Per l’Onu in Italia il femminicidio è un crimine di Stato!

Link al nuovo Rapporto ONU sulla violenza contro le donne in Italia scritto da Rashida Manjoo – relatrice speciale delle nazioni unite sulla violenza contro le donne – e pubblicato a seguito della sua missione in Italia dello scorso gennaio 2012.
http://www.ohchr.org/Documents/HRBodies/HRCouncil/RegularSession/Session20/A-HRC-20-16-Add2_en.pdf

L’Onu: ‘In Italia il femminicidio è crimine di Stato’

Il severo rapporto sulle complicità e omissioni dello Stato nella violenza sulle #donne

Vengono presentato oggi all’Onu di Ginevra i dati sugli omicidi e sulla violenza sulle donne in Italia. Per quel che riguarda gli omicidi si tratta del primo Rapporto tematico sul femminicidio ed è il frutto del lavoro realizzato per dieci giorni in Italia da Rashida Manjoo, inviata dell’Onu.

Il suo discorso non fa sconti sulla situazione nel nostro Paese. ‘Il femmicidio è l’estrema conseguenza delle forme di violenza esistenti contro le donne. Queste morti non sono isolati incidenti che arrivano in maniera inaspettata e immediata, ma sono l’ultimo efferato atto di violenza che pone fine ad una serie di violenze continuative nel tempo.” Violenza, insomma, come forma di comportamento abituale e quella in casa è la forma più ampia che affligge le donne nel Paese e riflette un crescente numero di vittime di femicidio da parte di partner, mariti, ex fidanzati.

Avverte Manjoo: “Purtroppo, la maggioranza delle manifestazioni di violenza non sono denunciate perché vivono in una contesto culturale maschilista dove la violenza in casa non è sempre percepita come un crimine; dove le vittime sono economicamente dipendenti dai responsabili della violenza; e persiste la percezione che le risposte fornite dallo Stato non sono appropriate e di protezione”.

Il suo rapporto infatti sottolinea ‘la responsabilità dello Stato nella risposta data al contrasto della violenza’ e, ‘analizza l’impunità e l’aspetto della violenza istituzionale in merito agli omicidi di donne (femicidio) causati da azioni o omissioni dello Stato’.

Conclude l’inviata dell’Onu: “Femmicidio e femminicidio sono crimini di Stato tollerati dalle pubbliche istituzioni per incapacità di prevenire, proteggere e tutelare la vita delle donne, che vivono diverse forme di discriminazioni e di violenza durante la loro vita. In Italia, sono stati fatti sforzi da parte del Governo, attraverso l’adozione di leggi e politiche, incluso il Piano di Azione Nazionale contro la violenza, questi risultati non hanno però portato ad una diminuzione di femicidi o sono stati tradotti in un miglioramento della condizione di vita delle donne e delle bambine.”

http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=124&ID_articolo=1694&ID_sezione=274

Leggi anche http://www.ilciriaco.it/donna/news/?news=20552

Violenza su donne, rapporto Nazioni Unite
“In Italia buone leggi, ma poca protezione”
A Ginevra viene presentato il documento stilato dal relatore speciale Rashida Manjoo sui dati raccolti nel nostro Paese. Nel 2011 le donne uccise sono state 127. La violenza domestica è la forma più diffusa. Le raccomandazioni per eliminare le discriminazioni

ROMA – Le leggi per tutelare le donne vittime di violenza in Italia ci sono, ma non sempre vengono applicate nel modo adeguato. L’allarme arriva dal rapporto elaborato da Rashida Manjoo, relatore speciale sulla violenza contro le donne delle Nazioni unite che, su invito del governo, ha visitato ufficialmente il nostro Paese lo scorso gennaio, incontrando i rappresentanti delle istituzioni italiane, gli esponenti della fondazione Pangea e le associazioni della piattaforma CEDAW, e ha stilato un documento che presenta oggi a Ginevra.

“Il femmicidio è l’estrema conseguenza delle forme di violenza esistenti contro le donne. Queste morti non sono isolati incidenti che arrivano in maniera inaspettata e immediata, ma sono l’ultimo efferato atto di violenza che pone fine ad una serie di violenze continuative nel tempo”, ha detto Manjoo che sottolinea come la violenza in casa sia la forma più ampia che affligge le donne nel Paese e riflette un crescente numero di vittime di femicidio da parte di partner, mariti, ex fidanzati. “Purtroppo, la maggioranza delle manifestazioni di violenza non è denunciata – ha aggiunto il relatore – perché le vittime vivono in una contesto culturale maschilista dove la violenza in casa non è sempre percepita come un crimine dove le vittime sono economicamente dipendenti dai responsabili della violenza; e persiste la percezione che le risposte fornite dallo Stato non sono appropriate e di protezione. Inoltre il mio report sottolinea la questione della responsabilità dello Stato nella risposta data al contrasto della violenza, si analizza l’impunità e l’aspetto della violenza istituzionale in merito agli omicidi di donne (femicidio) causati da azioni o omissioni dello Stato”. Ha concluso Manjoo “Femmicidio e femminicidio sono crimini di Stato tollerati dalle pubbliche istituzioni per incapacità di prevenire, proteggere e tutelare la vita delle donne, che vivono diverse forme di discriminazioni e di violenza durante la loro vita. In Italia, sono stati fatti sforzi da parte del Governo, attraverso l’adozione di leggi e politiche, incluso il Piano di Azione Nazionale contro la violenza, questi risultati non hanno però portato ad una diminuzione di femicidi o sono stati tradotti in un miglioramento della condizione di vita delle donne e delle bambine.”

“Ci auguriamo che le raccomandazioni della special rapporteur assieme a quelle del comitato CEADW del 2011 rappresentino i pilastri guida su cui il Dipartimento Pari Opportunità costruirà il prossimo Piano di Azione Nazionale contro al violenza sulle donne nel 2013 assieme alla società civile e DIRE la rete dei centri antiviolenza”, ha detto durante la conferenza Simona Lanzoni, direttrice progetti di Fondazione Pangea e parte della Piattaforma CEDAW. “Chiediamo un’immediata ratifica della convenzione di Istambul al governo e invitiamo la ministra Fornero a esporsi su questo tema. Anche la violenza sulle donne incide sul Pil italiano! Azioni di prevenzione aiuterebbero le donne ed il Pil verso uno sviluppo della società italiana sul piano economico oltre che sul piano culturale”.

Troppo silenzio. Dalla visita di Manjoo è scaturita una serie di richiami al governo italiano sulle azioni e le politiche da intraprendere per migliorare la condizione delle donne all’interno della società. Sono preoccupanti, infatti, i dati che emergono dal rapporo. In Italia e in Europa, la violenza in famiglia è una realtà molto diffusa, ma anche poco denunciata: il 76% delle violenze nel nostro Paese avviene tra le mura domestiche a opera di ex partner, mariti, compagni o persone conosciute ed è, stando all’Onu, la causa del 70% dei femminicidi.

In Italia, nel 2011, sette omicidi su 10 preceduti da violenze. Ogni giorno, in Europa, sette donne vengono uccise dai loro partner e in Italia, nel 2011 sono morte 127 donne, il 6,7% in più rispetto al 2010. Di questi omicidi, 7 su 10 sono avvenuti dopo maltrattamenti o forme di violenza fisica o psicologica. E per il 2012 i dati non sono confortanti: fino a giungno sono 63 le donne uccise.

Violenza domestica. Stando ai dati raccolti nei centri di assistenza, la violenza domestica è la forma più pervasiva di violenza, con un taso del 78,21% e colpisce donne in tutto il Paese. Il 34,5% delle donne ha segnalato di essere vittima di incidenti violenti. Eppure, solo il 18,2% delle vittime considera la violenza domestica un crimine, mentre per il 36% è un evento normale. Allo stesso modo, stando al rapporto, solo il 26,5% delle donne considera lo stupro o il tentato stupro un crimine.

L’impegno dello Stato. L’Italia ha sottoscritto una serie di trattati internazionali (tra cui la CEDAW – Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne), ma la violenza contro le donne resta un problema rilevante. Nel nostro Paese, continua il rapporto, il quadro giuridico fornisce sufficiente protezione alle vittime, ma l’eccessiva frammentazione che lo caratterizza determina spesso inadeguate punizioni per i colpevoli. La conseguenza è che spesso la violenza resti nel silenzio: “l’estrema lungaggine delle procedure penali, il mancato rispetto delle misure di protezione civile, delle sanzioni pecuniarie e della detenzione inadeguata contro gli autori, indebolisce la natura protettiva di tale misura – si legge nel documento -. Inoltre, i ritardi nel sistema di giustizia possono incidere anche nell’esito di un caso. La legge di prescrizione, a causa dei ritardi del sistema, permette di far cadere nel dimenticatoio una causa. Inoltre, la mancanza di coordinamento tra giudici dei rami civile, penale e minorile, durante la gestione di misure di protezione, possono emettere sentenze contrastanti”.

Le raccomandazioni CEDAW. Dal rapporto emege una serie di raccomandazioni rivolte al governo italiano. Innanzitutto garantire alle vittime protezione economica e un rifugio sicuro. Poi sarebbe opportuno effettuare una raccolta dati puntuale su tutte le differenti forme d8i violenze e assicurare la formazione degli operatori che lavorano in questo settore. E ancora, si chiede al governo di ratificare la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza nei confronti delle donne e sulla violenza domestica. Infine, non meno importante, è la diffusione di campagne di sensibilizzazione su un problema così grave.

http://www.repubblica.it/cronaca/2012/06/25/news/normal_0_14_violenza_su_donne_cedaw_lancia_l_allarme_in_italia_ancora_troppa_poca_protezione-37912573/

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