Doppio suicidio di due ragazze

Cagliari, insieme per un suicidio
una donna muore, l’altra si salva
Le due ragazze dovevano esibirsi in uno spettacolo sul femminicidio

CAGLIARI – Michela Delle Cave, l’artista napoletana di 27 anni residente in Sardegna, salvata da un agente della Forestale dopo aver tentato il suicidio col gas, è fuori pericolo. Non ce l’ha fatta invece Sara Onnis, di 36 anni originaria di Samassi che insieme a lei aveva deciso di farla finita.

La più giovane, ricoverata nel reparto di Medicina interna dell’ospedale Santissima Trinità, ha già ripreso conoscenza. Le sue condizioni – rassicurano i medici – sono buone. “Sono riprese le funzionalità respiratorie – fanno sapere dall’ospedale – sono ancora in corso alcuni esami”.

Ma le indagini continuano. Sembra infatti che nelle abitazioni delle due ragazze siano stati ritrovati i biglietti destinati ai familiari in cui le due giovani artiste spiegano i motivi dell’estremo gesto. Ci sarebbero disagio e depressione alla base della decisione: le due ragazze che proprio ieri si sarebbero dovute esibire in uno spettacolo intitolato “Donne a pezzi. Frammenti di un corpo come frammenti dell’anima” incentrato sulla tematica del femminicidio. Poi lo spettacolo è stato rinviato per il maltempo.

La locandina dello spettacolo “Donne a pezzi”

Stando a quanto scrive l’Unione Sarda, all’interno dell’auto sono state trovate stralci dello spettacolo. Un leggio, la locandina e un manichino rotto con dei fiocchi rossi usato durante la rappresentazione. La dinamica sarà spiegata dal commissariato di Quartu, la località dove la Forestale ha trovato in mattinata, durante un giro di controllo, l’automobile delle due ragazze. Quando sono intervenuti gli agenti, per Sara Onnis non c’era più nulla da fare.

http://www.repubblica.it/cronaca/2013/09/06/news/ragazze_si_suicidano_con_il_gas_inutile_gli_interventi_per_una_delle_due-66037906/?ref=HREC1-10

Il patto per uccidersi delle artiste
in lotta contro il femminicidio
Una si è salvata. In casa le lettere d’addio. Sara e Michela Chiuse nell’auto hanno respirato gas da due bombole

CAGLIARI – «Vogliamo fare qualcosa che dia uno choc, che rimanga impresso nella testa della gente». Sara e Michela, amiche di vita e compagne d’arte, avevano lavorato tre mesi a una performance «forte» e giovedì sera dovevano presentare «Donne a pezzi», metafora sul femminicidio: un manichino, fiocchi rossi simbolo di ferite e sangue, pitture, immagini e poesie. Evento all’aperto, al Bastione Saint Remy, annullato per vento e pioggia. Ma Sara e Michela avevano già deciso: lo choc vero non sarebbe stato nello spettacolo, ma dopo. Hanno vagato nella notte in auto, sul sedile due bombole da campeggio: al mattino Sara ha aperto il gas e si è avvicinata la cannula alla bocca. Le hanno trovate chine, riverse una sull’altra, quasi abbracciate. Sara già rigida, Michela un filo di respiro (rianimata in ambulanza e salvata all’ospedale).

È stato un «giallo», ma soltanto per qualche ora. Poi due lettere, lasciate sui tavoli a casa – contenuto secretato, fogli scritti a mano, fitti – spiegano il perché dei tormenti e della voglia di farla finita: Sara Onnis, 35 anni, ingegnere edile, Michela Delle Cave, 27, artista (su Facebook si definiva ricercatrice nel corso di studi «Trovare se stessi»), tanta voglia di fare, dicono gli amici, e di vivere, ma in un altro e diverso mondo.
Michela, napoletana, era arrivata quasi per caso in Sardegna, «per amore mi sono trasferita qui», sposata, viveva a Quartu
Michela Delle Cave, la 27enne napoletana, sopravissuta.
Sant’Elena. Sara nata a Samassi, Medio Campidano, scuole e laurea a Cagliari, lavoro da professionista al Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale. Conosciute quasi per caso, passione per l’arte sperimentale, subito amicizia e intesa forte. «Accordi distorti», rock art, mostre d’avanguardia, anche una itinerante per la Sardegna con opere «tattili», collettiva di pitture e sculture «che privilegiano non la vista, ma il contatto e il dialogo con le mani dei fruitori». Rassegna organizzata con l’Unione italiana ciechi e il ricavato in beneficienza. Impegnate nel sociale (Dea Madre, scultura vivente, esposta a un’asta a favore di Duos, donne operate al seno) e nelle battaglie civili per il riconoscimento dei diritti delle donne. Buone letture, interessi culturali, amici ovunque. Per Sara anche una fugace parentesi politica, candidata (non eletta) alle comunali.

All’inizio dell’anno la decisione di allestire un’installazione artistica, per Michela è l’esordio. Tema il femminicidio: «Lo scopo è scuotere l’animo dello spettatore stimolando una riflessione su un tema inquietante». Ed ecco l’idea del manichino infiocchettato rosso, tagliato a pezzi: «Frammenti del corpo – scrivono – come frammenti dell’anima». La performance è pronta in poche settimane. «Ci siamo ispirate a Dexter , la serie tv americana che a sua volta ha attinto al romanzo Le mani di Dio e abbiamo aggiunto del nostro». Tutto pronto, primo appuntamento per il 7 settembre, poi anticipato a giovedì. Ma l’inquietudine di Sara e Michela già da tempo tracima anche sulle loro pagine Facebook. «In fondo il tempo è il flusso dei numeri, del caso, dell’azzardo dei gesti sulla riflessività della testa… E tra mille pensieri si continua a vivere». «Le persone particolari vengono comprese da particolari persone». E in un dialogo che sa di disincanto. «Lui: so amare. Lei: Non ci credo, dimostramelo».

Poi qualcosa si è infranto. Nubifragio su Cagliari e niente performance. «Evento annullato, saluti e baci» è il laconico comunicato su Facebook. Ma qualche giorno prima Sara aveva acquistato le bombole e le teneva nel bagagliaio dell’auto. La notte è trascorsa alla ricerca di un posto appartato, l’auto si ferma infine in una pietraia, il letto secco di un torrente sotto un grande viadotto. A mezza mattina una pattuglia di agenti forestali la vede, dentro ci sono due persone che si muovono, gli agenti pensano a due innamorati e vanno via. Due ore dopo ritornano e l’auto è ancora lì, le due figure immobili. I forestali intuiscono, da un vetro subito infranto si sprigiona l’odore intenso del gas. Sara ha ancora fra le ginocchia la bombola. Michela sembra morente. Ma all’ospedale riescono a rianimarla, si salverà. Un delitto-suicidio? «Non c’è più nessun mistero» può dire Giacinto Mattera, dirigente di polizia. Il marito di Michela, rientrando a casa, ha trovato quelle pagine fitte e sa tutto.

http://www.corriere.it/cronache/13_settembre_07/patto-uccedersi_0a4ec55a-1777-11e3-8a00-11cf802b0067.shtml

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