#56 – Italiano, uccide la moglie e si suicida

Omicidio-suicidio in via Rizzoli
uccide la moglie, poi si accoltella
I poliziotti e gli operatori del 118 sono intervenuti in un’abitazione al numero civico 85
All’interno i corpi senza vita di un sarto 65enne in pensione e della consorte di 63 anni

La malattia, le operazioni al cuore e un forte stato depressivo. Umberto Passa, sarto in pensione di 65 anni, era entrato in un tunnel da cui non è più stato in grado di uscire, se non uccidendo la moglie Matilde con più coltellate e poi togliendosi la vita con la stessa arma. L’omicidio-suicidio si è consumato nella periferia di Milano, in via Angelo Rizzoli 85. Poco dopo le tre del pomeriggio il figlio Francesco, 40 anni, telefona a casa dei genitori ma nessuno gli risponde. Si insospettisce, si preoccupa. Sa – come poi riferirà ai carabinieri – che il padre sta attraversando un “brutto periodo”. Allora prende la bicicletta e raggiunge via Rizzoli. Sale all’ottavo piano del casermone a due colori – tortora e bluette – in cui vivono i suoi genitori e tante famiglie di origine meridionale.

Sale all’ottavo piano, ma nessuno gli risponde. Secondo quanto riferirà agli inquirenti, infila la chiave nella toppa della porta, le chiavi inserite dall’altra parte cadono e riesce a entrare. La scena che si trova di fronte è agghiacciante: la madre è a terra in un lago di sangue, il padre sul letto con un coltello ancora conficcato nel torace. Francesco Passa avverte subito 118 e carabinieri, consapevole però che non c’è più nulla da fare per salvare i genitori. Sul posto arrivano gli operatori del 118, che possono constatare solo il decesso dei coniugi, il capitano dei carabinieri Fabio Guglielmone, della compagnia Porta Monforte, il medico legale, gli uomini della scientifica e il magistrato
di turno Marcello Tatangelo.

Il figlio viene ascoltato a lungo e non sembrano esserci dubbi sulla sua ricostruzione. Anche i vicini di casa confermano che Umberto Passa era depresso, c’è chi lo aveva visto più volte parlare da solo. Litigava spesso con la moglie Matilde, ex infermiera 63enne presso Villa Turro, struttura sanitaria che fa capo al San Raffaele. La donna voleva tornare al paese di origine, Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi. I due avevano già acquistato la casa nel paese in cui vive la loro figlia, già madre e ora al terzo mese di gravidanza. Umberto Passa non era convinto, però, aveva paura di allontanarsi dai medici che lo avevano operato al cuore, temeva di non trovare al Sud strutture sanitarie all’altezza dei suoi problemi. Alla fine è stato questo dissidio insanabile a condurli all’ultimo, fatale litigio.

I vicini si affollano ai piedi del casermone bicolore. E ricordano Matilde, una donna bionda e bella che non dimostrava la sua età. Umberto, invece, non era più lo stesso uomo da quando aveva cominciato a soffrire di cuore, ma nessuno pensava potesse arrivare a tanto. C’è anche chi, come un settantenne lucano, confessa che in questi enormi condomini di periferia non ci si parla, non ci si conosce. E ricorda che proprio oggi l’Aler, che gestisce questi appartamenti di proprietà del Comune, ha cominciato a inviare delle lettere in cui segnala un aumento di fitto: da 312 a 1.007 euro al mese. Uno stabile sfortunato, quello del civico 85: nell’aprile dello scorso anno un uomo si è tolto la vita, impiccandosi nei locali sotterranei. Il figlio ora è lì che gioca nell’area verde antistante lo stabile, mentre a poche centinaia di metri splende la cupola dell’ospedale San Raffaele.

http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/05/02/news/via_rizzoli-34331912/?ref=HREC1-11

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2 risposte a #56 – Italiano, uccide la moglie e si suicida

  1. GiuSci scrive:

    Io non credo che le donne uccise per motivi economici o uccise da un figlio malato mentale rientrino nella definizione di femminicidio.
    Faccio notare che questo demenziale articolo di Repubblica alla riga 2 sostiene la tesi del femminicidio liberatorio o terapeutico: era depresso, non sapeva come uscirne “se non uccidendo la moglie”. Rivoltante.

  2. Giulia scrive:

    Scusate ieri sera ho guardato tutto il bollettino di quest’anno per verificare quante DONNE siano effettivamente state uccise e scrivere due righe su fb a questo proposito (che almeno i blog amici riportino i dati correttamente) e ho notato che l’astang 26 si ripete due volte: per un ragazzo ucciso dal padre e una donna cinese uccisa da un connazionale. c’è una volontà precisa dietro questa scelta? se si quale?
    Grazie e complimenti per il lavoro svolto!

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