Donna 78enne si suicida perché le diminuiscono la pensione

Le tagliano la pensione
si uccide a 78 anni
Orrore a Gela: Nunzia G. si è gettata dalla finestra di casa al quarto piano. Prendeva 800 euro al mese, ridotti a 600. I figli accusano: “Lo Stato l’ha uccisa”

GELA – Sarebbe stato un gesto dettato dalla disperazione quello compiuto da una donna di 78 anni di Gela, Nunzia C., vedova, che ieri ha deciso di farla finita dopo aver scoperto che dalla pensione le era stata decurtata la somma di 200 euro.

La diminuzione della pensione sarebbe diventata un ossessione per la donna, tanto da spingerla a gettarsi dalla terrazza della sua abitazione di quattro piani, in via Amilcare, nei pressi del cimitero monumentale. Questo è emerso dal racconto fatto dai figli della settantottenne dopo il suicidio. Nello stesso stabile in cui risiedeva la donna vivevano anche i suoi familiari.

Sono stati i figli ad avvertire il tonfo, e una volta affacciati al balcone hanno fatto la terribile scoperta. Dinanzi ai loro occhi è apparso il corpo senza vita della madre, riverso sull’asfalto, in una pozza di sangue. Ed è stato il terrore. Poi, l’intervento sul posto delle forze dell’ordine, dei vigili urbani e dei soccorritori. Ma per la donna non c’è stato nulla da fare.

Sembra che la donna avesse già da qualche tempo manifestato la propria preoccupazione per la riduzione della sua pensione, prima con la morte del marito, avvenuta l’anno scorso ed ora con una ulteriore stangata. Le sue possibilità economiche erano passate da 800 euro a 600 euro al mese. I quattro figli avevano cercato di rassicurarla ma tutto è stato inutile. La preoccupazione ha fatto scattare nella donna un momento di sconforto tale da spingerla a compiere il gesto estremo. Dice Bruno, 43 anni, il più piccolo dei figli: “Mia madre ha saputo ieri, da noi, che la sua pensione non era più di 800 euro ma di 600. E questa notizia l’ha letteralmente sconvolta. Non sapeva darsi pace perchè la riteneva un’ingiustizia”.

“Lo Stato l’ha ammazzata – prosegue – Non dovevano tagliarle la pensione in maniera così drastica. Dopo la morte di mio padre, Giuseppe, invalido al 100% con diritto all’accompagnamento, l’Inps aveva sospeso la pensione per 6 mesi. Fu azzerata ogni indennità extra. Poi, effettuati i conteggi, venne assegnata a mia madre la pensione di reversibilità. Al minimo da lei riscosso, cioè ai suoi 350 euro di pensione sociale, si aggiungevano i 450 euro di quel che restava della pensione di papà”. “Ma tutto sommato – aggiunge – le andava ancora bene. Il taglio improvviso e immotivato di 200 euro ha fatto scattare qualcosa di sconvolgente nella sua mente. Temeva di morire in povertà”. Bruno racconta che anche “le notizie televisive sulla crisi economica e i tagli operati dal governo avevano allarmato mia madre, come tutti gli italiani; purtroppo la riduzione della pensione ha avuto in lei un effetto dirompente”.

La famiglia di Nunzia era unita, dedita al lavoro; i figli avevano raccolto l’eredità morale lasciata dal capofamiglia, Giuseppe, morto a 82 anni, dopo una vita di lavoro in una cooperativa di giardinaggio. Con i suoi risparmi aveva realizzato una palazzina in cui alloggiano due delle tre figlie (una fa l’infermiera, l’altra conduce un panificio) e il maschio (titolare di una pizzeria). La terza femmina, moglie di un carabiniere, vive col marito in provincia di Agrigento. I due anziani si erano riservati il pianoterra perchè lei, Nunzia, non era in grado di salire le scale, per lo schiacciamento di tre vertebre che la costringeva a portare un busto rigido.

“Questa drammatica vicenda, l’ennesima, dimostra quanta angoscia c’è tra i pensionati italiani. Tutti ora devono riflettere. Rifletta anche e soprattutto chi deve provvedere affinchè le persone siano maggiormente tutelate”. ha scritto il segretario generale dello Spi-Cgil Carla Cantone sulla pagina di Facebook del Sindacato dei pensionati italiani. Esponenti della sinistra come Oliviero Diliberto e Paolo Ferrero parlano di “martirio sociale” e di un “Paese allo stremo, impoverito dalle manovre del governo Monti”. Cecilia Camassi, del Pd, dice: “Se riteniamo che la popolazione non debba essere sottoposta a selezione naturale, in cui si salva solo chi ha un elevato livello di reddito e di autonomia, è necessario ripristinare i fondi nazionali inerenti alle politiche sociali e sostenere i redditi più bassi”.

Lo scorso primo gennaio una tragedia simile era successa a Bari, un settantaquattrenne che percepiva una pensione sociale di 450 e un’altra di 250 euro, si è visto richiedere dall’Inps la restituzione di 5 mila euro. E anche lui si è gettato dal balcone.

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2012/04/03/news/le_riducono_la_pensione_si_uccide_a_78_anni-32689510/

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