Italiano, accusato di aver ucciso la ex compagna

Agente di polizia penitenziaria uccide donna e si spara
A S. Giorgio di Piano nel bolognese; avevano una relazione

BOLOGNA, 25 OTT – Un agente della penintenziaria in servizio a Ferrara ha ucciso questa mattina la donna con la quale aveva avuto una relazione appena finita e si e’ suicidato.

Alle 8.15 l’uomo, sui 40 anni, originario del foggiano, si e’ recato nell’abitazione di San Giorgio di Piano, nel Bolognese, dove viveva la vittima, bolognese anche lei sui 40 anni, e le ha esploso contro alcuni colpi della pistola d’ordinanza, poi ha rivolto l’arma verso di se’ uccidendosi. I motivi del sono ancora da chiarire. Sul posto carabinieri e pm di turno, Antonello Gustapane.

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Agente uccide ex amante e si uccide
Nel Bolognese, avevano matrimoni alle spalle e figli

BOLOGNA, 25 OTT Un agente di polizia penitenziaria in servizio a Ferrara ha ucciso la donna con la quale aveva una relazione e poi si e’ suicidato.L’omicidio-suicidio e’ avvenuto in casa a San Giorgio di Piano, nel Bolognese, dove l’uomo viveva la compagna 40enne. L’agente ha esploso alcuni colpi della sua pistola di ordinanza, poi ha rivolto l’arma verso di se’. La donna, bolognese, era una funzionaria dell’Arpa.I due avevano avuto una relazione finita da poco. Entrambi avevano matrimoni alle spalle e figli.

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Omicidio-suicidio a Bologna: agente spara all’amica e poi si toglie la vita
Ott 25, 2010 Omicidio-suicidio a Bologna: agente spara all’amica e poi si toglie la vita

Un agente di polizia penintenziaria in servizio a Ferrara ha ucciso questa mattina una donna di circa 40 anni con la quale pare avesse una relazione e poi si è tolto la vita rivolgendo contro di sè la stessa arma. Intorno alle 9, l’uomo si è recato nell’abitazione di San Giorgio di Piano, nel Bolognese, dove viveva la vittima e le ha sparato contro alcuni colpi di pistola. Imotivi del gesto e l’esatta dinamica sono ancora da chiarire. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di San Giovanni in Persiceto che ora si occupano del caso.

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NEL BOLOGNESE
Raptus della guardia carceraria
Uccide l’ex compagna e si spara
È successo questa mattina verso le 8 a San Giorgio di Piano. I carabinieri hanno trovato i due corpi riversi a terra nell’androne del palazzo

I vicini sentono quattro spari e chiamano i carabinieri. I militari arrivano nella palazzina di San Giorgio di Piano, nel Bolognese: trovano due corpi senza vita vicini, un uomo e una donna, riversi a terra in mezzo al sangue, nell’androne del palazzo. L’uomo ha ancora in mano la pistola. È un agente di polizia penitenziaria in servizio a Ferrara: ha ucciso la donna, con la quale aveva una relazione finita poco tempo fa, e poi si è suicidato.

È successo attorno alle 8, questa mattina. La donna, Caterina Tugnoli, 42 anni, di San Giorgio di Piano, era impiegata all’Arpa. L’uomo, Stefano Vistola, 40 anni, di San Severo (Foggia), agente della polizia penitenziaria, lavorava dal 1994 nel carcere di Ferrara e dormiva in caserma. I due avevano una relazione, durata circa 3 anni e finita pochi giorni fa. Entrambi avevano un matrimonio alle spalle ed erano separati: Vistola lascia una figlia di 11 anni (che vive con la madre nella Marche) e la donna due figlie, di 17 e 21 anni, che vivevano con lei. Al momento della tragedia, la più piccola era a scuola, l’altra era ancora a letto.

Non sono ancora chiare le motivazioni del gesto e gli inquirenti sono al lavoro anche per ricostruire l’esatta dinamica del fatto. Stando alle prime rilevazioni, l’uomo ha esploso tre colpi contro la donna, colpendola al viso, con la Beretta d’ordinanza. Poi ha rivolto l’arma contro se stesso, sparandosi alla testa. Da quanto si è appreso, l’uomo era appena tornato da un periodo di ferie passato nel suo paese natale. Ieri sera – ma la circostanza al momento non è confermata – sarebbe andato dalla donna e i due avrebbero avuto una discussione. Questa mattina, poi, l’ha aspettata sotto casa, mentre usciva per andare al lavoro. Al momento sembra che l’uomo non avesse mai manifestato problemi sul posto di lavoro: nessuno, insomma, l’aveva sentito dire cose che potessero far immaginare un epilogo di questo tipo.
Alle indagini partecipano il Nucleo Investigativo dei carabinieri di Bologna e i colleghi della Compagnia di San Giovanni in Persiceto, coordinati dal pm di turno della procura Antonello Gustapane, anche lui sul posto.

http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2010/25-ottobre-2010/uccide-compagna-si-spara–1704023620188.shtml

Agente spara all’ex
La madre:
‘Sentivo che
era in pericolo’

“Qualche giorno fa- ha raccontato la madre di Caterina Tugnoli, uccisa dall’ex compagno- si era fatta cambiare le serrature di casa. E domenica lui l’ha tempestata di telefonate”

BOLOGNA, 26 OTTOBRE 2010 – «UNA MAMMA certe cose le capisce prima». E mamma Olga aveva intuito i rischi a cui andava incontro la figlia Caterina Tugnoli, 43 anni, funzionaria dell’Arpa e mamma di due figlie di 21 e 17 anni. Da appena tre settimane la donna aveva lasciato il compagno Stefano Vistola, 40 anni, di San Severo di Foggia, assistente capo della polizia penitenziaria in servizio a Ferrara. Con lui aveva avuto una relazione durata tre anni; con lui aveva convissuto nell’appartamento al primo piano del condominio di via Cassino 10, nella prima periferia di San Giorgio di Piano.

E’ NELL’ATRIO del palazzo che l’uomo l’ha attesa, forse già consapevole che quello sarebbe stato il loro ultimo incontro. Quando lei, alle 8, è uscita per andare al lavoro, l’ha freddata con tre colpi di pistola al volto, come per cancellare anche il suo ricordo; poi si sarebbe disteso accanto al corpo senza vita della donna, infine si è sparato alla tempia con la Beretta 92 d’ordinanza. Entrambi avevano matrimoni falliti alle spalle: le figlie della donna vivevano con lei, l’ex moglie dell’uomo e la figlia di 11 anni abitano invece nel Fermano. Pochi giorni fa Caterina, per tutti Catia, aveva cambiato le serrature dell’appartamento, segno che non era tranquilla. «La fine di questa relazione era stata serena da parte di mia figlia ma lui era un po’ troppo insistente — dice la madre della donna —. Il cambio delle serrature lo abbiamo deciso insieme». Vistola avrebbe raggiunto il punto di rottura nella giornata di domenica.

«MIA FIGLIA era a pranzo da me e lui non ha fatto altro che telefonarle — ricorda Olga —. Insisteva per andare a casa di Caterina e lei ha risposto di no. Lui le ha chiesto ‘perché?’ e mia figlia gli ha risposto ‘perché non mi fido di te’. ‘Ti puoi fidare’, ha replicato. Invece questa mattina (ieri; ndr) l’ha aspettata sotto casa: questo lo fanno i vigliacchi». «Mia figlia — aggiunge la mamma — era una donna onesta, corretta e una grande lavoratrice, ma un vigliacco me l’ha portata via a 43 anni». Olga conosceva il compagno di Caterina e qualcosa in lui la preoccupava: «Una mamma certe cose forse le capisce prima ma io non mi sono mai intromessa nella sua vita privata, era una donna adulta. Il rapporto tra di noi era come tra due sorelle». Per questo, l’aveva messa in guardia ma non è bastato.

L’EX MARITO Gianpiero Ferrara ieri mattina si è precipitato nella casa di via Cassino, dove è rimasto per tutto il giorno con le figlie. «Era una donna piena di voglia di vivere, una lavoratrice infaticabile, ma ha incontrato un delinquente — si è sfogato — perché un uomo che arriva a fare questo è un delinquente». Le indagini sull’accaduto sono condotte dai carabinieri della compagnia di San Giovanni in Persiceto, intervenuti sul posto con i colleghi del reparto operativo di Bologna e il pm Antonello Gustapane. Nella giornata di ieri non è emerso tra gli effetti personali di Vistola alcun messaggio o biglietto che annunciasse e spiegasse l’omicidio-suicidio.

L’ALLARME al 112 è stato dato dai vicini, che hanno udito i quattro spari senza capire bene da dove provenissero. La presenza dei corpi nel corridoio al piano terra è stata scoperta da un anziano residente dello stabile, che stava uscendo per accompagnare un nipote all’asilo: «Ho visto la signora e l’uomo distesi a terra. La testa di lui era appoggiata su quella di lei. In un primo momento ho pensato a due persone che si stavano baciando, ma poi mi sono avvicinato e ho visto il foro sulla tempia dell’uomo e la pistola ancora nella mano. Allora ho gridato a mia moglie di non scendere e ho chiamato i soccorsi».
Entrambi erano già morti e l’intervento del 118 è stato vano. Le labbra dell’uomo erano ancora appoggiate sulla guancia della vittima: chi ha visto la terribile scena ha avuto l’impressione che l’omicida abbia voluto baciarla per l’ultima volta. Ma non era più amore, era solo morte.

http://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/2010/10/26/405240-agente_spara_compagna.shtml

Caterina e quella serratura cambiata
La vittima temeva la reazione dell’ex compagno e aveva cercato di proteggere la sua casa. Il dolore dei colleghi dell’Arpa: “Dopo lo choc del matrimonio fallito, aveva sofferto di depressione, ma si era ripresa. Sul lavoro era una tipa tosta, quasi tignosa, impiegata come vigile sanitario dal ’97”
di VALERIO VARESI

Caterina e quella serratura cambiata

“Noi donne siamo stufe di questa violenza” sbotta Adelaide Corvaglia, direttrice della sezione Arpa di Bologna, capo ufficio di Caterina Tugnoli uccisa dall’ex convivente a San Giorgio di Piano. Negli uffici, tra i compagni di lavoro, si respira rabbia e sconforto di fronte a una vicenda che ha lasciato sgomenti. Ma forse più di un collega temeva il tragico epilogo di ieri mattina avendo raccolto le paure della donna dopo la decisione di lasciare l’agente di polizia penitenziaria con cui aveva una relazione da circa tre anni. “Temeva le sue reazioni” conferma Corvaglia che a sua volta aveva captato le confidenze di Caterina in ufficio. Paure che si erano tradotte in alcune precauzioni a partire dal cambio delle serrature della casa di via Cassino 10 nel paese della Bassa bolognese. “E pensare che la storia con quell’uomo, almeno all’inizio, sembrava averla rigenerata” continua Corvaglia. “Dopo lo choc del matrimonio fallito, Caterina era precipitata in una sorta di depressione e si era lasciata un po’ andare, ma la nuova relazione le aveva restituito il gusto per la vita”.

Caterina lavorava all’Arpa sezione di San Giorgio in Piano dal ’97 quando l’ente si era costituito da una costola dell’Ausl. Lei aveva optato per la tutela ambientale ed era entrata a far parte del gruppo dei “tecnici di vigilanza”, quelli che un po’ di tempo fa venivano chiamati i “vigili sanitari”. I colleghi la giudicavano una tosta, persino “tignosa”, ma in senso positivo, vale a dire un tipo preciso, tenace, di quelli che fanno rispettare la legge fino a passare per troppo intransigenti. “Era molto appassionata del suo lavoro – riprende Corvaglia – e puntava molto su di esso, al punto che gli unici momenti di tensione che ho avuto con lei erano dovuti al fatto che non si sentiva abbastanza valorizzata anche se poi noi tutti vedevamo in Caterina uno dei pilastri della nostra organizzazione. Ma erano solo momenti che testimoniavano il suo grande coinvolgimento nel lavoro”.

Il ritratto di Caterina che traspare dal ricordo dei colleghi è quello di una donna molto sensibile reduce da un durissimo momento di sofferenza a partire dalla separazione dal marito oltre quattro anni fa. Una prova che l’aveva prostrata, benché non fosse rimasta sola avendo accanto le due figlie, ora di 17 e 20 anni. “La violenza è sempre inconcepibile, ma sembra ancora più incredibile quando ci sfiora così da vicino colpendo una persona con cui hai condiviso tanto tempo” scuote la testa Corvaglia ricordando tanti interventi compiuti fianco a fianco. “Anch’io avevo percepito qualche timore da quando aveva deciso di lasciare quell’uomo – confida infine – ma chi poteva pensare che si arrivasse a questo punto?”

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2010/10/26/news/caterina_e_quella_serratura_cambiata-8436978/

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