Padova: Padre omofobo uccide la figlia perché lesbica
Nella giornata di ieri a Padova, Tiziano un 60enne, ha ucciso sua figlia (Alessia 33 anni) nel sonno con un colpo di pistola e subito dopo si è suicidato.
Se in un primo momento i motivi di questo gesto folle sembravano inspiegabili, dopo poche ore si è fatto tutto più chiaro: dietro a questa tragedia ci sarebbe il dramma di un padre omofobo che non riusciva ad accettare l’omosessualità e la compagna della figlia.
A confermare la tesi del padre omofobo sono stati due amici di Alessia che hanno parlato con la Polizia, ma anche tanti altri conoscenti che su Facebook stanno scrivendo delle ripetute liti tra Tiziano e Alessia.
“Non voleva che fosse così. – racconta Mirko, l’amico di Alessia – Alessia Gallo è morta perché era lesbica. Dopo quel che è successo non si può ignorare questo conflitto familiare che esisteva e per Alessia era un problema serio. L’ha confidato a me. La gente deve sapere chi era: mi ha insultato e minacciato solamente perché sono un omosessuale. Mi ha incrociato al bar Centrale di San Giorgio delle Pertiche e mi ha detto: “Vai via frocio di m… spero che un’auto ti tiri sotto”. In un’altra occasione mi ha scansato malamente per aprirsi il passaggio”.
Un’amica di Alessia conferma che l’omicidio avrebbe uno sfondo omofobo: “Aveva tentato di portare a casa questa amica ma lui, il papà, non la voleva neanche vedere. Non la voleva in casa. Non accettava il modo di essere della figlia e lei soffriva. Io le ho dato l’unico consiglio che si può dare in una situazione simile: le ho detto che se ne sarebbe dovuta andare di casa. Un lavoro sicuro ce l’aveva. Poteva benissimo andare ad abitare altrove. Se non l’ha mai fatto, evidentemente, era perché voleva stare vicino al padre. Dopo la morte della madre, lui era tutta la sua famiglia”.
In questo caso non siamo nelle periferie di San Paolo o nei paesi arabi, ma nel civilissimo nord Italia, ad uccidere non è stato un membro dell’Isis o una banda di ragazzini drogati, ma il padre di una figlia lesbica.
Io continuo a ripeterlo fino alla nausea, quanti suicidi, omicidi, quante vite rovinate dal bullismo dovremo vedere prima che lo stato decida di fare qualcosa e la smetta di fingere che non ci sia un problema, prima che lo stato si accorga che esistiamo.
http://www.bitchyf.it/padova-padre-omofobo-uccide-la-figlia-perche-lesbica/
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“Alessia Gallo uccisa perché era lesbica”, un amico accusa il padre
San Giorgio delle Pertiche (Padova): padre uccide figlia e poi si uccide
PADOVA – Mezzo foglio strappato da un block-notes con poche parole scritte a mano: “Bruciateci e metteteci insieme ad Annamaria”. Sono le ultime volontà, lasciate appoggiate sul tavolo della cucina, di Tiziano Gallo, il 63enne che ha ucciso la figlia Alessia, di 33 anni, e poi si è tolto la vita nella loro casa di San Giorgio delle Pertiche.
L’avrebbe uccisa perché era diversa, troppo diversa da come lui la voleva. Il padre avrebbe sparato in testa alla sua unica figlia perché non riusciva ad accettare che amasse una donna. “Alessia Gallo è morta perché era lesbica. Dopo quel che è successo non si può ignorare questo conflitto familiare che esisteva e per Alessia era un problema serio. L’ha confidato a me”.
È il retroscena che emerge con la testimonianza di Mirko Zoccarato, anch’egli originario di San Giorgio delle Pertiche, gay dichiarato dal 2009.
Come riporta il Mattino di Padova,
ci sarebbe una storia di omofobia e odio nei confronti di ciò che è diverso, dietro le quinte di questo dramma familiare. L’odio di un uomo che non riusciva a concepire l’amore omosessuale, il sentimento di un vedovo che sognava di ricostruire una famiglia con la figlia, avere un genero, magari dei nipotini. «Ma Alessia era diversa» racconta Mirko. «È stata lei ad avvicinarmi in un bar del paese. Evidentemente conosceva la mia storia, perché lì a San Giorgio tutti sanno quanto ho dovuto lottare per dichiarare apertamente i miei sentimenti. Ricordo ancora come si è liberata di tutto ciò che aveva dentro. Mi ha detto che aveva un rapporto “speciale” con un’amica. Ho colto la sua sofferenza, ho percepito tutto il disagio che stava vivendo. In quell’occasione mi ha parlato del rapporto difficile con il padre».
Questo lato oscuro di Alessia Gallo ora esce con tutta la sua forza.
Adesso che tutti stanno cercando di dare un senso alla tragedia, con parenti e compaesani che si interrogano, i carabinieri che indagano, il parroco che non si capacita, sono proprio gli amici a conoscere il malessere che covava tra le mura domestiche. Sono le persone con cui si confidava dopo il lavoro a interpretare il significato per lei della parola “amore”.
«Aveva tentato di portare a casa questa amica ma lui, il papà, non la voleva neanche vedere. Non la voleva in casa. Non accettava il modo di essere della figlia e lei soffriva. Io le ho dato l’unico consiglio che si può dare in una situazione simile: le ho detto che se ne sarebbe dovuta andare di casa. Un lavoro sicuro ce l’aveva. Poteva benissimo andare ad abitare altrove. Se non l’ha mai fatto, evidentemente, era perché voleva stare vicino al padre. Dopo la morte della madre, lui era tutta la sua famiglia».
Mirko Zoccarato sa bene di cosa parla. Lui ha provato sulla sua pelle il sentimento di odio che le persone possono manifestare quando ti considerano “diverso”. «A San Giorgio delle Pertiche c’è un clima pesante nei confronti degli omosessuali. Io ho scelto di andarmene per questo motivo. Ora vivo a Montichiari ma quando torno a casa a trovare i miei genitori percepisco ancora gli sguardi di disprezzo. Alcuni compaesani mi offendono persino quando sono a passeggio con mia madre».
“Alessia Gallo uccisa perché era lesbica”, un amico accusa il padre
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