Italiano, accusato di aver bastonato una donna rom incinta facendole perdere il bambino

Bastonata perchè chiede soldiRom incinta perde il bambino

Il campo rom dove vive la giovane aggredita

Tragedia al mercato di via Di Nanni

Un uomo l’ha aggredita urlando:«Tu mi vuoi solo derubare»

Ora starà alla polizia, che ha ricevuto la denuncia, stabilire le cause dell’aggressione subita ieri mattina da tre ragazze rom al mercato di via Di Nanni. Comunque sia andata, il bilancio è tragico: una di loro, Jorgovanka Nobilini, di appena 27 anni e incinta di otto mesi, ha perso il bambino in serata all’ospedale Maria Vittoria, dov’era stata ricoverata. La ricostruzione dell’accaduto è opera di Ramajana, la sorella di un anno più giovane. Con Jorgovanka, soprannominata Sabrina, e la cugina Ornella, ieri mattina si era recata al mercato per chiedere l’elemosina: «Ma senza importunare nessuno», premette. Tutte e tre vivono nel grande campo nomadi di Strada dell’Areoporto.

Vanno e vengono, nel loro andirivieni si avvicinano a un palazzo vicino al mercato, suonano il citofono. Dall’altra parte risponde una voce maschile. Poi da una finestra si affaccia un ragazzo. Si sbraccia, è visibilmente agitato: «Era italiano, ci ha intimato di andarcene e ha minacciato di picchiarci. A quel punto ci siamo allontanate, senza protestare». Sembra che la cosa sia finita lì. Il gruppetto, sentita aria di guai, fa dietrofront e torna al mercato. «A un tratto – racconta Ramajana – abbiamo visto arrivare lo stesso ragazzo: alto, magro, vestito con un paio di jeans e una maglietta rossa. Prima che potessimo anche solo reagire si è sfilato da sotto la maglia una specie di bastone, uno sfollagente come lo chiamate voi, e ha cominciato a picchiarci. Sembrava una furia, diceva che volevamo rubare».

A quanto pare la gente, presa in contropiede, non reagisce o reagisce tardi. Jorgovanka riceve un colpo sulla pancia, Ramajana, così racconta, una botta sotto il ginocchio: «Anche mia cugina è stata colpita». Nessuno è intervenuto? Nessuno vi ha aiutato? Ramajana è stanca e addolorata, ci mette un po’ a ricordare: «Quando mia sorella ha iniziato a sentirsi male è intervenuto un altro ragazzo, ha cercato di calmare chi ci ha aggredito».Fatto sta che l’uomo riesce ad allontanarsi. Le tre ragazze, portate al Maria Vittoria, sporgono denuncia al posto di polizia. Qualche tempo dopo la situazione di Jorgovanka, la più grave, comincia a peggiorare. Il bimbo non ce la fa, in serata i medici del Pronto soccorso chirurgico ginecologico le praticano il taglio cesareo per asportare il corpicino. I parenti, straziati dal dolore, le hanno tenuto compagnia fino all’ultimo.

Dolore condiviso da Carla Osella, direttrice dell’Associazione Italiana Zingari Oggi, che nel corso della sua attività ha avuto modo di conoscere bene Jorgovanka. «E’ una ragazza straordinaria – racconta -. Attualmente è disoccupata ma fino a poco tempo si è data da fare presso il nostro centro come mediatrice culturale. E’ gentile ed educata, non posso parlarne che bene. Ha sempre fatto di tutto per inserirsi nel mondo del lavoro». E’ stata la Osella la prima a ricevere la notizia.Ora si tratta di capire chi è l’aggressore e, mettendo a confronto la sua versione con quella delle tre ragazze, stabilire cosa può avere scatenato una furia del genere. Dettagli per chi, come Jorgovanka, ha perso il suo bimbo.

http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/243232/ 

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