Perseguita l’ex, medico indagato
Il gip gli impone il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla moglie
Perseguita lex, medico indagato
BELLUNO. Perseguitava la sua ex compagna con telefonate ed atteggiamenti molestatori. Per questo motivo, il giudice delle indagini preliminari, ha emesso ieri nei confronti dell’indagato una misura cautelare di divieto di avvicinamento alla casa della sua ex. Un provvedimento pesante per una persona insospettabile ed incensurata. Si tratta di uno stimato medico bellunese, ora accusato di stalking. Poche le notizie filtrate su una vicenda piuttosto delicata che vede di mezzo anche un figlio condiviso dalla coppia.
Pare che il gip sia stato costretto a adottare la pesante misura cautelare dopo le ripetute denunce della donna del presunto comportamento vessatorio e molestatore del professionista bellunese. Comportamento assunto in particolare dopo la separazione, durante le visite al figlio minorenne nella casa della donna. Un provvedimento pesante, quello adottato dal giudice delle indagini preliminari. Il medico non potrà più rivedere il figlio nella casa della sua ex né potrà avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla donna, pena il “rischio” di un aggravamento della misura cautelare.
Il medico respinge ogni accusa e potrà dire la sua soltanto nel corso dell’interrogatorio di garanzia che si terrà, davanti al giudice, nei prossimi giorni. Stalking è un termine inglese che indica una serie di atteggiamenti tenuti da un individuo che affligge un’altra persona, perseguitandola e ingenerandole stati di ansia e paura. Il codice penale parla di “atti persecutori”, ma il fenomeno viene anche chiamato “sindrome del molestatore assillante”.
La persecuzione avviene mediante comunicazioni verbali e scritte, appostamenti e intrusioni nella vita privata. Il codice penale punisce pesantemente chi compie il reato. L’articolo 612bis recita restualmente: chiunque minacci o compia atti persecutori nei confronti di qualcuno rischia il carcere fino a quattro anni. Se poi a molestare è il coniuge (anche separato o divorziato), il convivente o il fidanzato e se la molestia ha come bersaglio una donna incinta la detenzione può durare fino a sei anni.
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