Scazzi: lo zio confessa di essere stato lui

PROCESSO SCAZZI
Michele:«Ho ucciso Sarah con la corda»
E il suo legale rimette il mandato
Il contadino di Avetrana confessa il delitto e piange
La Corte di Assise nomina un difensore d’ufficio

TARANTO – «Ho ucciso io Sarah, questo rimorso non lo posso più portare dentro di me». Lo ha detto Michele Misseri nel corso della sua deposizione in Corte d’Assise per il processo Scazzi. Subito dopo il suo difensore, Armando Amendolito, ha rimesso il mandato. La Corte d’assise ha disposto una pausa di cinque minuti. «Non è stata Sabrina ad uccidere Sarah» ha continuato Misseri in lacrime rispondendo a Franco Coppi, difensore di sua figlia Sabrina accusata dell’omicidio di Sarah Scazzi. «Quindi a provocare la morte di Sarah è stato lei, lo sta dicendo davanti alla Corte d’Assise», ha insistito il legale: «Sì, sono stato io».

DIFENSORE D’UFFICIO – La Corte ha nominato l’avvocato Luca Latanza difensore d’ufficio di

Luca Latanza, il nuovo legale di Misseri
Michele Misseri dopo la rinuncia di Armando Amendolito. Il legale è stato individuato tramite il call center del sistema informatizzato. L’udienza prosegue perché il nuovo difensore e il suo assistito non hanno chiesto termine per consultare le carte processuali. Prima di Latanza era stato contattato l’avvocato Giovanni Rana, che ha comunicato la sua indisponibilità trovandosi fuori città.

Processo Scazzi, Michele confessa il delitto

MICHELE SI AUTOACCUSA, MA PARLA AL PLURALE – Io voglio andare in carcere e pagare per quello che ho fatto. Sarah non riposerebbe mai in pace con delle persone innocenti in carcere». Lo ha detto Michele Misseri nel corso del processo aggiungendo di non voler coprire responsabilità della figlia Sabrina. «Se fosse stata lei – ha spiegato – le avrei detto che aveva sbagliato e avrei chiamato un medico». L’avvocato Franco Coppi, difensore di Sabrina Misseri, ha chiesto al teste di riferire delle lettere e dei memoriali scritti nei mesi scorsi. «Era l’unico modo per sfogarmi e dire la verità. Per questo – ha precisato – ho scritto a Sabrina prima di Natale, per scusarmi». Il contadino ha sostenuto di non aver mai molestato alcuna donna, neppure la cognata Dora, che invece aveva raccontato di un tentativo di approccio del parente, pur se risalente a moltissimi anni fa. Misseri ha ricordato anche i due episodi in chi minacciò la moglie Cosima, la prima con un’accetta, la seconda con una pietra. In questa seconda circostanza, la moglie se ne andò con l’auto lasciandolo solo in campagna. «Quando fece buio – ha detto Misseri – chiamai Sabrina e mi vennero a prendere lei e Sarah». Dopo una breve interruzione dell’udienza, Michele torna a raccontare i dettagli del delitto ma quando parla dell’oggetto utilizzato per uccidere la ragazzina, rispondendo a una domanda dell’avvocato Coppi, si esprime nuovamente al plurale, come già fece durante gli interrogatori fatti dagli inquirenti nelle prime fasi del suo fermo, e dice: «Quando abbiamo spostato il cadavere». Il contadino ha sottolineato di aver utilizzato una corda per strangolare la nipote e che era stata la criminologa Roberta Bruzzone a dire, invece, che era stata usata una cintura. «Buttai la corda, insieme alle scarpe, in un cassonetto», ha ricordato il teste.

IL RACCONTO DEL DELITTO – «Ho stretto Sarah con forza e a un certo punto ha cominciato a squillare il telefonino, che è caduto per terra. Non avevo visto che si era rotto, poi l’ho raccolto e messo nell’auto». Lo ha detto Michele Misseri, ricostruendo le fasi dell’omicidio di Sarah Scazzi. Il contadino ha aggiunto di aver premuto leggermente con le dita sugli occhi di Sarah. «Era una tecnica che avevo appreso in un corso che avevo seguito in Germania. Quando schiacci con il dito, se l’occhio si muove la persona è ancora viva, ma non si muoveva niente». Misseri ha poi sottolineato di aver cercato più volte di far trovare il telefonino di Sarah. «L’ho lasciato davanti alla caserma dei carabinieri – ha affermato Misseri – perché volevo che mi scoprissero, che era inutile girare e che ero stato io, ma non avevo il coraggio di confessare. In un secondo momento l’ho portato in una stazione di servizio di Manduria, dove c’erano due pietre grandi, ma nemmeno lì lo trovarono». «La terza volta – ha detto ancora – lo lasciai nei pressi di un vecchio autolavaggio dove poi ho scoperto che abitava Ivano. Quando lo trovarono tra gli arbusti mi misi a piangere: anche quello era un modo per far cadere le attenzioni su di me». «Quando lo seppe Sabrina – ha detto infine – mi disse: «se lo hanno lasciato lì, ti vogliono incastrare, ma ovviamente non sapeva che ero stato io». Il contadino ha dichiarato che in occasione del sopralluogo nel garage con gli inquirenti era stato «drogato», riferendosi a degli psicofarmaci che gli sarebbero stati somministrati mentre era in carcere. L’avvocato Franco Coppi, difensore di Sabrina Misseri, ha fatto presente al testimone che «nel caso, diremo alla Corte d’assise di recarsi sul posto e lei farà vedere come sono andate le cose». Michele Misseri ha ricostruito quanto avvenuto il 26 agosto del 2010 a partire dalla prima mattinata, quando si recò a un Consorzio per acquistare due lattine di olio e in seguito andò in campagna con il fratello Carmine. Al ritorno passò dalla banca per depositare un assegno. «Quel particolare l’ho ricordato in un secondo momento. Il bancario – ha sottolineato zio Michele – mi disse che ci voleva la firma di mia moglie. Risposi che sarei tornato ma lui mi consentì di firmare al suo posto perché ci conoscevamo da tanto tempo». Misseri ha poi precisato che quel giorno aveva un forte mal di testa e che al suo ritorno a casa stava facendo un incidente stradale. «L’auto ha sbandato e stavo finendo fuori strada. Non so nemmeno io come sono riuscito a rimettermi in carreggiata. Peccato – ha detto piangendo – perché sarebbe stato meglio, la bambina si sarebbe salvata».

LE RESPONSABILITA’ DELLA FAMIGLIA – «Di quello che avevo fatto non lo sapeva nessuno, nemmeno Cosima e Sabrina. Loro mi vedevano piangere quando vedevo in tv le immagini di Sarah – ha continuato Michele in aula – mi stavo suicidando con un potente veleno – ha aggiunto – ma in questo modo però non avrebbero trovato il corpo della ragazza». Il contadino ha poi parlato nuovamente dell’omicidio ribadendo che Sarah gli aveva tirato un calcio. «Da lì- ha precisato – è partito tutto. Per questo mi è venuto il calore alla testa». Rispondendo alle domande dell’avv. Franco Coppi, alla ripresa dell’udienza sospesa per la nomina di un difensore d’ufficio, Misseri ha detto che tutte «le versioni in cui ha accusato Sabrina sono false». Misseri ha consegnato alla Corte una lettera anonima di minacce nei suoi confronti e ricordato che alcuni giorni prima qualcuno avvelenò i suoi 8 gatti. Inoltre, ha detto che il suo ex difensore Daniele Galoppa gli impedì di raccontare la verità, anche quando, dopo l’incidente probatorio, si era «pentito di aver raccontato cose non vere».

http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/lecce/notizie/cronaca/2012/5-dicembre-2012/micheleho-ucciso-sarah-la-cordae-suo-legale-rimette-mandato-2113020885309.shtml

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