No Omofobia/Transfobia: tre vittime dall’inizio dell’anno!

Oggi il mondo dice no all’omofobia
A Roma 5 casi dall’inizio dell’anno

Dall’inizio dell’anno in Italia l’omo-transfobia ha fatto già 3 morti. Secondo Arcigay, negli ultimi 40 anni le vittime sono state oltre 150. Oggi le associazioni lgbtq dal presidente del Senato: “Calendarizzare la legge contro l’omofobia”

Come ogni sera, Valentina e Rachele stanno tornando a casa. Sono quasi arrivate al portone quando incrociano un gruppo di quattro uomini. In quel quartiere Valentina e Rachele le conoscono tutti. Tutti sanno del loro amore. Ma non tutti lo capiscono e lo accettano. “Lesbiche di merda”: l’insulto arriva forte e chiaro alle loro orecchie, accompagnato da altri insulti e risate sguaiate. Per un pelo le due ragazze riescono ad allungare il passo e guadagnare il portone di casa. È l’8 maggio, a Roma. Passa qualche giorno prima che l’episodio finisca sui giornali, ma alla fine l’aggressione diventa pubblica. Solo perché le vittime hanno avuto la forza di raccontarla: una reazione niente affatto scontata. Come ricorda infatti l’Arcigay, in occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia, “molto spesso le vittime non denunciano per paura di diventare visibili agli occhi del mondo”.

150 MORTI IN 40 ANNI – In questo contesto quantificare con certezza le vittime di omo-transfobia è quasi impossibile. I morti, quelli sì, si possono contare: 7 in tutta Italia nel 2012, già 3 nei primi cinque mesi del 2013. “Una stima del numero di ‘omocidi’ che – secondo il presidente di Arcigay Flavio Romani – ci racconta uno spaccato drammatico della nostra società, con oltre 150 vittime negli ultimi 40 anni”. A queste vanno poi aggiunte le “centinaia e centinaia, se non migliaia, di omosessuali e trans aggrediti, pestati a sangue, dileggiati, insultati e vittime di bullismo”.

LA ROMA DI ALEMANNO – Le cronache dei giornali parlano di oltre 30 casi resi pubblici nel corso del 2012. Molti di questi si sono verificati a Roma. L’ha denunciato pubblicamente Nichi Vendola qualche mese fa, suscitando l’ira del primo cittadino: “In questa città lo stillicidio di atti di molestia e insulti nei confronti dei gay è diventato quasi ordinario”. “Dall’Europride del 2011 a ogni Gaypride la nostra città ha sempre garantito accoglienza e rispetto per tutti”, rispose allora piccato Gianni Alemanno. Ma ciò che la comunità lgbtq chiede (a Roma e non solo) sono pari diritti 365 giorni l’anno. E la tranquillità di poter camminare mano nella mano col proprio partner senza timore d’essere insultati. O, peggio, picchiati.

5 AGGRESSIONI IN 5 MESI – Nessuna vittimizzazione. Solo un banale esercizio di memoria. Nei primi 5 mesi dell’anno, la Capitale ha “collezionato” già 5 eclatanti episodi di omofobia. L’ultima in ordine di tempo è stata l’aggressione verbale a Valentina e Rachele. Quattro giorni prima era toccato a una coppia di gay “sorpresi” a baciarsi sul Lungotevere da due cinquantenni: “Malati, fate schifo. Andatevene”. È andata molto peggio a Luigi e Nicolas. La notte tra il 27 e il 28 aprile erano appena usciti dal locale dove lavorano, in via Ostiense, quando sono stati avvicinati da un gruppo di quattro ragazzi e tre ragazze. Che questa volta non si sono limitati agli insulti: su di loro è caduta una pioggia di calci, pugni e bottigliate. Alla fine il bilancio (una prognosi di trenta giorni per trauma cranico, fratture multiple e lesioni) avrebbe anche potuto essere più grave, se un amico della coppia non fosse riuscito a chiamare in tempo i carabinieri. A preoccupare è anche il clima di intolleranza che si va diffondendo in diversi licei della Capitale. Per una stragrande maggioranza di ragazzi informati e sensibilizzati c’è infatti una sparuta minoranza che, negli ultimi mesi, s’è fatta però ancora più ostentata. Insozzando di scritte omofobe le mura del liceo Tacito, prima, e del Socrate, poi.

“MA NIENTE ALLARMISMI” – “Questi episodi – sostiene Rossana Praitano, ex presidente del circolo Mario Mieli e oggi candidata col Pd al Consiglio comunale – non vanno sottovalutati. I numerosi casi di violenza che si sono registrati a Roma negli ultimi anni dimostrano che il problema dell’omofobia in questa città è ancora vivissimo. Bisogna tuttavia evitare di creare allarmismi, dipingendo le persone omosessuali e trans come delle vittime perenni: questo non è e non deve essere vero”. L’obiettivo è semmai “spingere le istituzioni a promuovere interventi mirati a tutti i livelli”. A cominciare da quella legge contro l’omofobia la cui assenza nel nostro ordinamento – denuncia Flavio Romani – è figlia del “rifiuto di agire da parte di diversi Governi e Parlamenti che si sono succeduti”. E non è un caso se oggi l’Arcigay incontrerà il presidente del Senato Pietro Grasso: “Sarà l’occasione per chiedere finalmente che l’estensione della legge Mancino ai reati di omo-transfobia sia finalmente calendarizzata. I parlamentari si prendano la responsabilità di votare a favore o contro la violenza a gay, lesbiche e trans. Vogliamo che questo 17 maggio sia l’ultimo senza una legge”.

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