Cinque uomini accusati di stupro alle sex workers. Una era stata perfino crocifissa!

Presi gli stupratori delle "lucciole"Rapine e violenze fotografate col cellulare. Una donna è stata crocefissa. Caselli: "Anche in questo caso le intercettazioni telefoniche sono state decisive"

di FEDERICA CRAVERO

Un’ora è lunghissima se sei una donna in balia di cinque uomini, che ti denudano, violentano, picchiano, calpestano, ti fotografano mentre ti stuprano e ti deridono, come fossi un trofeo di guerra, crocifissa a gambe e braccia aperte contro un albero. Un’ora è infinita se sei nuda, al freddo, in mezzo a un campo, al buio, nella nebbia. Se ti portano via la borsa e il cellulare per chiedere aiuto.Un’ora è eterna se hai tanta paura di morire ma sai che puoi urlare finché vuoi: nessuno ti sentirà e nessuno verrà a salvarti.

Un’ora è lunghissima ma lo è ancora di più il ricordo tremendo che ti porterai dentro, nonostante la vita continui e tu, che sei una prostituta nigeriana sfruttata, il giorno dopo sei di nuovo a lavorare sulla strada, facendo finta che nulla sia successo.Sono stati i carabinieri della compagnia di Rivoli, guidati dal capitano Massimo Pesa e coordinati dal pm Alessandro Sutera Sardo, a mandare in galera il branco di criminali, originari della Romania, diventati l’incubo delle prostitute che lavorano sulle strade tra Collegno e Pianezza. In manette sono finiti Aurel Moisii, 24 anni, di Torino, Petru Coromelci e Constantin Mustiatà, entrambi ventottenni residenti a San Gillio, e due fratelli, Vasile e Marius Vrajitoru, di 23 e 22 anni.

Un terzo fratello di 25 anni è indagato a piede libero, così come un settimo connazionale, di 29 anni.Amici e parenti, incensurati in Italia e in Romania. Lavoratori indefessi dal lunedì al venerdì, dipendenti della stessa carpenteria industriale di San Gillio. Aguzzini nei fine settimana.Tre le denunce di stupro a loro carico in un mese, tutte nei fine settimana: il 7, il 15 e il 27 novembre. Ma dalle intercettazioni si ricostruisce che sarebbero entrati in azione molte più volte, probabilmente più di una decina. Altre ragazze, infatti, non hanno denunciato le violenze subite. "Le sceme", "le diavole", le apostrofavano al telefono i violentatori.

"Vorremmo comunicare a queste persone, che si trovano in condizione di debolezza, che non sono sole. Tutte hanno diritto a essere difese e ad avere qualcuno che le ascolti e a ciascuna cercheremo di dare una risposta", ha annunciato il colonnello Antonio De Vita, comandante provinciale dei carabinieri di Torino.Non è stato facile individuare i componenti della banda. Erano pochi gli elementi da cui partire. Le vittime erano giovani prostitute nigeriane – di 23, 24 e 27 anni – violentate e rapinate nello stesso posto, una stradina sterrata in mezzo alla campagna di Pianezza, vicino alla discarica di strada Cassagna. Avvicinate da una sola persona: due ragazze sulla statale 24 da un finto cliente, una alla fermata dei bus in corso Grosseto da un uomo che le aveva offerto un passaggio. Il branco era pronto ad intervenire.

Alcuni spuntavano fuori dal bagagliaio, altri arrivavano su un’altra vettura, che seguiva quella della vittima."È stata un’indagine difficile – ha commentato il procuratore capo Gian Carlo Caselli – che fa capire quanto sia importante sporgere denuncia anche quando sembra impensabile riuscire ad arrivare alla verità e ai responsabili. Anche in questo caso le intercettazioni hanno avuto un ruolo importantissimo".Una svolta nelle ricerche è arrivata dalle celle agganciate dai cellulari rubati alle ragazze (uno era stato regalato da uno stupratore alla madre per Natale) e dalla collaborazione di una vittima che una sera, in una piazzola con alcune colleghe, ha visto in un cliente uno dei suoi aguzzini, senza che lui la riconoscesse.

Ha preso il numero di targa e da lì, come un puzzle, le tessere dell’indagine sono andate a posto. Dalle intercettazioni sono emersi dettagli raccapriccianti. "Eravamo in sei – dice uno a un amico – una non ce la faceva più, s’era messa con i genitali nel fango per non essere più violentata. Uno le ha preso i pantaloni l’ha pulita e poi giù di nuovo". Un unico barlume di pentimento: "Adesso mi sono calmato, ho acceso anche qualche candela, non sono andato più con nessuna. Credo che Dio poi ti castiga". Il castigo, quello umano, è arrivato dal gip Rosanna La Rosa, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare: "Le azioni degli indagati confermano non solo il totale disprezzo, ma anche la volontà di disporre della donna "come si vuole", senza limiti".

http://torino.repubblica.it/cronaca/2010/05/20/news/presi_gli_stupratori_delle_lucciole-4203257/ 

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