavo dormendo” ha detto un filippino. “Sì, li conoscevamo, ma vi dirà tutto la polizia” ha aggiunto un altro abitante della zona.
http://roma.repubblica.it/cronaca/2014/08/24/news/omicidio_all_eur_uccide_la_compagna_dopo_una_lite-94367324/?ref=HREA-1
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Decapita la partner con una mannaia
L’assassino ucciso dalla polizia
Orrore e sangue in una villetta all’Eur. L’omicida, vestito con anfibi e passamontagna, ha aggredito con la stessa arma gli agenti, che hanno dovuto sparare e lo hanno colpito. A Breve distanza le abitazioni di Rutelli e del regista Sergio leone
ROMA – Orrore e sangue in una villetta all’Eur. Un uomo ha decapitato la compagna con una mannaia, con la quale ha poi aggredito gli agenti. La polizia ha dovuto sparare e lo ha ferito. L’assassino, trasportato al Sant’Eugenio, è morto poco dopo in ospedale.
L’omicidio è avvenuto in via Birmania 86, nel cuore vip dell’Eur, a breve distanza dalle abitazioni di Francesco Rutelli e del regista Sergio Leone. Sono stati i vicini di casa ad allertare la polizia, allarmati dalle grida dovuti, probabilmente, a una lite. Gli agenti sono entrati nella villetta e seguendo una scia di sangue sono scesi giù nel seminterrato. La cantina era chiusa a chiave, tanto che per aprirla ci sono voluti i vigili del fuoco. Una volta aperta la porta, la polizia si è trovata di fronte a una scena agghiacciante: il corpo della vittima in un lago di sangue e il killer con la mannaia ancora in mano. L’omicida, in divisa paramilitare, con anfibi e passamontagna, si è scagliato contro i vigili del fuoco e gli agenti, che per fermarlo hanno dovuto sparare e lo hanno colpito a morte.
Senza documenti
La Squadra mobile ha accertato che nessuno dei due, né la vittima né il killer, avevano documenti. Ma la donna uccisa dovrebbe essere una brasiliana di 42 anni a cui era intestata la villetta, mentre l’omicida – residente altrove – dovrebbe essere un italiano di 35 anni.
http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/14_agosto_24/uccide-compagna-una-lite-926deede-2b7b-11e4-9f19-fba1b3d7cb6f.shtml
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Roma, decapita la compagna a colpi di mannaia. Gli agenti aggrediti sparano e lo uccidono
Il delitto in via Birmania, nel quartiere Eur. L’uomo vestito da paramilitare trovato accanto al corpo della donna in tavernetta: ferito era stato trasportato all’ospedale Sant’Eugenio
Ha ucciso la compagna a colpi di mannaia, decapitandola. Poi, trovandosi di fronte la polizia, con la stessa arma si è scagliato contro gli agenti, che hanno aperto il fuoco. È morto poco dopo l’arrivo in ospedale l’uomo che questa mattina ha ucciso la compagna con una mannaia in via Birmania, a Roma, in una villetta del quartiere Eur.
Il delitto intorno alle 11 in una villetta immersa nel verde, in uno dei quartieri residenziali di Roma, una zona «bene» della Capitale: gli agenti del commissariato Esposizione sono stati chiamati da alcuni vicini che avevano sentito delle grida provenire dall’abitazione. Arrivati sul posto, hanno visto una lunga scia di sangue che conduceva nella tavernetta: una volta aperta la porta con l’aiuto dei vigili del fuoco, si sono trovati di fronte un uomo di circa 35 anni, con il volto coperto e vestito da paramilitare, pantaloni mimetici, t-shirt verde, cinturone di corda e anfibi. Accanto a lui, il corpo senza vita di una donna, presumibilmente la compagna, di origini sudamericane, uccisa con più colpi d’arma da taglio.
Con la stessa arma con cui aveva colpito la donna, il killer si è scagliato contro gli agenti, che hanno reagito aprendo il fuoco e colpendolo al petto. Il ferito è stato trasportato al Sant’Eugenio, dov’è morto poco dopo. Sul posto ora c’è il personale della Squadra Mobile che conduce le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani.
Dalle prime immagini è emerso che nè il killer, un italiano trentacinquenne biondo con gli occhi chiari, nè la vittima erano proprietari della casa in cui è avvenuto l’omicidio: l’uomo è arrivato alla villetta in auto, lasciata di fronte all’ingresso, la donna probabilmente prestava servizio nell’abitazione.
http://www.lastampa.it/2014/08/24/italia/cronache/roma-uccide-la-compagna-e-attacca-i-poliziotti-con-una-mannaia-D3FxfUcPTUgWrhCGzoetZP/pagina.html
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Decapita donna a Roma. Assassino ucciso dalla polizia
L’uomo si era scagliato con una mannaia contro poliziotti
Choc nella ‘Roma bene’ e scene da film horror. Un uomo in abiti mimetici e con il volto travisato da una maschera filtro, ha decapitato una donna a colpi di mannaia. E’ accaduto nella tavernetta di una villa del quartiere residenziale dell’Eur. Il killer si è poi scagliato contro i poliziotti ed è stato freddato da un colpo di pistola che lo ha raggiunto al cuore. L’uomo è poi morto in ospedale. L’uomo, una 35enne forse italiano, era vestito come una sorta di personaggio horror il killer della donna decapitata nella tavernetta di una villa a Roma.
Oltre ad indossare abiti paramilitari, il killer aveva il volto travisato con la maschera filtro e gli occhiali da sole, mentre brandiva la mannaia. E’ questa la scena che gli investigatori si sono trovati di fronte. In terra c’era una scia di sangue, probabilmente – secondo gli investigatori – il corpo della donna era stato trascinato.
La polizia, entrata nella tavernetta della villetta in via Birmania ha trovato la donna morta, in una pozza di sangue. All’interno c’era ancora il killer.
A chiamare il 113, intorno alle 10.45, sono stati alcuni vicini che hanno sentito grida e trambusto dal seminterrato della villetta. Giunti sul posto gli agenti hanno trovato la porta dell’abitazione chiusa e i vigili del fuoco hanno dovuto aprirla con la forza. A terra c’era il cadavere della donna e anche l’assassino che si è scagliato contro di loro sguainando la mannaia insanguinata. La polizia ha sparato per bloccarlo con l’arma di ordinanza.
L’uomo, biondo e con gli occhi chiari, potrebbe essere di origini slave, e aveva tra i 35 e i 40 anni.
La donna decapitata è invece di origini sudamericane.
Sulla vicenda sono al lavoro gli inquirenti della Procura di Roma coordinati dal procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani.
http://www.ansa.it/lazio/notizie/2014/08/24/-donna-uccisa-in-casa-a-roma-polizia-spara-a-killer-_9cc6028e-c1f9-4ce4-a5cf-3bbf0d120fec.html
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Roma, decapita la compagna e si scaglia con la mannaia contro gli agenti: ucciso
L’Huffington Post
Ha ucciso la compagna e poi si è scagliato con una mannaia contro i poliziotti, intervenuti poiché i vicini avevano udito le grida disperate della donna. Gli agenti hanno sparato, l’uomo è morto.
L’ennesimo femminicidio è accaduto a Roma questa mattina intorno alle 10.45 in una villetta nella zona Eur in via Birmania 96. Gli agenti però forse non si aspettavano di essere aggrediti dall’omicida., bardato in tuta mimetica e con una maschera filtro al volto.
Quando sono arrivati sul posto hanno visto una lunga scia di sangue, che conduceva nello scantinato. Aperta la porta delle cantine, grazie all’aiuto dei Vigili del Fuoco, si sono trovati davanti il trentacinquenne e accanto il corpo della compagna. L’omicida, che aveva una mannaia in mano, si è scagliato contro di loro. A quel punto i poliziotti hanno sparato, colpendolo. L’aggressore è stato portato all’ospedale Sant’Eugenio dove è deceduto.
La donna, secondo fonti investigative, è di nazionalità straniera (forse brasiliana) e avrebbe circa 40 anni. Il suo assassino è ancora in fase di identificazione: ha tra i 35 e i 40 anni, è biondo dagli occhi chiari, secondo La Repubblica si chiama Federico P. e viveva nel quartiere Ostiense. Era vestito con dei pantaloni mimetici, una t-shirt verde, un cinturone di corda stile militare ed aveva gli anfibi ai piedi. Nella casa ci sono sul pavimento strisce di sangue che, secondo i primi rilievi, farebbero pensare che il corpo della donna era stato trascinato.
Nessuno dei due risulta intestatario dell’abitazione, dove non sono stati rinvenuti documenti di identificazione.
http://www.huffingtonpost.it/2014/08/24/roma-decapita-compagna_n_5703953.html?utm_hp_ref=italy&ir=Italy
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Roma, decapita donna con una mannaia poi aggredisce gli agenti: morto
All’Eur un uomo ha massacrato una 40enne all’interno di una villetta. Poi ha tentato di aggredire la polizia una volta giunta sul posto. Ma le forze dell’ordine hanno aperto il fuoco e il killer è deceduto in ospedale. L’assassino indossava vestiti mimetici e un passamontagna
L’ha uccisa tagliandole la testa con una mannaia. Poi, si è scagliato contro i poliziotti intervenuti nella villetta dell’Eur di Roma dove è avvenuto l’omicidio, che si sono difesi sparandogli. L’uomo è morto poco dopo in ospedale. Il killer, biondo e con gli occhi chiari, potrebbe essere di origini slave, e, secondo le prime informazioni, avrebbe tra i 35 e i 40 anni. Indossava dei pantaloni mimetici, una t-shirt verde, un cinturone di corda stile militare, anfibi e un passamontagna. Secondo un testimone ascoltato dagli investigatori, non sarebbe il proprietario dell’abitazione. Mentre la donna – secondo le prime informazioni – sarebbe una domestica brasiliana di 42 anni. Vittima e assassino non erano in possesso dei documenti e sono ancora in corso le operazioni di identificazione.
A chiamare il 113, intorno alle 10.45, sono stati alcuni vicini di via Birmania – una delle “zone bene” della Capitale – che hanno sentito grida e trambusto provenire dal seminterrato della villetta. Giunti sul posto gli agenti, accompagnati dai vigili del fuoco, hanno trovato la porta dell’abitazione chiusa. Una volta aperta, hanno trovato a terra il cadavere della donna e una lunga scia di sangue che conduceva a una tavernetta. Ed è qui che l’assassino si è scagliato contro gli agenti, quando sono scesi nel seminterrato. L’uomo con in mano una mannaia insanguinata (quasi certamente la stessa utilizzata per uccidere la vittima) ha cercato di aggredire i poliziotti che a quel punto hanno sparato per bloccarlo con l’arma di ordinanza. Il killer è deceduto poco dopo all’ospedale Sant’Eugenio. Sulla vicenda indaga la squadra mobile, coordinata dal procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/24/roma-uccide-la-compagna-durante-una-lite/1097738/
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Donna decapitata a Roma
Il killer ucciso mentre era in fuga?
L’inchiesta dovrà stabilire il movente dell’omicidio ma anche se gli agenti hanno sparato per legittima difesa. Cade l’ipotesi di un tentato stupro
ROMA — Proseguono le indagini della Squadra Mobile, coordinate dalla procura della Repubblica, per chiarire ogni aspetto di quanto avvenuto nella mattinata di domenica 24 agosto nell’abitazione di via Birmania, all’Eur, che hanno portato all’omicidio della 38enne ucraina a colpi di coltello da parte di Federico Leonelli. Non sono ancora chiare le modalità dell’uccisione del killer. A quanto pare gli agenti hanno sparato quando l’uomo tentava la fuga in auto dopo essersi fatto largo, dapprima con i vigili del fuoco e successivamente con i poliziotti, brandendo un coltello. Nel fascicolo processuale è iscritto, ma solo per motivi tecnici, solo il nominativo di Leonelli. La questura, però, in un comunicato ha ribadito che l’uomo sarebbe sbucato all’improvviso brandendo il grosso coltello insanguinato, una sorta di mannaia, verso vigili del fuoco e poliziotti «costretti ad esplodere colpi d’arma da fuoco nei confronti dell’assassino per difendersi dai fendenti a loro indirizzati».
L’ipotesi stupro
È cominciata fuori dalla villa, davanti all’ingresso della taverna, l’aggressione di Federico Leonelli alla colf ucraina uccisa ieri all’Eur. La circostanza, emersa dopo il ritrovamento di una chiazza di sangue davanti alla porta che immette nel locale, sembra far perdere consistenza all’ipotesi del tentativo di stupro, puntando più su una lite per altri motivi. Per chi indaga un tentativo di violenze si sarebbe dovuto ragionevolmente consumare in casa. Altre tracce ematiche, tuttora visibili lungo il corridoio, fanno ritenere che la donna sia stata poi trascinata all’interno della taverna. Conferme su questa ricostruzione sono attese dall’esame dei filmati delle telecamere presenti nelle adiacenze della villa. Gli accertamenti degli inquirenti coordinati dal procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani puntano ora a stabilire il movente dell’omicidio della donna. Da approfondire, anche tramite testimonianze, se Leonelli avesse problemi psichici, specie dopo la morte della compagna.
L’sms
In un sms al datore di lavoro inviato il giorno prima di essere uccisa, la colf ucraina decapitata aveva segnalato che Federico Leonelli armeggiava spesso con coltelli come quelli per la caccia o la pesca subacquea. Gli inquirenti non escludono che possa essere stata proprio questa la causa scatenante della follia omicida dell’uomo, anche se non vengono trascurate altra piste. Il movente del delitto rimane, al momento, la priorità di chi indaga.
L’autopsia
Alcune risposte sull’omicidio, tra cui quella alla domanda se la colf ucraina fosse già morta quando è stata decapitata, arriveranno dall’autopsia. Gli accertamenti autoptici, che riguarderanno anche lo stesso omicida, si terranno tra lunedì e martedì nell’istituto di medicina legale di Tor Vergata coordinato da Giovanni Arcudi.
http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/14_agosto_25/donna-decapitata-roma-killer-ucciso-mentre-era-fuga-7e20104a-2c5e-11e4-9952-cb46fab97a50.shtml
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Omicidio all’Eur, più di 40 coltellate sul corpo di Oksana
L’autopsia sul corpo della colf ucraina che sarebbe stata decapitata dopo la morte: nessun segno di violenza sessuale. Il medico legale: “Il killer voleva farla a pezzi per nascondere il cadavere”. L’avvocato della sorella di Leonelli: “Era in cura, assumeva farmaci e la cosiddetta “droga di Wall Street”. Il portavoce dell’Ambasciata israeliana: “Respinto all’aeroporto Ben Gurion e interdetto dal paese 5 anni”
“Oltre 40 lesioni da arma bianca su tutto il corpo hanno causato il decesso di Oksana Martseniuk”. A dirlo è Giovanni Arcudi, direttore della medicina legale dell’Università Tor Vergata che ha effettuato l’autospia della donna ucraina di 38 anni uccisa e decapitata da Federico Leonelli domenica scorsa in una villetta in via Birmania 86 nel quartiere Eur di Roma.
La donna si sarebbe difesa dal violento assalto del suo killer, avrebbe provato a fuggire, a urlare, a liberarsi dalla follia dell’assassino che l’ha colpita più e più volte su tutto il corpo, sulle braccia, sulle gambe e sul viso, reso pressoché irriconoscibile. Una coltellata al petto ha poi raggiunto il polmone sinistro e il cuore di Oksana.
“Secondo la mia opinione c’è stata una violenta aggressione, con una colluttazione, la vittima ha tentato di difendersi, finché ha potuto, poi con il sopraggiungere delle lesioni ha perso forza. Non si tratta di una ferita mortale ma di un insieme di tante ferite che ne hanno causato la morte” ha detto Arcudi che ha spiegato anche come non siano stati riscontrati segni di una violenza sessuale, come si era ipotizzato in un primo momento.
“Leonelli – ha aggiunto il medico – ha continuato a pugnalare la donna anche dopo che era morta. E’ stata un’aggressione brutale con un’arma bianca”. Anzi due: un coltello più grande, simile a una mannaia, e uno più piccolo con cui sono stati inferti i colpi.
Poi, solo una volta morta, la vittima “è stata decapitata, nel tentativo di fare a pezzi il cadavere per trasportarlo via”. Nella villetta erano già pronti alcuni grossi sacchi dell’immondizia in cui il killer voleva nascondere il corpo.
Per i test tossicologici su Leonelli, che chiariranno se prima del delitto l’uomo avesse assunto delle sostanze stupefacenti o dei farmaci, ci vorranno invece almeno 15 giorni. Il 35enne soffriva di depressione, un male che assieme alla perdita della sua fidanzata, due anni fa, per un aneurisma, lo stava rosicchiando lentamente.
“Federico era in cura da uno psichiatra e prendeva la “droga di Wall Street” (il metaqualone, ndr) – spiega il legale della sorella di Leonelli, l’avvocato Giuseppina Tenga – Il medico gli aveva anche detto di sospendere i farmaci, ma lui, in passato, aveva continuato. L’aveva anche ordinata su internet, quella droga. E la dose che assumeva poteva dare allucinazioni”.
In queste ore la famiglia del killer sta raccogliendo tutto il materiale riguardante il percorso “farmacologico” intrapreso in questi anni da Leonelli e che verrà consegnato al pm Luigi Fede, titolare del procedimento. “Mi sono rivolta a strutture pubbliche – ha dichiarato la sorella al termine di un colloquio in procura – mi dicevano che le mie sollecitazioni non potevano essere accolte, secondo quanto previsto dalla legge, se non in presenza di una grave patologia. Mio fratello alternava momenti di lucidità ad altri di squilibrio”. Durante questi ultimi, pare farneticasse di frequentazioni dei servizi segreti e legami con la Nasa.
Sul suo corpo l’autopsia ha rilevato due ferite di arma da fuoco al torace che ne hanno causato la morte, avvenuta all’ospedale Sant’Eugenio poco dopo il ricovero. “Non c’era modo diverso per fermare
quel ragazzo che aveva appena compiuto un gesto così terribile?” chiede l’avvocato Tenga che aggiunge: “Non capisco questo attendere da parte degli inquirenti nel procedere all’iscrizione nel registro degli indagati di chi ha fatto fuoco contro Leonelli. L’iscrizione dal punto di vista procedurale è una iniziativa che va anche a tutela dei poliziotti. In questo modo, infatti, possono nominare un consulente ed essere rappresentati agli atti irripetibili che la procura ha disposto”.
Intanto è emerso che l’arma del delitto, un coltello, usata dall’assassino e l’abbigliamento militare che indossava al momento erano stati acquistati su un sito internet israeliano.
Amit Zarouk, portavoce dell’Ambasciata d’Israele, a proposito del desiderio del killer di arruolarsi nell’esercito israeliano, precisa che Federico Leonelli cercò di entrare nel Paese ma all’aeroporto di Ben Gurion fu respinto dalle autorità che gli hanno interdetto l’ingresso nel Paese per 5 anni. Le autorità aeroportuali sospettavano che le sue motivazioni per entrare nel Paese fossero “diverse da quelle turistiche” e che l’uomo volesse trattenersi in Israele per un periodo molto più lungo di quello che sosteneva.
Un volta respinto, poi, Leonelli tornò in Italia e andò all’ambasciata israeliana a protestare. “Sono il nuovo messia, perché non mi avete fatto entrare in Israele?”, avrebbe detto. L’uomo sarebbe apparso in condizioni psichiche precarie già all’aeroporto di Tel Aviv. Aveva un biglietto di sola andata, non seppe indicare una residenza in Israele e per queste ragioni gli venne negato l’ingresso nel Paese. Quando andò all’ambasciata israeliana a Roma era ormai già fuori di sé e straparlava.
http://roma.repubblica.it/cronaca/2014/08/27/news/omicidio_all_eur_oltre_40_coltellate_sul_corpo_di_oksana-94511857/
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«Federico era malato ma le strutture pubbliche non l’hanno mai voluto»
La sorella del killer dell’Eur ai magistrati Storia clinica Federico acquistava farmaci online, un paziente che nessun medico voleva curare
ROMA – Fin da adolescente, Federico Leonelli soffriva di disturbi della psichiatrici. Personalità doppia, patologie del sonno, manie di persecuzione e visioni inesistenti della realtà, alternate a momenti di totale, apparente serenità. Era in cura da tempo. Ma dopo la morte improvvisa della fidanzata di sempre aveva cominciato anche a rifiutare gli incontri con lo psichiatra. Al medico aveva confessato, più di recente, in un momento di lucidità, di aver cominciato ad acquistare farmaci on line. Provigil, Metaqualone, e di abusarne. Un paziente che non poteva più essere seguito, ma che nessuna struttura pubblica ha voluto o potuto prendere in carico, non rientrando la sua patologia tra quelle che prevedono il ricovero obbligatorio.
Sono parole che aprono squarci meritevoli di indagine quelle dette ieri dalla sorella del killer dell’Eur al pm Luigi Fede. Laura Leonelli ha consegnato una vasta documentazione sulla storia clinica di suo fratello, ha raccontato di come il 35enne al momento di uccidere con 40 coltellate e poi decapitare la colf ucraina Oksana Martseniuk, fosse ormai fuori controllo, ma che lei in prima linea, aiutata dal marito, fosse ormai sola a seguirlo, per quanto possibile. Lontano il padre, inabile fisicamente la madre. «Quando ho detto di perdonare tutti quelli che hanno portato alla morte di mio fratello e a quello che ha commesso, non mi riferivo ai poliziotti come qualcuno ha frainteso. Hanno fatto il loro dovere, spero senza errori. Il mio pensiero andava a tutti quelli che forse in questi anni mi avrebbero potuto aiutare».
Ma la posizione degli agenti resta sotto osservazione per accertare eventuali sconfinamenti dalla legittima difesa al momento di affrontare e uccidere il killer. «Non c’era modo diverso per fermare quel ragazzo che aveva appena compiuto un gesto così terribile?», rilancia l’avvocato Pina Tenga, legale della sorella. «Non capisco questo attendere da parte degli inquirenti nel procedere all’iscrizione nel registro degli indagati di chi ha fatto fuoco contro Leonelli – prosegue il penalista -. L’iscrizione dal punto di vista procedurale è una iniziativa che va anche a tutela dei poliziotti. In questo modo, infatti, possono nominare un consulente ed essere rappresentati agli atti irripetibili che la procura ha disposto».
http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/14_agosto_28/federico-era-malato-ma-strutture-pubbliche-non-l-hanno-mai-voluto-8601132a-2e8b-11e4-866c-ea2e640a1749.shtml
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