Per la colf omicidio premeditato
L’ex convivente: “Voleva vendetta”
Svolta clamorosa nell’inchiesta nel triplice delitto del 3 gennaio: l’ex convivente dell’assassino già arrestato, che ora è il suo accusatore (“Non voleva tanto il denaro, quanto vendicarsi di loro”), era in casa quando avvenne la mattanza. “Voleva soprattutto uccidere la signora: eravamo già andati lì il 30 dicembre ma abbiamo desistito perché la Greggio non c’era”. L’accusa, anche per lei, è omicidio premeditato. Fece poi acquisti con tre bancomat rubati agli Allione: 3750 euro
Clamorosa svolta nell’inchiesta sul triplice omicidio di Caselle, dove la sera del 3 gennaio è stata sterminata un’intera famiglia: l’ex impiegato Sagat Claudio Allione, la moglie Mariangela Greggio, insegnante in pensione, e la suocera Emilia Dall’Orto. Nella notte i carabinieri hanno fermato la ex colf delle tre vittime, Dorotea De Pippo, con l’accusa di omicidio premeditato. Sarebbe lei il complice misterioso dell’omicida, il suo ex convivente Giorgio Palmieri, già in carcere da alcuni giorni dopo aver confessato il delitto.
E’ proprio lui, dopo avere ripetuto per giorni di avere “fatto tutto da solo”, ad accusarla: “Dorotea non voleva tanto il denaro quanto la vendetta – ha detto, riferendosi al licenziamento della convivente – diceva che gli Allione l’avevano maltrattata”. L’uomo ha ammesso che, la sera della strage, nella casa c’era anche la De Pippo. E ha aggiunto di essersi recato con la donna a casa degli Allione già la sera del 30 dicembre, ma il fatto che fosse assente Mariangela Greggio li aveva fatti desistere. “Dorotea non ha voluto (ucciderli, ndr): voleva che venisse uccisa anche la Greggio perchè la maltrattava”. A farlo crollare sarebbero stati gli indizi pesanti a carico della donna, in particolare le celle telefoniche che hanno individuato la sua presenza nella zona della villa, e i bancomat delle vittime usati da lei: quelle carte elettroniche sono state utilizzate sia per prelievi che per spese in esercizi commerciali tra il momento dell’omicidio, la sera del 3 gennaio, e il momento della scoperta dei cadaveri, la mattina del 5 gennaio, per un totale di 3.750 euro.Sono state utilizzate quasi sicuramente dalla donna perché all’utilizzo di una è stato abbinato l’utilizzo di una carta a punti che lei possedeva.
Sono state riscontrate, inoltre, telefonate nell’imminenza del delitto: Dorotea De Pippo telefonò a Maria Angela Greggio, una delle tre vittime, poco prima della mattanza. Giorgio Palmieri, che si era auto-accusato di essere il solo assassino, invece non telefonò mai alla vittima ma si limitò a conversazioni con la De Pippo (che poi lo definì “ex” quando fu sentita dai carabinieri). Secondo i carabinieri, quindi, non poteva che essere stata lei ad avere preso appuntamento con le vittime.
E ‘ un colpo di scena clamoroso, specie se si pensa alle dichiarazioni fatte a caldo dalla donna, che aveva avuto parole durissime per l’ex compagno: “Giorgio? Crepi in galera, ha distrutto due famiglie”.
Non si conoscono ancora i particolari di questi ultimi sconcertanti sviluppi ma c’è un elemento certo: l’ex colf era nella villa quando fu compiuta la strage. Di sicuro c’è che la confessione di Palmieri (“Li ho uccisi io, ho fatto tutto da solo: li ho colpiti con un tagliacarte, poi ho preso 100 euro e sono scappato”) sin dall’inizio non aveva convinto gli inquirenti, lasciando il sospetto che il killer avesse avuto un complice che lo aveva aiutato guidando le sue mosse e poi aiutandolo a fuggire.
La chiave della svolta sembra sia venuta dall’analisi del cellulare di Palmieri, sul quale sono rimaste registrate alcune telefonate fatte prima e dopo la mattanza. Proprio le celle telefoniche, peraltro, erano state determinanti nell’indicare la presenza di Palmieri nei pressi della villetta della famiglia Allione la sera del delitto. Una strage della quale, inizialmente, era stato anche sospettato il figlio delle vittime, Maurizio Allione, che però ha fornito ai carabinieri informazioni giudicate preziose per la soluzione del giallo. Tra queste la sparizione di tre bancomat. Con queste carte erano stati fatti prelievi di denaro successivamente alla strage. Anche questo sarebbe, secondo quanto si apprende, uno degli elementi a carico di Doriana De Pippo, arrestata nella notte per complicità nel triplice delitto.
http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/01/25/news/famiglia_sterminata_a_caselle_l_ex_colf_fermata_per_omicidio-76889600/
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Caselle, strage per cento euro
“Li ho usati per fare la spesa”
L’assassino è il compagno della ex colf di casa Allione. Il triplice omicidio venerdì sera. La confessione: “Volevo rapinarli, ho accoltellato con un tagliacarte prima il marito e per ultima la nonnina: l’ho accarezzata e baciata, poverina, non volevo ucciderla ma mi aveva visto”. Determinanti intercettazioni e tabulati telefonici. Il magro bottino è stato speso al supermercato
“Volevo rapinarli, avevo bisogno di soldi. Con i 100 euro del bottino sono andato a fare la spesa”. Così ha raccontato nella notte, ai carabinieri del Nucleo investigativo di Torino che lo hanno arrestato per la strage di Caselle. Giorgio Palmieri, 56 anni, pregiudicato per reati contro il patrimonio e per un sequestro di persona negli anni Ottanta durante una rapina. E’ lui l’autore della mattanza costata la vita a Claudio Allione, 66 anni, ex impiegato Sagat, alla moglie Maria Angela Greggio, professoressa in pensione di 65, e alla madre di lei, Emilia Campo Dall’Orto, di 93. Lo hanno bloccato a casa di un amico, sull’avambraccio sinistro alcune ferite da taglio. Ora l’accusa per lui è di omicidio volontario aggravato da motivi futili e abbietti. Determinanti i tabulati telefonici e poi le intercettazioni: all’ora del delitto il cellulare di Palmieri è stato “agganciato” dalla cella corrispondente all’indirizzo degli Allione. Gli inquirenti stanno vagliando la posizione di altre persone, a cominciare da Dorotea De Pippo, la colf di casa Allione e compagna di Palmieri, mandata via tempo fa perché sospettata del furto di una collanina. Una circostanza, questa, riferita da Maurizio Allione, figlio e nipote delle vittime, e dalla fidanzata Milena. La donna sarebbe entrata più volte in contraddizione: perquisita la sua casa a Caselle.
Palmeri conosceva sia la famiglia sia la casa: era stato in quella villetta almeno due volte per fare dei lavoretti. Si è presentato a casa Allione la sera di venerdì 3 gennaio, ha suonato il campanello e si è fatto aprire, dopo che i cani per precauzione erano stati chiusi nel seminterrato. “Ho detto loro che dovevo restituire 500 euro che mi avevano prestato. Siamo saliti al piano di sopra, mi hanno offerto un caffè, abbiamo chiacchierato” ha raccontato ai carabinieri. Poi ha detto che non aveva il denaro con sé. “Erano stupiti, si sono lanciati uno sguardo come per dirsi: e allora cos’è venuto a fare qua? Ho chiesto di andare in bagno per prendere tempo”. Infine l’aggressione: Palmieri ha accoltellato a morte con un tagliacarte prima il marito, poi la moglie, quindi la madre di quest’ultima, per poi fuggire portando via dalla casa un borsello con 100 euro, ignaro del fatto che nella fodera del cuscino l’anziana ne nascondeva 3000.
La confessione è arrivata questa mattina, dopo che Palmieri è stata interrogato a lungo. A portare i carabinieri sulla pista giusta tutta una serie di indizi e di prove. Nessun dubbio, sarebbe lui ad aver ucciso il marito, la moglie e la madre di quest’ultima. “Sono andato a casa degli Allione con
l’intenzione di prendermi i loro soldi – ha confessato Palmieri – stavo vivendo un momento di difficoltà economica rilevante, ho subito uno sfratto esecutivo circa un anno fa”. La sua famiglia, ha aggiunto, sopravviveva solo grazie al sostegno economico del figlio maggiore della sua convivente, avuto da una precedente relazione.
“Ho portato via tazzine e zuccheriera perché non venissero trovate le mie impronte e il mio Dna, le ho gettate in un fosso” ha ancora raccontato Palmieri. Proprio quel servizio da caffè che è stato ritrovato, assieme a un cucchiaino e a un guanto in lattice, vicino alla casa della strage da Maurizio, il figlio delle vittime. Il giovane, ancora sotto choc, ha sempre detto di aver avuto fiducia nel lavoro degli inquirenti.
http://torino.repubblica.it/cronaca/2014/01/08/news/delitto_di_caselle_un_fermo_nella_notte-75376924/