#86 – Italiano, accusato di aver ucciso la moglie e ferito la figlia

Termini Imerese, licenziato dalla Fiat
uccide moglie, ferisce figlia e si suicida
Il sindaco, allontanato dallo stabilimento per futili motivi,
era depresso e con gravi problemi economici

PALERMO – Un raptus di follia generato dalal disperazione per aver perso il posto di lavoro alla Fiat di Termini Imerese. Un uomo ha ammazzato la moglie e sparato alla figlia e poi si è suicidato. Il fatto è accaduto a Termini Imerese. L’uomo si chiamava Agostino Bova, 56 anni, la moglie Margherita Carollo, 51 anni, incensurato. La figlia Ornella, 30 anni, è stata trasportata a Palermo con l’elisoccorso. Le sue condizioni di salute sono gravi ma non drammatiche nonostante il colpo di pistola sparato dal padre l’abbia raggiunta alla testa. La figlia, che in un primo momento sembrava in fin di vita, è al pronto soccorso del Civico di Palermo. È stata sottoposta a una tac al cranio e non sembra abbia subito lesioni cerebrali. Il proiettile non avrebbe trapassato la scatola cranica. Ornella Bova è vigile. La famiglia viveva nella zona della stazione di Termini Imerese, in via Navarra.

Una tragedia divampata per la disperazione con alla base problemi economici e depressione causata dalla perdita del posto di lavoro: sarebbero queste le ragioni scatenanti del dramma familiare. L’uomo da tempo si arrangiava facendo piccoli lavoretti come il pescatore e il restauratore di mobili, dicono gli investigatori.

La notizia dell’omicidio-suicidio dell’ex operaio della Fiat, è arrivata anche al ministero per lo Sviluppo dove è in corso una riunione tra i dirigenti del Lingotto, i sindacati e rappresentanti delle istituzioni locali per discutere del futuro dello stabilimento di Termini Imerese, che l’azienda automobilistica ha deciso di chiudere a fine anno. È stato il sindaco di Termini Imerese, Salvatore Burrafato, a informare i dirigenti di Fiat e i funzionari del ministero del gesto compiuto dall’ex operaio.

Lombardo: esasperazione ai massimi livelli. «Il nostro governo è stato sempre a fianco dei lavoratori. Oggi ci ha raggiunto questa triste notizia. L’esasperazione ha raggiunto il massimo livello. Serve una mobilitazione seria e decisa perchè il governo non rinvii più le scelte per il futuro di Fiat». Così il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo.

Il sindaco di Termini: era depresso. «Agostino aveva enormi problemi. Era stato licenziato per un futile motivo che in altri tempi avrebbe comportato solo un richiamo. Ma la grande Fiat sa anche usare il pugno forte. Da mesi era depresso, era sul lastrico, la moglie non lavorava e aveva difficoltà sempre maggiori». Così il sindaco Salvatore Burrafato ricorda Agostino Bova.

Intanto la polizia, che sta indagando sul caso, sta interrogando i vicini di casa della famiglia. L’inchiesta è coordinata dal pm Giacomo Urbano.

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=157829&sez=HOME_INITALIA

“Mio padre mi sparava
non credevo ai miei occhi”
Il drammatico racconto della figlia dell’operaio omicida-suicida di Termini Imerese. “Ho sentito papà armare la pistola in camera da letto. Poi è arrivato da me. Ho tentato di disarmarlo, poi il colpo in piena fronte. Mi sono girata, ho corso lungo il corridoio. È partito il secondo colpo, dietro l’orecchio. È stato terribile. Non credevo ai miei occhi”
Ornella Bova
di ROMINA MARCECA e GIUSI SPICA
“Ho sentito mio padre armare la pistola in camera da letto. Poi è arrivato da me. Eravamo faccia a faccia. Ho tentato di disarmarlo, poi il colpo in fronte. Mi sono girata, ho corso lungo il corridoio. È partito il secondo colpo. Dietro l’orecchio. Sono caduta. È stato terribile. Non credevo ai miei occhi”. A meno di 24 ore dalla tragedia, Ornella mette in fila, confusamente, i frame del film dell’orrore di cui è stata protagonista. Lo fa a più riprese, davanti ai medici e alla psicologa che l’hanno assistita per una notte intera in una stanzetta d’isolamento del pronto soccorso dell’ospedale Civico.

Un racconto disarticolato e pieno di buchi, fatto anche davanti alla polizia, che ricostruisce quegli attimi di follia che hanno spinto il padre, Agostino Bova, 56 anni, ex operaio della Fiat, a impugnare la pistola per sterminare la sua famiglia e darsi la morte subito dopo. Quella calibro 6,35, adesso, è al centro delle indagini della polizia e del sostituto procuratore Giacomo Urbano: l’arma è risultata rubata. E con molta probabilità Bova l’ha acquistata al mercato nero. Ieri in commissariato sono stati sentiti anche su questo punto la figlia Valentina, i vicini e i conoscenti di Bova.

Un tassello, in questa tragedia, che rafforza l’ipotesi della premeditazione da parte dell’ex operaio della Fiat. In casa, infatti, Bova aveva altre due armi, una calibro 22 e un fucile calibro 12, regolarmente detenute. Forse ha acquistato un’arma più potente per non rischiare di fallire i suoi obiettivi. Secondo una prima ricostruzione, Ornella si sarebbe salvata proprio grazie alla mira poco precisa del padre, per via delle due dita mancanti nella mano destra.

Quando ieri mattina Ornella si è svegliata, dopo una notte passata in barella, a tenerle la mano c’era il fidanzato Marzio Favognano. È stato lui il primo a sapere dell’accaduto: Ornella lo ha chiamato al cellulare per lanciare l’allarme. In mattinata il ragazzo si è dovuto allontanare per essere interrogato dagli investigatori. A dargli il cambio, un cordone di zii e cugini pronti a fare da scudo contro intrusi e cronisti. “La bambina – diceva una zia materna, occhi lucidi e voce rotta – non sa ancora che la madre, mia sorella minore, non ce l’ha fatta. Le abbiamo detto che è gravissima, stiamo tentando di prepararla gradualmente al trauma e non vogliamo che lo sappia dalla stampa”.

Del suicidio del padre, invece, Ornella sapeva già: “È rimasta impassibile”, si fanno sfuggire i familiari. Di quel padre, uomo taciturno e riservato, Ornella ricorda lo sguardo folle che ha scorto nella concitazione di quegli attimi incredibili. Anzi, sono proprio quegli occhi l’immagine più vivida, quella che Ornella descrive con maggiore lucidità. Rabbrividendo.

Ad accompagnarla lungo il sentiero dei ricordi, una psicologa volontaria e i parenti della madre: “Niente interviste – ripetono – ha bisogno di elaborare il lutto”. Alle dieci i medici di guardia in pronto soccorso la visitano. Ornella racconta di un fastidio all’udito: uno dei colpi, il secondo, l’ha ferita di striscio proprio dietro l’orecchio. Scortata da un portantino, la ragazza viene trasferita al reparto di audiologia. Durante la spola da un reparto all’altro, parla al cellulare con amici e parenti. Li rassicura. Ed è sempre lei che, alle 13, chiede ai medici di dimetterla con qualche ora di anticipo rispetto al previsto: “Voglio tornare a casa”.

Prima di uscire dall’ambiente protetto dell’ospedale, però, deve sapere la verità. Sostenuta dalla sorella minore, Valentina, 26 anni, e dalla psicologa, Ornella apprende della morte della madre. Ancora in pigiama, attraversa i corridoi dell’ospedale ed esce dal retro del pronto soccorso. Monta su un’utilitaria rossa guidata da uno zio e sparisce dietro il finestrino.

A Termini Imerese, un paese ancora attonito, ci sono i familiari ad attenderla. In via Navarra 6, un condominio all’interno di una cooperativa, teatro della tragedia, l’eco di quegli spari è ancora difficile da dimenticare. Gli inquilini si informano sui funerali. Ma è ancora presto per piangere le vittime. Oggi ci sarà l’autopsia nel reparto di Medicina legale del Policlinico. “Ho sentito tre, quattro, e poi ancora spari – racconta la signora Indovina, che abita al quarto piano dello stabile beige – Stanotte non abbiamo dormito. Ho una bambina piccola ancora sotto choc”.

A vedere la ferita in fronte a Ornella è stata per prima Anna Venticinque. Abita sullo stesso pianerottolo dei Bova, al terzo piano: “Non ho sentito gli spari, ma le urla disperate di Ornella e poi quelle della cugina Ivana e del marito Dario. Anche loro abitano nello stesso stabile”. Ivana Mercurio ha cercato di soccorrere la cugina, ma in preda al panico è riuscita solo a dire: “Anna ti prego chiedi aiuto”. Dario piangendo ha esclamato: “È successo un macello”.

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2011/07/30/news/mio_padre_mi_sparava_non_credevo_ai_miei_occhi-19807981/

Omicidio-suicidio di Termini
oggi i funerali, rabbia dei familiari
Agostino Bova e la moglie Margherita Corallo saranno seppelliti in luoghi diversi. Al Policlinico il dolore dei familiari. Lutto cittadino a Termini Imerese.
di ROMINA MARCECA
Si svolgeranno oggi alle 15 nella Chiesa madre di Termini Imerese i funerali di Agostino Bova e della moglie Margherita Corallo, morti per un raptus dell’uomo, un ex operaio Fiat che aveva perso il lavoro da quasi due anni, che ha freddato la moglie e ha ferito la figlia, Ornella, prima di spararsi un colpo di pistola alla tempia. Il sindaco di Termini ha proclamato il lutto cittadino.

Stamattina, nella camera mortuaria del Policlinico, i familiari di Agostino Bova hanno dato l’ultimo saluto alle salme. Alcuni parenti non sono riusciti a contenere la rabbia nei confronti dell’uomo, che a quanto pare sarà seppellito in un luogo diverso da quello della moglie. Ornella non è riuscita a raggiungere i parenti a Palermo: si è sentita male durante il tragitto in auto, e ha preferito tornare indietro.

Le due figlie, tra cui la superstite, in un comunicato ringraziano “quanti si sono uniti al nostro dolore per il sostegno che non ci hanno fatto mancare”, specificando che “alla sepoltura si procederà nei prossimi giorni in forma strettamente privata”.

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2011/08/01/news/omicidio-suicidio_di_termini_oggi_i_funerali_rabbia_dei_familiari-19870318/

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