Sentenza: abbassare le mutande della moglie per indurla ad un rapporto sessuale non è stupro

Violenza sessuale? Non se è la propria moglie
Giovedì 09 Settembre 2010

BUSTO ARSIZIO – Mettere le mani addosso e pretendere un rapporto sessuale dalla propria moglie, poco disponibile, può essere considerato violenza sessuale? No, se di fronte al suo rifiuto ci si fa una bella doccia fredda e si depongono gli animosi intenti. E’ quanto deciso dal tribunale di Busto Arsizio che ha assolto un uomo accusato di violenza sessuale nei confronti della propria compagna.

Nei confronti del proprio partner c’è una maggiore tolleranza rispetto ad atti, anche audaci, che non sarebbero invece tollerati da parte di estranei. Questa la motivazione alla base dell’assoluzione di un uomo di Busto Arsizio che qualche anno fa abbassò le mutandine della moglie per indurla ad un rapporto sessuale non voluto. Tra i due i rapporti erano in crisi e gli incontri sessuali quasi inesistenti. Di fronte al netto rifiuto della compagna il marito non poté fare altro che ritirarsi con le pive nel sacco.

PRESUNZIONE DI CONSENSO

Secondo la corte, presieduta dal giudice Adet Toni Novik, i fatti non sussistono. Alla stessa conclusione è arrivato anche il pubblico ministero, la dottoressa Sabrina Ditaranto, che nel corso della requisitoria aveva chiesto la condanna per i maltrattamenti ma non per la violenza sessuale. Tra estranei si presume che ci sia dissenso rispetto ad una avance improvvisa, a meno che l’altra parte esprima il proprio consenso. In una coppia si presume l’esatto contrario: il consenso all’atto repentino è presunto, sempre che non venga espresso il dissenso. L’importante è non approfittarne.

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