Italiano, accusato di aver molestato la figlia e le sue amichette

Molestava la figlioletta e le amiche
in carcere un comasco di 50 anni
L’uomo, un operaio, approfittava dei compiti in casa sua per baciare e palpeggiare le bambine
Le indagini erano scattate dopo che gli psicologi scolastici avevano allertato le forze dell’ordine

In carcere con l’infamante accusa di essere un pedofilo. E’ quanto contesta il sostituto Simona De Salvo, della Procura di Como, a un operaio 50enne residente nell’hinterland del capoluogo lariano, accusato di aver molestato in almeno cinque occasioni la figlia e le amichette, tutte di età compresa fra i sette e i dodici anni, con “giochetti” sul divano del salotto durante i compiti pomeridiani. Baci, abbracci, palpeggiamenti reciproci. Il tutto nell’arco di almeno un paio di anni.

Su ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Nicoletta Cremona, la polizia si è presentata a casa del pedofilo facendo scattare le manette e portandolo nel carcere del Bassone. Nei guai potrebbe anche finire la moglie, per aver tenuto nascosti gli episodi, anche se pare che sia stata costretta a farlo a suon ceffoni. Le indagini sono scattate quando una delle amiche della bambina era a scuola ha detto in lacrime che in quella casa non ci voleva più andare. Gli psicologi scolastici hanno informato i genitori, che a loro volta si sono rivolti alle forze dell’ordine.

http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/10/26/news/molesta_figlia_14enne_e_le_amiche_in_carcere_un_comasco_di_50_anni-8460686/

Violenza sessuale sulla figlia e le amiche: in cella
Mercoledì 27 Ottobre 2010
Un padre di famiglia di 50 anni fermato ieri mattina dagli uomini della squadra mobile
L’orrore, in quella casa anonima del comune di Como, continuava dal 2006.
Anni di violenze sessuali non solo sulla figlia, di 7 anni, ma anche su quattro compagne di scuola, tutte della stessa età o di poco più grandi. A porre un freno all’attività di un padre di famiglia di 50 anni sono stati gli uomini della squadra mobile di Como che ieri mattina hanno suonato il campanello della casa dell’orco (di cui non forniamo le generalità e nemmeno la via in cui risiede per tutelare le vittime delle violenze) per portarlo al Bassone, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere richiesta dal pubblico ministero Simona De Salvo e firmata dal giudice delle indagini preliminari, Nicoletta Cremona. In manette, con il marchio infame del pedofilo, è finito un uomo sposato, padre di una bimba che oggi ha 11 anni e che, da quando ne aveva 7, è stata la vittima del genitore aguzzino.
Nel vortice delle violenze sessuali sono poi finite anche quattro compagne di scuola della figlia, la più grande di 10 anni, succubi di quell’orco da cui non riuscivano a scappare. Eppure, su quel 50enne che frequentava anche l’oratorio le voci e i sospetti giravano da tempo. Tanto che nessuno, tra chi conosceva l’uomo, lo lasciava “incustodito” con i bambini. Eppure le violenze proseguivano da tempo, con brevi interruzioni (almeno in base a quanto sono riusciti a ricostruire, fino ad oggi, gli inquirenti), tra le mura di casa del 50enne.
A far crollare il muro delle violenze è stata la scuola, in molti casi bistrattata dalle cronache quotidiane, ma in questo caso decisiva per l’esito della vicenda. Gli psicologi delle scuole elementari frequentate dalle cinque bambine, dopo aver ascoltato i discorsi delle fanciulle e monitorato conversazioni e comportamenti delle piccole, hanno segnalato il caso all’istituto. Una azione parallela a quella dei genitori di una delle vittime, che avevano chiesto alla loro figlia perché non volesse più andare dall’amica per fare i compiti. Una domanda che li ha posti di fronte a una storia incredibile, agghiacciante, fatta dei racconti di quel padre che le faceva fare cose che non voleva.
La denuncia presentata agli uomini della squadra mobile della Questura ha così fatto scattare le indagini che hanno poi ricostruito quanto avveniva in quella casa abitata da un orco travestito da padre di famiglia.
Il fascicolo è poi finito sul tavolo del pubblico ministero Simona De Salvo che nelle scorse ore ha chiesto e ottenuto dal giudice delle indagini preliminari un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Così, ieri mattina, i poliziotti hanno suonato il campanello, trovando il 50enne – un operaio in mobilità – a casa e, all’apparenza, per nulla turbato da quanto stava avvenendo. L’uomo è rimasto in silenzio e non ha proferito verbo. Cosa che potrebbe fare, invece, già nelle prossime ore quando verrà sentito nell’interrogatorio di garanzia dal gip del Tribunale di Como, lo stesso che ha firmato l’ordinanza di ieri.
Un giudice che chiederà conto all’orco di quei giochi proibiti compiuti sul divano di casa, nel salotto dell’appartamento, approfittando della presenza delle bambine che si incontravano per fare i compiti di scuola.

http://www.corrieredicomo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=21040&catid=21&Itemid=28

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