Per la scomparsa di Yara si indaga tra i conoscenti

IL CASO
Yara, si batte la pista del conoscente
E in paese spunta un’altra testimone
Le ricerche sono ripartite da zero dopo la scarcerazione del marocchino. Il cugino di Fikri:
“Vuole partire presto per il Marocco, così si lascia alle spalle questa vicenda sconcertante”

Chi ha preso Yara Gambirasio, intorno alle 18,30 del 26 novembre, la conosce. E conosce la sua famiglia. Un’ipotesi che si era già affacciata, ma che sembra prendere sempre più corpo con il passare dei giorni in cui non si è mai smesso di cercarla. Anche in un’azienda che raccoglie pietrame e materiale per l’edilizia, accanto alla falegnameria in cui lavora il padre della ragazza di 13 anni.

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Per tutta la giornata gli investigatori hanno setacciato l’area industriale: in un vicino boschetto sono stati trovati vari oggetti: un giubbotto, uno scooter, una tenda. Nei pressi di una rotonda stradale anche un telefonino. Nulla, però, che a una prima analisi possa ricondurre alla ragazzina. Una tredicenne che difficilmente avrebbe dato confidenza a sconosciuti: anche da questa considerazione nasce la pista dei conoscenti. Come, forse, quei due uomini che altrettanti testimoni avrebbero visto con lei nei pressi del palazzetto dello sport di Brembate in cui Yara è solita allenarsi e da cui è sparita.

E spunta un’altra testimonianza. “La sera che Yara è scomparsa ho visto due uomini che litigavano animatamente nella via in cui abita la famiglia Gambirasio. Parlavano in italiano”. Lo ha raccontato al Tg5 una vicina di casa di Yara, Marina Abeni, che il pomeriggio del 26 novembre stava portando a spasso i suoi due cagnolini. La donna ha spiegato di aver raccontato tutto al ai carabinieri già il giorno successivo alla scomparsa di Yara e il 29 novembre ha lanciato un appello, sul suo profilo di Facebook, chiedendo a queste persone di farsi avanti qualora fossero estranei alla vicenda di Yara.

In mattinata il comandante dei carabinieri di Bergamo, Roberto Tortorella, e il questore Vito Ricciardi sono stati dai genitori di Yara per una visita che hanno definito “doverosa”. Hanno detto che le indagini “sono condotte all’unisono” fra militari e poliziotti. E intanto nel Bergmasco ai militari del Rac, specializzati nel ritrovamento di persone scomparse, si aggiungeranno gli agenti dello Sco. La casa della ragazza, in via Rampinelli a Brembate, però, è stata anche meta di persone che hanno semplicemente voluto testimoniare solidarietà alla famiglia. Tra queste anche due suore che, dopo aver incontrato i genitori della ragazza, hanno spiegato “sono stati loro a dare forza a noi”.

Più loquace la delegazione di immigrati provenienti da Padova e da alcune città lombarde che sono arrivati con uno striscione vicino alla casa: “La comunità degli immigrati del Veneto porta solidarietà alla famiglia di Yara”. Una loro delegazione ha consegnato a Maura e Fulvio Gambirasio una lettera. “Siamo un gruppo di immigrati di varie nazionalità che hanno scelto l’Italia come loro seconda patria e proprio per questo ci sentiamo parte della comunità italiana e non possiamo restare indifferenti davanti a tutto ciò che in questa patria adottiva accade”. Immigrati ‘anomali’, in quanto tutti, a loro dire con cittadinanza italiana e decisamente favorevoli alla respressione dell’immigrazione clandestina (“Vanno respinti”, hanno detto). Hanno comunque trovato i genitori della ragazza scomparsa “forti e in grado di insegnarci la civilita”. “Ci hanno detto che festeggeranno il Natale con Yara – ha detto un loro rappresentante – E noi ci crediamo con loro”.

Nel frattempo in paese serpeggia anche qualche polemica sulla tempestività con cui sono cominciate le ricerche. Il sindaco di Brembate, Diego Locatelli, taglia corto: “Noi come amministrazione comunale ci siamo mossi immediatamente sin da sabato. Le modalità investigative hanno una tempistica diversa ma tutti da subito hanno fatto il possibile”. E infine Mohammed Fikri, tornato libero – pur restando indagato – è al riparo nel suo rifugio nel Trevigiano, protetto dai cugini e dagli amici. Dopo tre giorni passati in cella, rifiuta i riflettori. Tornerà in Marocco quanto prima, confidano il cugino, Adderrazzaq, e il suo avvocato difensore, Roberta Barbieri.

http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/12/08/news/yara_le_ricerche_ripartono_da_zero_svuotata_un_altra_cisterna_d_acqua-9959957/

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