Accoltella prostituta, incastrato dal Dna
Un operaio di 21 anni arrestato a Zeccone, l’aggressione era avvenuta nelle campagne di Siziano lo scorso settembre
Lo ha tradito il Dna prelevato dal pezzetto di maglietta strappato dalla vittima. Marco Bellina, 21 anni, residente a Zeccone in via Papa Giovanni, è stato arrestato ieri mattina dai carabinieri. Pesanti le accuse: tentato omicidio e rapina aggravata. Avrebbe cercato di uccidere una prostituta romena con la quale si era appartato il 30 settembre dello scorso anno nelle campagne di Siziano. La donna era stata accoltellata al collo e il fendente, per un soffio, non aveva toccato la colonna vertebrale. L’aggressore aveva preso la borsa della donna con il cellulare e cento euro in contanti. L’arresto è stato eseguito in fretta perchè sembra che l’operaio fosse intenzionato a lasciare l’Italia in breve tempo. Marco Bellina è stato rinchiuso in una cella del carcere di Torre del Gallo in attesa di essere interrogato.
La vicenda risale al 30 settembre scorso. Marco Bellina, secondo la ricostruzione effettuata dai carabinieri, si era appartato con la prostituta romena. All’improvviso aveva estratto un coltello e aveva colpito la donna dietro il collo, all’inizio della schiena. Un colpo molto forte. La donna, nonostante la ferita, aveva avuto la forza di reagire. Si era tolta la lama del coltello e l’aveva gettata fuori dall’automobile. Poi aveva strappato la maglietta del giovane e si era allontanata di corsa. L’accoltellatore, nel frattempo, le aveva preso la borsetta con il portafoglio e il cellulare. La donna ferita era stata trasportata al pronto soccorso del San Matteo dove era stata medicata.
I carabinieri avevano eseguito un sopralluogo e, sul posto dell’aggressione, avevano trovato il coltello e la maglietta strappata al cliente. I militari hanno poi interrogato alcuni giovani della zona di Zeccone, Vidigulfo e Siziano e, un mese dopo, hanno eseguito alcune perquisizioni tra cui una nell’abitazione di Marco Bellina che era nell’elenco dei sospettati. Sotto il cuscino del giovane operaio era stato trovato un coltello con una lama di trenta centimetri e la carta sim del telefono della prostituta. I militari del reparto investigativo del comando provinciale di Pavia si sono resi conto di aver imboccato la pista giusta. Intanto il pezzo di maglietta era stato inviato ai Ris di Parma per individuare il profilo genetico. La risposta è arrivata nei giorni scorsi ed è stato confrontato con quello di Marco Bellina. Il responso era stato positivo e così gli uomini del colonnello Ernesto Di Gregorio hanno informato il magistrato. L’operazione è stata eseguita con la supervisione del procuratore capo Gustavo Cioppa.
«Sono molto soddisfatto – spiega il colonnello Di Gregorio, il comandante provinciale dei Carabinieri – perchè individuare il responsabile non è stato facile. I miei uomini stanno effettuando diverse operazioni importanti».
http://laprovinciapavese.gelocal.it/cronaca/2012/01/29/news/accoltella-prostituta-incastrato-dal-dna-1.3121737
Non mi piace l’espressione “sex worker”. Se è vero che l’inglese non è “discriminante” come la lingua italiana, in questo caso avrei preferito quest’ultima. Non solo perché l’espressione inglese sembra voler edulcorare una realtà che in italiano appare più pesante (era una prostituta. E con ciò? Non era lei a doversi vergognare ma i suoi clienti); ma anche perché, se si combatte la discriminazione di genere, il genere dev’essere espresso. Perdonatemi, ma mi sembra che l’utilizzo di anglicismi anche quando non è necessario serva ad “ingentilire” dei concetti. Sia ben chiaro, non lo dico per infangare la povera vittima; anzi… Lo dico perché bisogna parlar CHIARO di prostituzione: è il primo passo per non edulcorare una forma di schiavitù a cui troppe donne sono ancora sottoposte per colpa del fallocentrismo imperante.