#22 (Donna) #6 #7 (Bambini): Uomo fermato per l’omicidio di moglie e figli

Madre e due bambini uccisi in casa
Fermato il marito per omicidio
Le vittime sono una donna di 38 anni e i suoi piccoli, di 5 anni e mezzo e di 20 mesi. A fare la tragica scoperta, il padre rientrato dopo aver visto la partita dell’Italia da amici

Una donna di 38 anni, Maria Cristina Omes, e i suoi due figli, una bambina di 5 anni e mezzo, Giulia, e un maschietto di 20 mesi, Gabriele, sono stati trovati morti la notte tra sabato e domenica in una abitazione a Motta Visconti (Milano), in via Ungaretti 20. Il corpo della madre è stato trovato in soggiorno, quello della figlia nella sua stanzetta mentre quello del fratellino di 20 mesi sarebbe stato spostato sul lettone. A dare l’allarme, il padre, Carlo Lissi (31 anni), rientrato a casa alle 2 di notte, dopo aver visto la partita dell’Italia da un amico. L’uomo è stato sentito a lungo nella notte tra sabato e domenica dai carabinieri di Abbiategrasso prima di lasciare la caserma.

Le ferite

I corpi presentano ferite d’arma bianca al collo (probabilmente si tratta di un coltello) e compatibili con uno sgozzamento. Terminati i rilievi, non è stata trovata l’arma del delitto e sul corpo della donna sono presenti diversi segni di aggressione: il procuratore capo di Pavia, Gustavo Cioppa, e il pm, Giovanni Benelli, hanno escluso definitivamente l’ipotesi del doppio omicidio con suicidio. I carabinieri di Abbiategrasso e quelli di Milano con il reparto investigazioni scientifiche indagano sull’omicidio. Il Procuratore capo di Pavia, Gustavo Cioppa, pur premettendo che «nessuna pista al momento è esclusa e che non ci sono indagati» ha però aggiunto che «gli accertamenti procedono a ritmi serrati» facendo intendere che nelle prossime ore potrebbero emergere piste precise se non dei fermi.

La cassaforte aperta, probabile depistaggio

Nel pomeriggio di domenica sono continuati i sopralluoghi nella villetta: da ulteriori ricerche si è appreso che dalla cassaforte, trovata aperta, mancavano somme non particolarmente ingenti di denaro. Sulla porta d’ingresso tuttavia, come era già emerso dai primi rilievi, non risultano segni di effrazione. È probabile che la cassaforte aperta nasconda un tentativo di depistaggio: accantonata quasi subito l’ipotesi della rapina, si rafforza dunque la pista del triplice omicidio. Intorno alle 18.15 il procuratore capo di Pavia Cioppa e il comandate provinciale dei carabinieri di Milano, Maurizio Stefanizzi, sono usciti dalla caserma di Motta Visconti, diretti ad Abbiategrasso. Ai cronisti hanno ribadito che non ci sono indagati e che proseguono gli interrogatori. Nel frattempo, è arrivata anche la madre di Maria Cristina Omes.

Le testimonianze

La donna era impiegata in un’assicurazione di Motta Visconti, impegnata in attività di volontariato e frequentava assiduamente l’oratorio della chiesa. Il marito è commercialista a Milano. I due erano sposati da sei anni. I vicini li raccontano come una famiglia tranquilla. Il sindaco, Primo De Giuli, in carica da quindici giorni, descrive la donna come “solare” , la conosceva perché portava i bambini nello stesso asilo di sua nipote e afferma di temere che si sia trattato di una rapina terminata nel sangue: «È da tempo che assistiamo a una escalation di reati a Motta Visconti, soprattutto furti in abitazioni. Specialmente nelle villette. La gente non ne può più e pur avendo una stazione dei carabinieri ci sono solo sei militari che devono controllare quattro paesi e quindi si trovano in evidente sotto organico». «Pensi che solo due mesi fa c’era stato un furto proprio nella villa della vicina – racconta una donna che risiede in via Ungaretti -. So che la padrona di casa rientrando si era trovata i ladri in casa che per fortuna però erano scappati senza aggredirla. Avevano perfino divelto le inferriate alle finestre». Ma sulla porta d’ingresso della casa della famiglia Lissi non sono presenti segni di effrazione.

http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/14_giugno_15/madre-due-bambini-trovati-uccisi-0d714e48-f466-11e3-8a74-87b3e3738f4b.shtml

Motta Visconti, il marito: “Ho ucciso moglie e figli, poi sono andato a vedere gli Azzurri”
Dopo ore di interrogatorio è crollato: “Datemi il massimo della pena”. Il film della strage: ha fatto l’amore con lei, poi l’ha accoltellata alle spalle. La vittima urlava: “Carlo, Carlo perché mi fai questo?”

Maria Cristina Omes nel giorno del matrimonio con Carlo Lissi (fotogramma)
La conferma dei sospetti arriva alle quattro del mattino: dopo una notte passata sotto interrogatorio, Carlo Lissi ha confessato. Messo davanti a una serie di indizi probatori, l’uomo è crollato: “Sono stato io, voglio il massimo della pena” ha detto con la testa tra le mani. Ai carabinieri di Abbiategrasso ha detto di aver ucciso la moglie Cristina Omes, 38 anni, e i suoi due figli, Giulia di 5 anni, e Gabriele di 20 mesi. Poi ha messo la casa a soqquadro per simulare una rapina, si è fatto la doccia ed è andato al pub dagli amici per vedere Italia-Inghilterra. Ecco la spiegazione del triplice omicidio di Motta Visconti (Milano).

Il coltello nel tombino. Un caso terribile che ha scosso tutti gli abitanti di questo paese che si trova tra Pavia e Milano. E che nel corso della notte è diventato sempre più duro da digerire, a mano a mano che l’assassino aggiungeva particolari al suo racconto davanti ai militari e al procuratore capo di Pavia, Gustavo Cioppa. Dopo l’omicidio, che gli investigatori collocano intorno alle 23, Lissi è andato al pub per la partita. Ma prima di raggiungere gli amici, si è sbarazzato dell’arma del delitto, un coltello da cucina, che ha gettato in un tombino vicino a casa.

Il film del triplice omicidio. E’ il generale dei carabinieri Maurizio Stefanizzi che ripercorre ciò che è accaduto la notte del delitto. Sono le 23, i bambini dormono tranquillamente: la più grande nella sua camera, il più piccolo nel letto matrimoniale. I due coniugi guardano la tv in salotto, hanno un momento di intimità, fanno l’amore. Poi Lissi va in cucina, prende un coltello e colpisce alle spalle la donna, i colpi alla giugulare e all’addome. Lei grida: “Carlo Carlo perchè mi fai questo?”. Prova anche a reagire, ma lui la colpisce con un pugno e lei stramazza al suolo nell’ingresso dell’abitazione. I bambini non si accorgono di nulla e continuano a dormire. Prima viene uccisa la maggiore, con un colpo di coltello alla gola, poi il più piccolino. Giulia stava frequentando l’ultima settimana di scuola alla materna, a settembre sarebbe passata in prima elementare.

I carabinieri non escludono la premeditazione. Scende quindi in cantina, si fa una doccia, si riveste e con un amico con il quale aveva un appuntamento, va a vedere la partita della nazionale in un bar. Durante tutte queste fasi, i carabinieri dicono che l’uomo ha avuto “una lucidità folle”, ha fatto tutto in maniera chiara e serena. Non ci sono stati scatti. Anche dopo, a delitto scoperto, Lissi ha tenuto un comportamento lineare, forse troppo per qualcuno che aveva perso moglie e figli. Tanto da far ritenere agli inquirenti che l’omicidio fosse stato premeditato da tempo, magari quando sono usciti i calendari delle partite in Brasile, e non frutto di un raptus. Anche al pub si comporta come se niente fosse, Lissi si è persino emozionato “ai gol di Marchisio e Balotelli, come tutti”, raccontano gli amici.

La passione per una collega. Interrogato sul movente, Lissi parla della passione non corrisposta per una collega. Lui aveva fatto delle avances, “anche esplicite”, alla donna che però non aveva mostrato alcun interesse. Gli inquirenti avrebbero tratto dalle parole dell’uomo sotto interrogatorio, la sensazione di “una enorme stanchezza” rispetto alla vita familiare. Che tra i coniugi ci fosse qualcosa che non andava, si evince anche dai post della vittima su Facebook. Il 5 giugno Cristina Omes scriveva: “Anche se nella vita tu ci sei sempre per tutti, non è detto che tutti ci siano per te”. E prima, il 7 maggio: “Non trattarla male, mai. Potrebbe starci male e poi, sentirsi ferita. E credici, quando una donna è stata ferita, cambia”.

Una confessione non spontanea. La confessione – hanno spiegato gli inquirenti – non è stata spontanea. Ma “gli elementi erano tali e tanti da portare in quella direzione”. Messo di fronte alle incongruenze del suo racconto, Lissi “è crollato”. In un primo momento, infatti, aveva fatto di tutto per sviare le indagini, per allontanare i sospetti da se stesso, per inscenare una rapina finita nel sangue.

Gli errori che tradiscono Lissi. Dopo la partita, intorno alle due rientra nella villetta, fa qualche giro sulla scena del delitto, dà l’allarme al 112 e – raccontano gli inquirenti – commette l’errore che lo tradirà. All’arrivo dei militari l’uomo racconta di essersi cambiato nel garage per non fare rumore e di aver trovato subito dopo i corpi. Ma nè gli interruttori, nè le pantofole, nè le scale presentavano tracce di sangue, come sarebbe logico dopo il tentativo di soccorso ai familiari. Troppo lunga anche la finestra di tempo (trenta minuti) che l’uomo ha impiegato per coprire la distanza tra casa e pub. Di fronte a queste contestazioni e al fatto che la sua mano presenta tagli ed escoriazioni difficili da giustificare, Lissi è crollato. Il provvedimento di fermo per triplice omicidio dovrà essere convalidato nelle prossime ore.

http://milano.repubblica.it/cronaca/2014/06/16/news/motta_visconti_madre_e_due_figli_piccoli_sgozzati_in_casa_nel_milanese_fermato_il_marito-89079772/?ref=HRER1-1

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