LA VIOLENZA? E’ DIETRO LA PORTA DI CASA
Una serie di incontri per sensibilizzare al problema
TREVISO – Non solo, non tanto sulla strada. Non solo, non tanto nei luoghi pubblici. La violenza sulle donne avviene soprattutto in casa. E’ tra le “protettive” mura domestiche che i mariti, i compagni, i fidanzati abusano delle donne. Sul piano fisico, ma anche psicologico. Il fenomeno esiste, è diffuso, è angosciante. Terribile per chi lo vive, lo subisce. Eppure è nascosto. Solo il 10-20 per cento degli episodi di violenza verso le donne viene “smascherato”. Il dolore, troppo spesso, resta rintanato nelle villette col giardino curato e le fioriere sui balconi. Non esistono “zone franche”, esenti dal problema, che riguarda tutti i livelli sociali. A denunciare il problema è la dottoressa Gigliola Tessari (in foto), ginecologa e psicoterapeuta, che per trent’anni ha operato presso il consultorio familiare di Vittorio Veneto e che partecipa alla coordinazione di una serie di iniziative di sensibilizzazione dal titolo “Novembre al femminile contro la violenza sulle donne”, ambientate presso la Fondazione Benetton Studi e Ricerche di Treviso dall’Associazione italiana donne medico del capoluogo.
Dottoressa Tessari, la violenza sulle donne non è dunque un fenomeno legato solo a certe culture fondamentaliste?
No. Anche nei paesi “evoluti” dell’Occidente democratico i dati sono allarmanti. Le violenze avvengono con frequenza in ambito familiare e ad esserne colpite di più sono le donne sposate, o le madri.
Dalle indagini emerge inoltre che la violenza contro le donne è un fenomeno complesso: c’è la violenza e la molestia sessuale, la violenza fisica (percosse, ferite, omicidi), quella economica (privazione di risorse), la violenza psicologica e verbale (minacce, ricatti, denigrazioni, svalutazioni).
L’Istat ha rilevato che la maggior parte di queste violenze sono commesse dal partner e che la grande maggioranza non è mai stata denunciata. Secondo gli studi effettuati, si considera che gli eventi “emersi” rappresentino solo il 10-20% di quelli che si verificano.
L’Associazione italiana donne medico di Treviso di cui lei fa parte che obiettivi si pone?
Il nostro impegno è per la cultura di genere in medicina e contro le varie forme di violenza alle donne. Siamo state chiamate a partecipare al tavolo tecnico prefettizio contro la violenza sulle donne; siamo impegnate nella progettazione e la promozione di iniziative che contrasti il problema. Nel mese di novembre abbiamo organizzato un calendario di incontri gratuiti e liberi fino a copertura dei posti disponibili, presso gli spazi Bonben: si tratta di appuntamenti significativi ma anche piacevoli; non dobbiamo dimenticare il piacere di partecipare, di esprimersi e anche la gioia nel ritrovarsi in laboratori e seminari formativi e propositivi. Per informazioni più dettagliate e preiscrizioni rinvio i lettori al sito: www.donnemedicotreviso.net.
Ma cosa può fare la donna da sola?
Poco … e lo vediamo dai dati dell’Osservatorio Nazionale sulla Violenza Domestica: coniugati o conviventi costituiscono la maggioranza della casistica. Uno dei momenti di maggior rischio è il periodo di transizione verso la separazione e si aggrava con la presenza di figli oppure con la constatazione dell’irreparabile rottura del rapporto di coppia. Motivo per cui, come Aidm, allo stato attuale abbiamo focalizzato l’attenzione sulla violenza (fisica, psicologica o sessuale) esercitata sulle donne da parte di soggetti che hanno o hanno avuto relazioni affettive o parentali significative.
La violenza appare come un raptus, un atto inconsulto?
La violenza su un familiare non risulta essere un episodio isolato, ma inserito in un costume sociale, nella quotidianità di un rapporto affettivo sempre più deteriorato e questo in circa la metà dei casi, con modeste variazioni rispetto alle fasce di età.
Perché i maltrattamenti non si possono “fermare prima di…”, perché vicini e conoscenti, spesso anche altri familiari, si mostrano stupiti di fronte a questi eventi?
I “panni sporchi” si lavano in casa … la nostra cultura è ricca di comportamenti in tal senso, che oggi sembrano favoriti da un minor scambio e coesione sociale. C’è una carenza di base nella possibilità di contrasto e di emersione del fenomeno: la scarsa capacità di riconoscere la violenza. Risultati significativi si avranno favorendo la crescita culturale di tutti, in una comunità più attenta e solidale.
Lei ha lavorato trent’anni come ginecologa nel Consultorio familiare: qual è la sua esperienza su questo tema?
Mi sono trovata spesso a contatto con forme di trascuratezza, incuria, incomprensioni e svalutazioni, che minavano le relazioni uomo-donna. Dobbiamo imparare come operatori sanitari a porre la massima attenzione su questi aspetti, che possono riguardare anche gli uomini. Gli effetti della violenza fisica e morale danneggiano la salute fisica, mentale, riproduttiva; non c’è solo l’evidenza delle lesioni fisiche più eclatanti, ma anche aspetti più subdoli che generano disturbi sessuali e ginecologici, sintomi gastrointestinali, cefalee consistenti e forme particolari di depressioni e ansia. La mancata comunicazione con l’esterno accentua l’isolamento, la vergogna, la frustrazione e facilita l’insorgere dei sintomi fisici e psichici sopra accennati. D’altra parte, il lavoro con i giovani e le coppie più giovani, mi ha fatto percepire in loro la presenza di cambiamenti relazionali in senso paritario e uno sguardo più attento sui ruoli tradizionalmente assegnati come maschili e femminili.
Le soluzioni per limitare il fenomeno?
Condizioni di sicurezza economica per sé e per i figli consentono alle donne di porre dei limiti, di sottrarsi a forme di maltrattamento e di subordinazione: anche il nostro passato ce lo insegna. Nelle giornate di Novembre al femminile approfondiremo le seguenti tematiche: “le condizioni di vita e di lavoro delle donne italiane”, il”diritto al lavoro e il diritto del lavoro”, “il lavoro a misura di famiglia”. Importante è anche confrontare esperienze e saperi e partecipare ai laboratori per pensare e per…esprimere.
http://www.oggitreviso.it/violenza-%E2%80%99-dietro-porta-di-casa-30465
Violenza in casa? Questo dimostra che l’ assetto patriarcale della sociètà purtroppo non è cambiato e che c’è tanto lavoro da fare